Vuoi scoprire tutti i segreti della valeriana? Allora sei nel posto giusto!
Prima di scendere nel dettaglio, di seguito trovi una tabella dove sono riportati i migliori prodotti con valeriana, le loro principali caratteristiche e il link al sito ufficiale.
La Valeriana officinalis, conosciuta come “valeriana”, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle valerianacee, che cresce spontaneamente nei luoghi umidi e senza una diretta insolazione.
Grazie alla sua estrema resistenza e al suo notevole vigore, questo vegetale si può trovare in qualsiasi habitat naturale, dal mare alle cime montuose di tutta l’Europa centro-settentrionale e del continente asiatico.
Oltre che crescere spontaneamente, essa può essere coltivata sia per impieghi fitoterapici, che gastronomici, infatti le sue foglie vengono consumate sotto forma di insalata poiché hanno una consistenza tenera e poco fibrosa, mentre i fiori trovano impiego nel settore erboristico.
Quando è fiorita, la valeriana emana un gradevolissimo aroma, che attrae soprattutto i felini, e proprio per questo motivo prende il nome anche di “erba dei gatti”.
La sua denominazione deriva da due vocaboli latini, che sono “valere”, che significa “stare in salute”, e “officinalis”, che indica il suo impiego nelle antiche officine farmaceutiche.
È risaputo che fin dai tempi degli antichi Greci e Romani, la pianta veniva coltivata per scopi curativi; i suoi principi attivi vengono estratti dal rizoma, che contiene elevate concentrazioni di valepotriati, molecole responsabili delle funzioni fitoterapiche della pianta.
Pur essendo molto efficaci, questi composti si degradano facilmente a contatto con il calore, con l’umidità e in presenza di pH acido, per cui i loro effetti terapeutici sono incostanti e non sempre consentono di ottenere risultati soddisfacenti.
L’olio di valeriana e gli estratti ricavati dalle foglie vengono utilizzati anche come aromi per alimenti e bevande; i principi attivi sono agenti naturali utilizzati a scopi terapeutici, che spesso si riuniscono sotto forma di fitocomplessi.
La loro attività curativa dipende dall’azione sinergica dei principi attivi e dei fitocomplessi, che consentono di sfruttare al meglio le fonti vegetali, anche facendo particolare attenzione ai metodi di estrazione.
I suoi costituenti chimici sono i seguenti:
A seconda del tipo di terreno su cui viene coltivata oppure su cui cresce spontaneamente, la pianta presenta una differente concentrazione dei suoi numerosi principi attivi, che condizionano largamente il tipo di attività terapeutica.
La sua principale caratteristica rimane comunque quella di agire come blando sedativo del sistema nervoso centrale, in quanto è in grado di interagire con i recettori neurosensoriali attivati da ansia, stress, paura, nervosismo e irritabilità.
Insieme a camomilla, melissa, biancospino, passiflora e lavanda, la valeriana appartiene al gruppo delle piante officinali calmanti, che possono essere utilizzate sia singolarmente che in associazione tra loro.
La valeriana è una pianta che viene utilizzata soprattutto per la sua attività sedativa e per la cura dell’insonnia, in quanto regola il ritmo circadiano a livello dei nuclei cerebrali.
Essa viene considerata un utile supporto anche nella terapia complementare di alcune sindromi di tipo ansioso, come crisi di angoscia, attacchi di panico, tremori causati da tensione nervosa e vertigini psicogene.
Sfruttando le sue funzioni miorilassanti, il vegetale è in grado di svolgere un’efficace attività antispastica, contrastando crampi addominali, soprattutto con genesi psicosomatica, e i disturbi legati al colon irritabile e a modificazioni dell’alvo intestinale.
La valeriana si è rivelata un valido rimedio in caso di palpitazioni, tachicardia ed extrasistoli, in quanto inibisce l’attività del sistema nervoso ortosimpatico (eccitatorio) aumentando quella del parasimpatico (inibitorio).
Alla pianta vengono attribuite anche proprietà sedative a livello del sistema nervoso centrale, che dipendono dalla concentrazione dei valepotriati e dell’acido valerenico.
Le attività spasmolitiche invece sembrano dipendere dal valerenale, che modula il metabolismo dell’acido gamma amminobutirrico (GABA).
Come è noto, la maggior parte dei disturbi ansiosi dipende dalla concentrazione di acido gamma amminobutirrico, che è il principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale.
L’attività biologica dei principi attivi contenuti all’interno del vegetale interferisce con la degradazione di questo composto, che mostra un significativo incremento negli spazi intersinaptici.
Una simile funzione dipende da due fattori, da un lato la valeriana inibisce il reuptake del GABA e d’altro lato stimola la sua secrezione.
Pur essendo una pianta, la valeriana viene considerata un vero e proprio fitofarmaco a tutti gli effetti e proprio per questo trova impiego come supporto di terapie farmacologiche tradizionali per il trattamento dell’insonnia e di stati di alterazione psicogena.
Essa può associarsi senza problemi a qualsiasi medicinale, poiché non presenta effetti collaterali né controindicazioni da sovrapposizione farmacologica.
L’acido valerenico e il valerenale hanno come organo bersaglio le sinapsi del sistema nervoso centrale, a patto di adeguare la loro posologia alle reali esigenze del paziente.
Infatti una delle principali limitazioni di preparati del genere è quella di essere fortemente dose-dipendente, per cui se il dosaggio non è adeguato, i prodotti sono del tutto inefficaci.
Indicativamente è consigliabile assumere circa 200 milligrammi di estratto due o tre volte al giorno per quanto riguarda la cura dei disturbi da agitazione e ansia, mentre in caso di insonnia la dose consigliata è compresa tra 400 e 900 milligrammi da assumere 30 minuti prima di coricarsi.
Quando la valeriana viene usata per scopi terapeutici, è indispensabile utilizzare prodotti contenenti acido valerenico standardizzato e titolato, poiché soltanto in questo modo è possibile conoscere la reale quantità di principi attivi contenuti.
Contrariamente ai normali integratori di origine fitoterapica nei quali il dosaggio dei principi attivi non è particolarmente importante, quelli a base di valeriana devono invece riportare con precisione i milligrammi dei composti attivi in base a cui viene poi definito lo schema posologico.
Gli ambiti terapeutici in cui viene raccomandato l’impiego di valeriana sono i seguenti:
Il più comune impiego della pianta è di tipo sedativo, sia durante la giornata (per attenuare lo stress e l’agitazione) sia di notte (per migliorare durata e qualità del sonno).
Per questo secondo scopo essa solitamente viene combinata con luppolo, camomilla, melissa ed estratto di limone, per realizzare rimedi fitoterapici che possono sostituirsi gradatamente alle terapie farmacologiche tradizionali a base di ipno-inducenti.
Sfruttando le sue funzioni calmanti, la valeriana viene prescritta anche in caso di asma nervosa, di emicrania, di gastrite e di colite nervosa; può supportare terapie farmacologiche contro sindrome depressiva, lievi tremori, sindrome da stanchezza cronica, fibromialgia e disturbi legati alla menopausa, soprattutto vampate di calore, insonnia e irritabilità.
I benefici della valeriana sono stati ampiamente dimostrati da ricerche scientifiche di farmacovigilanza: sfruttando il significativo contenuto di valepotriati, questa pianta gode di buone proprietà calmanti e agisce come sedativo sul sistema nervoso centrale e sul cervello.
Secondo le più recenti linee guida, la valeriana agisce come efficace rimedio contro l’insonnia soltanto dopo un periodo di tempo di almeno due o tre settimane, poiché prima di questo termine le concentrazioni ematiche dei suoi principi attivi sono insufficienti.
Oltre ad agire su un’ampia gamma di sintomi, la pianta si conferma un benefico preparato fitoterapico poiché non presenta effetti collaterali e non provoca reazioni avverse.
La radice della valeriana contiene oli essenziali a base di composti politerpenici, derivanti principalmente dal borneolo, dal beta-cariofilene e dal valeranone; essa contiene inoltre composti iridoici (valepotriati), alcuni alcaloidi e una quantità apprezzabile di lignani.
I benefici derivanti dalla sua assunzione, che sono principalmente sedativi e ansiolitici, dipendono dall’insieme dei suoi costituenti, che controllano l’inibizione della degradazione e della ricaptazione presinaptica dell’acido gamma amminobutirrico.
La valeriana inoltre stimola l’attività catalitica di un enzima chiamato glutammato decarbossilasi, coinvolto anch’esso nel metabolismo del GABA.
La stretta correlazione tra gli acidi valerenici e l’acido gamma amminobutirrico sembra confermata dalla loro struttura biochimica, che presenta affinità per i medesimi recettori sensoriali.
Nella Farmacopea Ufficiale, la maggior parte dei farmaci sedativi agisce proprio stimolando i recettori del GABA e funzionando come agonisti recettoriali: questo spiegherebbe l’efficacia della valeriana a livello dell’attività nervosa.
Dotata di proprietà rilassanti, sedative e ipno-inducenti, questa pianta può essere utilizzata a tutte le età, fin dalla prima infanzia, poiché è dotata di una notevole compatibilità biologica e di un’altrettanto notevole biodisponibilità.
Dato che i valepotriati estratti dalla radice del vegetale svolgono anche una funzione spasmolitica, trovano impiego per rilassare la muscolatura liscia, contrastando tutti i disturbi derivanti da contratture spastiche viscerali.
Spesso problematiche del genere hanno una componente psico-somatica e proprio per questo motivo possono risolversi efficacemente agendo sia a livello nervoso che muscolare.
In caso di dismenorrea e di irregolarità del ciclo mestruale, oltre che di manifestazioni patologiche associate alla menopausa, la valeriana può essere assunta insieme a farmaci tradizionali di tipo ormonale poiché non provoca nessuna sovrapposizione nociva.
La radice di valeriana può essere utilizzata sotto forma essiccata (compresse, opercoli o capsule) oppure come tisana, decotto o infuso; la tintura madre, che viene formulata su base alcolica, consente di ottenere un rimedio in gocce estremamente efficace in breve tempo.
Di solito si assumono da 20 a 30 gocce diluite in poca acqua, da una a tre volte al giorno, in caso di ansia o nervosismo, oppure mezz’ora prima di coricarsi.
Chi predilige la formulazione in compresse non dovrebbe superare i 600 milligrammi al giorno, da suddividere preferibilmente in due volte (mattina e sera).
I benefici della valeriana non sono immediati ma, perché si manifestino, devono passare da quattro a sei settimane di somministrazione: questa particolarità dipende dal fatto che la pianta contiene un’elevata concentrazione di principi attivi diversi tra loro che non sono particolarmente concentrati, per cui i loro effetti dipendono da un progressivo accumulo nel sangue.
Questo requisito è ancora più evidente nei casi in cui la valeriana viene utilizzata in associazione con altri principi attivi vegetali, quando cioè gli integratori sono di tipo multicomponente.
Qualcuno potrebbe considerare un limite il fatto che i tempi di attesa per apprezzare i benefici del prodotto siano piuttosto dilatati, in realtà si tratta di un vantaggio che consente all’organismo di adattarsi gradualmente ai valepotriati, senza provocare picchi di concentrazione che potrebbero sovraccaricare fegato e reni.
La valeriana è un composto naturale dotato di ottima tollerabilità, per cui non presenta controindicazioni di rilievo, tuttavia è sempre preferibile limitare la sua assunzione durante la gravidanza e l’allattamento.
In alcuni casi sporadici, i pazienti che assumono simili preparati per dormire (che hanno dosaggi abbastanza significativi), al risveglio lamentano un lieve disagio psico-somatico, collegato alla motricità.
Come per tutte le sostanze sedative, anche la valeriana non deve essere associata a bevande alcoliche e a stupefacenti, infatti l’alcol etilico, soprattutto se consumato in quantitativi considerevoli, potenzia l’attività della valeriana causando l’insorgenza di sonnolenza e astenia muscolare.
Chi utilizza farmaci ansiolitici tradizionali a base di benzodiazepine, può notare una maggiore attività terapeutica in seguito alla contemporanea assunzione di valeriana.
Anche per quanto riguarda gli antiepilettici, si può verificare una simile sinergia, con potenziamento della depressione funzionale del sistema nervoso centrale.
Alcuni farmaci metabolizzati dal fegato possono compromettere la funzione dei citocromi, poiché la valeriana svolge un’azione competitiva.
Bisogna comunque considerare che i dosaggi dei principi attivi presenti negli integratori comunemente utilizzati sono ottimamente tollerabili, per cui simili interazioni farmacologiche, oltre ad essere rarissime, sono anche di lieve entità.
L’unico limite reale all’impiego di valeriana è un’intolleranza personale nei confronti dei suoi componenti, un fenomeno poco comune che può essere messo in evidenza incominciando con una posologia minima.
La gradualità quantitativa di assunzione rimane come sempre il presupposto fondamentale non solo per evitare reazioni avverse, ma anche per consentire all’organismo di sviluppare al meglio la compliance farmacologica.
In seguito all’assunzione di valeriana in dosaggi elevati, sono stati riportati alcuni casi di epatotossicità e di disturbi gastroenterici: questi effetti collaterali potrebbero dipendere dall’accumulo di acido valerenico a livello degli epatociti e delle cellule della mucosa gastrica, dove probabilmente potrebbero interferire con i normali processi digestivi.
Proprio per questo motivo, i preparati a base del vegetale devono essere assunti con moderazione in presenza di patologie epatiche.
Chi assume antistaminici di solito deve sospendere l’impiego di valeriana, poiché anche in questo caso sussistono effetti competitivi a livello recettoriale; pazienti anemici, in cura con preparati a base di ferro, di solito non possono utilizzare la valeriana che potrebbe interferire con l’assorbimento del metallo.
Per evitare gli effetti collaterali e le reazioni avverse è indispensabile assumere esclusivamente estratti standardizzati e titolati di acidi valerenici, che costituiscono i principi attivi più potenti della pianta.
In questo modo si può avere un efficace controllo sui meccanismi d’azione delle molecole, evitando sovraccarico organico e sovrapposizione con eventuali farmaci tradizionali, soprattutto in caso di terapie croniche.
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