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La vitamina B9 conosciuta anche con il nome di acido folico o folacina, appartiene al gruppo delle vitamine B.
Per poter svolgere le sue funzioni biologiche, deve essere trasformata nella forma attiva, in grado di interagire con le membrane cellulari e di attraversare facilmente il loro strato lipoproteico esterno.
Le cellule infatti possiedono una membrana contenente fosfolipidi, il cui ruolo è quello di selezionare attivamente le molecole che possono attraversarla in base ai gradienti di concentrazione.
L’acido folico, che viene convertito in folati subito dopo la sua assunzione, riesce ad attraversare facilmente le membrane delle cellule per raggiungere le strutture citoplasmatiche, dove stimola i processi metabolici catalizzandone le reazioni biochimiche.
I folati furono scoperti da un dietologo tra il 1930 e il 1940 in seguito a ricerche nutrizionistiche sui vegetali a foglia verde: il termine “folico” infatti deriva dalla parola latina “folium” che significa “foglia”, con riferimento agli ortaggi di questo tipo.
L’insieme delle varie forme di acido folico e dei suoi composti, tra cui l’acido tetraidrofolico, la folacina e l’acido folinico, costituiscono un importante gruppo di sostanze semi-essenziali per l’organismo.
Dal punto di vista chimico, si tratta di molecole contenenti una base coniugata del’acido folico, che possono interagire con vari composti biochimici anche senza l’intervento di specifici enzimi.
Nel campo nutrizionale i folati rappresentano una specie di elementi essenziali necessari per il benessere delle cellule, che in condizioni di carenza devono essere riequilibrati per evitare conseguenze nocive.
La vitamina B9 è un composto indispensabile nelle fasi in cui le cellule si dividono con elevata frequenza, come ad esempio nella prima infanzia, quando l’accrescimento è notevole, oppure durante la gravidanza, quando l’embrione deve svilupparsi.
Il suo meccanismo d’azione si riferisce al controllo sulla sintesi degli acidi nucleici, e in particolare del DNA, condizionando in maniera significativa la produzione di proteine.
Stati carenziali di folati ostacolano la produzione del DNA e quindi la divisione cellulare, con particolare riguardo alle cellule ematopoietiche.
Di conseguenza anche la trascrizione dell’RNA e i successivi processi sintetici subiscono un notevole rallentamento.
La vitamina B9 interviene quindi tutte le volte in cui si verificano processi di rapida moltiplicazione e crescita cellulare, con conseguenze che possono assumere un’incidenza molto significativa.
Un simile comportamento può condizionare il ricambio che si verifica a livello degli strati germinativi, ad esempio nel midollo osseo (sintesi di globuli rossi e bianchi), durante lo sviluppo embrionale e nel periodo di accrescimento corporeo tipico dell’adolescenza e della prima infanzia.
Questo elemento, che fu isolato per la prima volta nei vegetali e nel tessuto epatico, venne denominato “fattore di Willis”, per ricordare il nome della biologa bio-molecolare che lo scoprì facendo alcune ricerche sulle anemie.
Da allora furono approfonditi i requisiti della vitamina B9, analizzando il suo comportamento si specifici terreni di coltura e in presenza di microrganismi, verso cui la molecola si comportava come un efficace fattore di crescita.
Proprio da questa osservazioni biochimiche è stato possibile attribuire all’acido folico le sue prestazioni funzionali nei confronti degli acidi nucleici, soprattutto il DNA, che può essere sintetizzato, riparato e metilato con maggiore facilità e con minori tempistiche.
La vitamina, che essendo idrosolubile è in grado di circolare liberamente nei liquidi biologici dell’organismo, risulta coinvolta anche nel metabolismo dell’omocisteina e della replicazione di altri composti.
Essa è stabile al calore e pertanto può subire varie procedure di lavorazione senza deteriorarsi, contribuendo ad esempio a fortificare le farine e i cereali.
Grazie a questa pratica dietetica, è notevolmente diminuita l’incidenza delle malformazioni neonatali, soprattutto quelle a carico del sistema nervoso centrale, come anomalie del tubo neurale e del cervello.
Da queste osservazioni sono state identificate le proprietà terapeutiche e preventive dell’acido folico, che in moltissime condizioni cliniche può intervenire per migliorare disturbi genetici grazie al suo pleiotropismo farmacologico.
Essendo un elemento stimolante sulla replicazione cellulare, la vitamina B9 trova largo impiego in stati clinici di anemia oppure per prevenire l’insorgenza di neoplasie, patologie cardiovascolari e renali, dove una rapida suddivisione cellulare costituisce il principale fattore eziologico del disturbo.
Dal punto di vista scientifico infatti questa vitamina svolge una funzione di monitoraggio biologico che a seconda dei casi può incentivare o rallentare il processo di mitosi cellulare.
Le donne che stanno per concepire e sono alla ricerca di un figlio, dovrebbero assumere almeno 400 microgrammi di acido folico al giorno, per minimizzare il rischio di malformazione fetali, soprattutto in presenza di famigliarità per tali malattie.
In alcuni casi selezionati, identificati in base a trial epidemiologici, il dosaggio può aumentare fino a 4 milligrammi al giorno, da utilizzare un mese prima della fecondazione e fino al primo trimestre di gravidanza compreso.
L’ematologa Lucy Willis è stata la scopritrice della vitamina B9, isolata in corso di un’ampia serie di ricerche sull’anemia macrocitica, effettuata su gestanti.
Successivamente, il composto venne studiato anche su terreni di coltura contenenti lattobacilli, poiché questo microrganismo subiva delle modificazioni metaboliche estremamente significative, potenziando la sua velocità di replicazione.
Si può quindi dire che fin dai primi studi la vitamina B9 è stata associata alla presenza di forme anemiche come la macrocitica e la perniciosa.
Soltanto negli anni Sessanta, con l’approfondimento di analisi neurologiche, l’acido folico si è rivelato un rimedio estremamente importante per prevenire le anomalie del tubo neurale.
Dal punto di vista chimico, l’acido folico è costituito dall’unione di tre molecole, che sono:
Il composto così ottenuto è insolubile nei solventi organici e inattivato dalle radiazioni ultraviolette, oltre ad essere influenzato dal pH, che non deve discostarsi troppo dalla neutralità.
Per la sintesi della molecola è indispensabile l’intervento di enzimi di tipo reduttasi, che agiscono sui gruppi metilici; i folati che intervengono nei processi metabolici a partire dall’omocisteina, prevedono invece l’intervento catalitico di metil transferasi e di sintetasi.
Una volta sintetizzati, i folati sono composti idrosolubili che pertanto mostrano un’elevata compatibilità biologica con i liquidi organici.
Il loro assorbimento intestinale è potenziato dall’acido ascorbico e da altre sostanze riducenti, mentre i sali di sodio svolgono un’attività competitiva, che tende a inattivare queste molecole.
I metodi di conservazione degli alimenti che sfruttano le radiazioni ionizzanti di solito distruggono totalmente o parzialmente il loro contenuto vitaminico, mentre sembrano non avere influenza sui folati.
La vitamina B9 svolge un ruolo fondamentale per la replicazione del materiale genetico, poiché partecipa alla sintesi di purine e pirimidine, che sono molecole costitutive del DNA e dell’RNA.
Nell’organismo vivente l’acido folico può essere introdotto esclusivamente con l’alimentazione dato che quello sintetizzato dalla flora batterica non è in grado di essere assimilato; in ogni caso, una volta assorbito, il composto potrebbe subire attività antagonista da parte di molecole specifiche.
Le funzioni di questa vitamina si riferiscono ai seguenti aspetti:
Le funzioni della vitamina B9 dipendono sostanzialmente dal suo ruolo biologico di trasportatore di gruppi monocarboniosi: è proprio grazie a un simile procedimento che vengono modificate le reazioni di sintesi di numerosi elementi biologici, tra cui soprattutto gli acidi nucleici.
I folati sono coinvolti anche nella sintesi della metionina e dell’omocisteina e in numerose reazioni biochimiche collegate al metabolismo respiratorio della cellula.
L’organismo vivente non è in grado di sintetizzare autonomamente la vitamina B9, che viene quindi considerata un nutriente essenziale.
Pur essendo presenti in numerosi alimenti, i folati, che vengono degradati dalle alte temperature, non sono sempre biodisponibili, anche poiché essendo composti solubili tendono a disperdersi nel mezzo acquoso.
La loro massima concentrazione si trova nei vegetali a foglia verde, che non dovrebbero essere bolliti ma consumati crudi per non alterare la loro struttura biomolecolare.
Gli alimenti vegetali che contengono maggiori quantità di folati sono i seguenti:
Per quanto riguarda gli alimenti animali, le maggiori concentrazioni di questa vitamina si trovano in:
Il fabbisogno giornaliero di folati dipende soprattutto dalla fascia di età, dalle condizioni fisiche e dal sesso.
Secondo le tabelle nutrizionali, il fabbisogno medio di folati nelle persone adulte è pari a 320 microgrammi al giorno.
Oltre all’aspetto quantitativo, è necessario prendere in esame anche quello qualitativo poiché la disponibilità biologica della vitamina B9 è fortemente condizionata dalla temperatura, dalle radiazioni luminose e dalla presenza di solventi acquosi.
È proprio a causa di tutte queste limitazioni che diventa necessario in certi periodi della vita un programma di interazione con integratori a base di acido folico, tenendo conto che solo il 50% dei folati può essere assorbito dagli alimenti.
Gli stati carenziali della vitamina B9 si collegano a due condizioni, che sono la gravidanza e la presenza di anemia.
La carenza di acido folico in gravidanza può influenzare negativamente lo sviluppo del sistema nervoso dell’embrione, in quanto impedisce una corretta formazione del tubo neurale.
Nei pazienti anemici la vitamina B9 è fondamentale per potenziare la sintesi di eritrociti, riportando i valori di emoglobina verso i limiti fisiologici.
In molti casi si utilizzano alimenti fortificati, la cui produzione sfrutta l’aggiunta di acido folico, soprattutto a farine e cereali.
Un’integrazione del genere da un lato si rivela vantaggiosa per prevenire numerosi disturbi metabolici ma d’altro lato può interferire con l’assorbimento di altre vitamine del gruppo B, in particolare la cianacobalamina (vitamina B12).
Non introdurre adeguate quantità di vitamina B9 con il regime alimentare può provocare anemia megaloblastica, che si caratterizza per la presenza di eritrociti eccessivamente voluminosi ma poveri di emoglobina.
I sintomi ad essa collegati comprendono astenia muscolare, tachicardia, pallore, perdita di capelli e ulcerazioni del cavo orale.
Una simile condizione generalmente è causata da un regime alimentare squilibrato (che non include adeguati quantitativi di frutta e verdura a foglia verde), patologie del sistema digerente (soprattutto celiachia), e terapie croniche con farmaci come fenitoina e sulfasalazina.
Tutte le volte in cui si sviluppa una forma carenziale di acido folico, possono manifestarsi glossite, diarrea, sindromi depressive e degenerazione delle funzioni intellettive.
Prima di impostare un trattamento specifico, è indispensabile diagnosticare con certezza un simile disturbo, che spesso rimane asintomatico per periodi piuttosto prolungati.
La diagnosi viene effettuata mediante una completa analisi del sangue, associata al dosaggio dei livelli plasmatici di folati.
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