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Nell’organismo umano, dopo il ferro, lo zinco è l’oligo-elemento più abbondante e uno tra i più importanti per le funzioni essenziali che è in grado di svolgere.
Si tratta di metallo moderatamente reattivo, con simbolo Zn e con numero atomico 30, caratteristica che gli consente di legarsi con ossigeno e altri non-metalli.
Dal punto di vista biologico esso riveste un’importanza fondamentale soprattutto per un corretto sviluppo corporeo di peso e crescita, dato che in presenta di stati carenziali il metabolismo può subire vere e proprie interruzioni biologiche.
Questa molecola entra a far parte di numerose proteine, di enzimi con attività antiossidanti (come la superossido dismutasi), e soprattutto del sistema immunitario, la cui reattività dipende moltissimo proprio dalla presenza di concentrazioni fisiologiche del metallo.
Nei maschi, lo zinco è un elemento essenziale per la produzione degli spermatozoi e dello sperma in genere, dato che ad ogni eiaculazione l’uomo può perdere fino a 5 milligrammi del composto.
Una sua carenza è quindi collegata a una minore spermatogenesi, anche perché si verifica una diminuzione della sintesi di testosterone, una funzione relazionabile alla precedente.
Secondo numerose ricerche scientifiche lo zinco è dotato di un ottimo potere immuno-stimolante per cui la sua assunzione durante malattie di varia eziologia contribuisce a velocizzare i processi di guarigione.
Esso inoltre è un componente della maggior parte di metallo-proteasi, composti enzimatici collegati alla vascolarizzazione di molte forme neoplastiche, per cui la sua funzione si collega anche al controllo sui tumori.
Nel metabolismo dello zinco, il rame svolge un’azione antagonista di notevole impatto, di cui bisogna tenere conto quando è necessario procedere con un’integrazione alimentare.
L’equilibrio rame/zinco nelle cellule è essenziale per non causare disturbi ortopedici e fisiatrici: infatti anomalie di questi ioni possono provocare l’insorgenza di scoliosi e di spondilosi scheletrica.
Se lo zinco è troppo abbondante rispetto al rame si verifica una riduzione della sintesi di collagene, con conseguente lassità legamentosa e instabilità articolare generalizzata.
Un eccesso di rame rispetto allo zinco è invece responsabile di modificazioni sulla sintesi proteica e della produzione di composti peptidici malfunzionanti.
Per alcuni aspetti si può dire che lo zinco sia simile al magnesio, poiché entrambi questi elementi hanno dimensioni simili e possiedono uno stato di ossidazione analogo.
Si tratta infatti di due cationi moderatamente reattivi che interagiscono con quasi tutti i processi metabolici dell’organismo.
È abbondantemente diffuso in natura sia in forma organica che inorganica (è il 24° composto più abbondante della crosta terrestre).
I legami carbonio-zinco, che sono quelli più frequenti a livello biomolecolare, consentono la sintesi di composti di largo impiego da parte delle cellule viventi, che si servono di una vasta gamma di composti chiamati organo-zinco.
Le sue funzioni biologiche sono indispensabili per la sopravvivenza di microrganismi, vegetali e animali, dato che rappresenta la più importante traccia metallica esistente.
Questo fatto dipende dalla sua estrema versatilità, difficilmente reperibile tra gli oligo-elementi, che di solito sono molto selettivi.
Esso infatti è l’unico metallo che compare in tutte le tipologie di catalizzatori biologici.
Tra le sue funzioni principali c’é anche quella di controllo sull’attività endocrina, soprattutto su insulina (collegata al metabolismo glucidico), ormone della crescita e ormoni sessuali.
L’organismo umano ne contiene notevoli quantità in:
È indispensabile per il funzionamento di 1000 fattori di trascrizione e di oltre 300 enzimi, la cui funzione coinvolge praticamente tutti gli organi.
Una volta ingerito per via alimentare oppure tramite integratori, lo zinco viene assorbito a livello intestinale e immagazzinato sotto forma di metallotioneine, proteine a basso peso molecolare e molto ricche di cisteina, che si trovano dentro agli organuli del Golgi.
Sono proprio queste proteine, dotate di un’elevata affinità per i metalli (come lo zinco), che permettono all’elemento di essere sempre disponibile per le varie esigenze dell’organismo.
Un’altra sua importantissima funzione è quella di controllare lo sviluppo embrionale e, dopo la nascita, del bambino, soprattutto grazie alla sua potente azione antiossidante e anti-radicalica sui tessuti.
Il corpo di un individuo adulto in buona salute contiene circa da 2 a 4 grammi di zinco, la maggior parte del quale si trova nei seguenti organi:
Le sue proprietà, che sono strettamente collegate al ruolo biomolecolare che esso svolge a livello di organi e tessuti, sono le seguenti:
Il ruolo di questo metallo è estremamente complesso in quanto interagisce con una vasta gamma di ligandi organici ed è collegato alla produzione di DNA e RNA, che rappresentano in centro di controllo globale dell’intero metabolismo.
Esso è indispensabile per la trascrizione del segnale genico derivante dagli acidi nucleici e necessario per la sintesi delle proteine strutturali e funzionali.
Recenti studi clinici di oncologia hanno evidenziato come lo zinco regoli anche i processi di apoptosi, la morte cellulare programmata da cui dipende l’evoluzione oppure l’involuzione delle forme neoplastiche.
A livello encefalico questo elemento viene immagazzinato dalle vescicole sinaptiche dei neuroni glutammatergici (che si servono dell’acido glutammico come neuro-mediatore), per essere sempre disponibile in caso di necessità.
Grazie a questo ruolo chiave a livello sinaptico esso contribuisce al corretto funzionamento della memoria e dell’apprendimento.
Sul sistema nervoso centrale le sue proprietà sono le seguenti:
A livello enzimatico lo zinco agisce principalmente a due livelli:
Non bisogna infine dimenticare l’importantissima proprietà di messaggero che questo elemento svolge per attivare le proteine di trasporto a livello di membrana.
Nel plasma umano esso si trova legato ad albumina e transferrina, soprattutto grazie all’assunzione di integratori alimentari che si rivelano risolutivi in presenza di deficit nutrizionali.
Lo zinco è strettamente collegato alle funzioni sessuali per due motivi: da un lato controlla il regolare sviluppo delle gonadi sia durante la vita embrionale che dopo la nascita e d’altro lato partecipa attivamente alla produzione dello sperma.
Esso infatti contribuisce a potenziare la sintesi di spermatozoi vivi e vitali, a migliorare il loro trofismo e a stimolare la prostata a produrre liquido prostatico.
La presenza di zinco aumenta la sintesi di acido aspartico, un aminoacido che a sua volta massimizza la produzione di testosterone, per cui agisce indirettamente anche sulla libido.
Proprio per questi motivi gli integratori a base di questo elemento trovano largo impiego per contrastare episodi di impotenza e di infertilità maschile, mentre il desiderio sessuale viene incentivato anche nella donna.
Considerando eventuali conseguenze della carenza di zinco, bisogna considerare che esso è un elemento fondamentale che sovraintende a moltissime reazioni enzimatiche, nonché di trascrizione genica e del sistema immunitario.
Buona parte della popolazione italiana ha una carenza di zinco senza rendersene conto, infatti è molto diffuso l’instaurarsi di forme sub-cliniche, ovvero non evidenti macroscopicamente sotto forma di sintomi specifici, ma comunque presenti e pertanto predisponenti allo sviluppo di problematiche future.
La carenza di zinco è così ampiamente diffusa in quanto nel nostro Paese, così come in molte altre zone geografiche, il suolo è pericolosamente povero di questo elemento, e di conseguenza anche gli ortaggi che crescono su tale substrato lo sono.
L’organismo umano d’altro lato non è in grado di sintetizzarlo autonomamente e quindi deve necessariamente introdurlo con l’alimentazione o, in condizioni particolari, con l’utilizzo di specifici integratori alimentari.
Inoltre i tessuti e gli organi non sono capaci di immagazzinare lo zinco sotto forma di riserva a lungo termine e quindi il fabbisogno di questo minerale deve essere continuamente soddisfatto nel breve periodo.
Esso è riscontrabile, in modeste quantità, all’interno delle cellule, nel tessuto osseo, negli occhi, nella prostata, e in forma circolante, nel plasma.
Una carenza di zinco si può sviluppare quindi semplicemente introducendo con la dieta alimenti poveri di questo elemento, ma anche e soprattutto quando si supera l’età di 50-55 anni.
Soggetti over 50 infatti quasi certamente si trovano in uno stato di deficit sub-clinico ma anche clinico, a seconda delle singole situazioni, tenendo presente che il sistema immunitario è sempre il primo target che risente di questa eventuale insufficienza.
Esistono alcuni medicinali che predispongono a sviluppare una carenza di questo tipo, come gli antipertensivi, gli antidepressivi, alcuni diuretici, gli antiacidi inibitori di pompa protonica, e il bicarbonato di sodio.
Tali farmaci infatti hanno una particolare conformazione molecolare che limita fortemente l’assorbimento di zinco a livello intestinale, che già di per se si presenta piuttosto problematico.
Infatti, a partire dallo zinco introdotto mediante gli alimenti, la quota che effettivamente viene assorbita equivale a circa il 30%, senza considerare che da particolari fonti vegetali tale percentuale è addirittura inferiore, a causa della coesistenza di determinate sostanze anti-nutrienti come l’acido fitico.
I fumatori abituali inoltre, all’interno del loro organismo, accumulano elevati livelli di cadmio, un metallo pesante decisamente tossico che si deposita nel corpo a livello di organi e tessuti, ed è capace di interferire con l’assorbimento dello zinco e di altri importanti fattori nutritivi.
La carenza di zinco, in ogni caso, non va mai sottovalutata, dato che questo minerale è coinvolto in numerose e importanti funzioni dell’organismo, come:
Dal momento che, secondo attendibili stime, si ritiene che circa il 30% della popolazione presenti una carenza di zinco, è decisamente utile conoscere quali sono gli alimenti che ne contengono maggiori concentrazioni, per scongiurare il rischio di sviluppare, nel tempo, tale deficit.
Si tratta essenzialmente di materie prime di origine animale, come la carne e il pesce: l’ostrica è in assoluto il cibo più ricco di zinco, seguita da molluschi, crostacei, pollo, carne rossa, uova, latte e derivati.
Nell’universo vegetale, d’altro lato, sono comunque presenti importanti fonti di zinco come noci, mandorle, pistacchi, legumi, avocado, cereali integrali e crusca, ma deve essere considerato un discorso riguardante l’acido fitico.
L’acido fitico, o fitato, è una molecola che si riscontra inevitabilmente in questi alimenti, ed ha la proprietà di legare, bloccandolo, lo zinco, impedendone evidentemente un corretto assorbimento a livello delle pareti intestinali.
Esiste la possibilità di liberare il minerale da questa gabbia molecolare, ad opera dell’enzima fitasi che spacca i legami instaurati dall’acido fitico, ma tale proteina è presente in quantità minima all’interno del tratto gastroenterico.
Individui abituati ad alimentarsi con prodotti di origine vegetale e integrali possiedono una quota leggermente più significativa dell’enzima fitasi e pertanto sono in grado di assorbire meglio il minerale, grazie alla corretta impostazione del regime dietetico.
I cibi contenenti zinco sono numerosi e tra essi:
Spesso, quando ci si appresta ad assumere zinco sotto forma di integratori alimentari, ci si interroga circa il corretto dosaggio da introdurre ogni giorno, allo scopo di evitare da un lato il sovra-dosaggio con potenziale tossicità, e d’altro lato l’inefficacia terapeutica, in presenza di concentrazioni troppo basse.
Secondo i valori di riferimento europei, la quantità corretta da assumere ogni giorno di zinco è stimata intorno ai 15 mg, con una riduzione di tale valore a 8 mg nel caso delle donne.
Se la donna sta allattando, invece, la quantità giornaliera di zinco necessaria può raggiungere anche i 19-20 mg.
Se si superano i 40 mg giornalieri, compaiono numerosi e pericolosi effetti collaterali (febbre, capogiri, emicrania, vertigini, motivo per cui è assolutamente sconsigliato il fai-da-te.
L’associazione funzionale tra zinco e vitamina C si rivela particolarmente efficace in quanto da un lato sfrutta le proprietà antiossidanti dell’acido ascorbico e d’altro lato quelle sinergiche con il metallo.
Molti integratori formulati con questi due composti si sono rivelati risolutivi in caso di immunodeficienza e di maggiore facilità ad ammalarsi, dato che le loro prestazioni sono orientate soprattutto all’aumentata produzione di linfociti B e T.
È comunque necessario orientarsi verso prodotti titolati e standardizzati per evitare eventuali sovra-dosaggi, soprattutto a carico di fegato e reni, che potrebbero causare l’insorgenza di dismetabolismi.
Lo zinco è un elemento normalmente presente nell’organismo vivente e che garantisce un’ottima compatibilità biologica, senza provocare effetti collaterali significativi.
Bisogna tuttavia rispettare con attenzione la posologia indicata sulle confezioni per evitare il rischio di sovra-dosaggi, che potrebbero causare:
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