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Il 30% della vita di ogni individuo viene trascorsa dormendo, poiché questa funzione fisiologica è indispensabile per la sopravvivenza e per mantenere il benessere psico-fisico delle persone.
Dormire non significa spegnersi completamente in quanto durante il riposo notturno il cervello rimane parzialmente attivo (così come è confermato dal tracciato elettro-encefalografico) e di conseguenza anche molti apparati corporei svolgono le loro funzioni.
Dormendo infatti il cuore continua a battere, il sangue a circolare, l’apparto respiratorio a funzionare e quello renale a filtrare il sangue.
Le funzioni biologiche che vengono sospese durante il sonno sono in parte la digestione e tutto ciò che riguarda la volontà.
Il riposo notturno è indispensabile per consentire all’organismo di ricaricare le batterie ovvero di sintetizzare i quantitativi energetici consumati durante il giorno, oltre che a eliminare tossine e scorie dannose.
Si parla pertanto di un ruolo protettivo sonno-correlato, che consente di mantenere inalterate le funzioni biologiche del corpo e della mente.
Le caratteristiche del riposo notturno si collegano a un abbassamento di temperatura corporea, a un rallentamento delle funzioni organiche e alla completa sospensione dell’attività motoria.
Tutte le ricerche neuro-biologiche concordano sul fatto che la privazione del sonno può portare alla morte, soprattutto a causa del fenomeno di accumulo, che consiste nel successivo peggioramento delle condizioni vitali in seguito al protrarsi dell’insonnia.
Esistono due tipi di sonno, che sono:
Questi due periodi, che hanno la durata di 90 minuti ciascuno, si alternano ciclicamente durante la notte.
Il sonno REM svolge un ruolo estremamente specializzato e finalizzato all’elaborazione delle informazioni dell’emisfero destro: secondo tale ipotesi, in questa fase si verifica anche un reset del sistema di registrazione dei dati cognitivi per eliminare tutti quelli irrilevanti e preparare il cervello all’arrivo di nuovi input.
Il sonno n-REM invece svolge una funzione preparatoria ai processi onirici e consente un riposo più profondo.
Il ruolo biologico del sonno è collegato a tre fondamentali aspetti, che sono:
Contrariamente a quanto si pensa, i disturbi del sonno non sono rappresentati soltanto dalla carenza di riposo (insonnia), ma anche dalla sua eccessiva durata (ipersonnia).
La maggior parte degli studi epidemiologici indica che l’insonnia è molto più frequente dell’ipersonnia, anche poiché le sue cause sono numerosissime.
Si parla di insonnia quando la durata e la qualità del riposo sono insufficienti a garantire il benessere psico-fisico del soggetto.
Esistono tre tipi di insonnia, che sono:
Nella genesi di simili disturbi, un posto di primaria importanza è occupato dalla sindrome delle gambe senza riposo, un problema che compare al momento di coricarsi e che impedisce l’addormentamento.
Tra i principali fattori eziologici dell’insonnia vi sono innanzitutto sindromi ansiose e depressive, oltre a problemi fisici come difficoltà digestive, anomalie respiratorie (sindromi ostruttive), abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, impiego di molecole eccitanti (caffeina, teina e simili).
Queste problematiche possono essere:
Le apnee notturne rappresentano una delle principali cause di insonnia e spesso sono associate a ipertrofia tonsillare.
La sindrome delle apnee ostruttive da sonno presenta numerose implicazioni cardiovascolari che possono peggiorare il quadro clinico.
Sostanzialmente è indispensabile identificare con tempestività le cause che stanno alla base dell’insonnia, poiché non sempre è facile distinguere fenomeni occasionali da abitudini croniche, anche tenendo conto del fatto che la genesi dell’insonnia è quasi sempre di natura psico-somatica.
Una volta inquadrato il problema è sempre opportuno intervenire con rapidità poiché l’insonnia tende per sua natura a cronicizzarsi e maggiore è la durata dei suoi sintomi, più lungo è il percorso di riabilitazione in grado di riportare l’organismo a ritmi biologici.
Per ritmo circadiano si intende la regolare alternanza tra sonno e veglia, la cui durata è soggettiva e condizionata anche dalla qualità del riposo.
Ci sono persone infatti per le quali è sufficiente dormire sei ore a notte senza accusare nessun disturbo, mentre per altre è indispensabile riposare almeno otto o nove ore per sentirsi bene.
Sarebbe buona regola concentrare il riposo soltanto nelle ore notturne, evitando di fare pennichelle pomeridiane o pisolini durante la giornata, poiché peggiorano lo svolgimento fisiologico del ritmo circadiano.
Per risolvere i disturbi legati al sonno, è possibile utilizzare terapie farmacologiche tradizionali (basate sull’impiego di ipnotici, benzodiazepine o antidepressivi) oppure rimedi fitoterapici ed erboristici.
I principali rischi dei farmaci ipnoinducenti sono due: da un lato l’assuefazione (per cui è necessario aumentare progressivamente la posologia per ottenere risultati efficaci) e d’altro lato gli effetti collaterali (legati ai principi attivi di sintesi utilizzati).
I rimedi fitoterapici sono estremamente efficaci e non presentano generalmente controindicazioni né effetti collaterali poiché caratterizzati da un’elevata compatibilità biologica e da un’altrettanto alta biodisponibilità.
Gli integratori per dormire sono rimedi naturali in grado di migliorare sia la durata che la qualità del riposo notturno.
Non si tratta di farmaci e pertanto non riescono a curare i disturbi maggiori del sonno, che sono quelli innescati da cause patologiche; tuttavia, nella maggior parte dei casi si rivelano efficaci come supporto per favorire un riposo fisiologico.
I principali componenti di questi integratori sono:
Le tisane per regolarizzare il ritmo circadiano, che sono formulate con varie erbe officinali sotto forma di fitocomplessi, si rivelano particolarmente efficaci poiché sfruttano anche il potere terapeutico del calore.
Infatti assumendo una tisana calda prima di coricarsi, l’organismo si rilassa sia a livello fisico che mentale.
Tra le erbe più utilizzate nella preparazione di tisane rilassanti e ipnotiche ci sono:
Esempi di tisane rilassanti che possono favorire l’addormentamento sono:
Questa bevanda può essere preparata con la tecnica dell’infusione, versando l’acqua bollente sulla miscela di erbe essiccate.
Dopo aver lasciato riposare il preparato per dieci minuti, si procede a filtrare e a consumare la tisana ancora ben calda.
Anche in questo caso è necessario versare l’acqua bollente sulla miscela di erbe, lasciando il composto in infusione per dieci minuti circa.
Questa tisana è raccomandata non soltanto per favorire il riposo notturno ma anche per attenuare spasmi muscolari di tipo digestivo o uro-genitale.
Si tratta di una delle tisane più utilizzate in campo erboristico poiché l’azione sinergica delle tre erbe officinali viene potenziata dalla presenza del luppolo.
I preparati in gocce più efficaci per favorire un fisiologico ritmo sonno/veglia, migliorando la qualità del riposo notturno e assicurando un risveglio naturale e senza sonnolenza, sono rimedi a base dei seguenti elementi:
La verbena è una pianta officinale di tipo adattogeno, che viene utilizzata per migliorare il tono dell’umore durante le ore diurne e per favorire l’addormentamento durante la notte.
Grazie alla sua attività selettiva sul ritmo sonno/veglia, può essere assunta tranquillamente distanziando le dosi di 6-8 ore per h24.
La valeriana, che si caratterizza per funzioni miorilassanti, antispastiche e sedative, svolge un ruolo efficacissimo anche per migliorare il tono dell’umore in soggetti depressi, ansiosi o sottoposti a eccessive stimolazioni stressanti.
La formulazione in gocce per dormire risulta particolarmente valida poiché, bypassando i processi digestivi, consente ai principi attivi di arrivare rapidamente al sangue e quindi di venire trasportati agli organi bersaglio.
Di conseguenza, già dopo pochi minuti dalla loro assunzione, simili rimedi incominciano ad agire migliorando la qualità del riposo notturno.
Nella terza età, l’insonnia è uno dei disturbi più frequenti e anche più difficilmente risolvibile, infatti lo stile di vita degli anziani risulta piuttosto rallentato e l’organismo arriva al momento di coricarsi senza essere sufficientemente stanco.
Nello stesso tempo, tenendo conto delle minori energie corporee, l’anziano durante la giornata non è in grado di svolgere attività particolarmente stancanti, che potrebbero favorire l’addormentamento.
È proprio questo circolo vizioso a provocare la cronicizzazione dell’insonnia nell’anziano.
Una terapia farmacologica tradizionale è quasi sempre sconsigliata a causa degli effetti collaterali di simili medicinali, che possono causare sonnolenza diurna, capogiri, vertigini, senso di sbandamento e astenia muscolare.
Per evitare simili rischi, è quindi preferibile somministrare agli anziani preparati erboristici per dormire, sotto forma di gocce oppure di integratori alimentari a base di erbe officinali in associazione a melatonina, magnesio e vitamina B6.
I principi attivi che trovano maggiore impiego sono:
Per ottenere risultati efficaci in tempi relativamente brevi è consigliabile iniziare con una terapia d’attacco a base di preparati in gocce iniziando con un dosaggio minimo che può essere aumentato progressivamente nel corso del tempo.
Come terapia di mantenimento è invece preferibile fare impiego di integratori in compresse o capsule, da assumere al momento di coricarsi preferibilmente associati a tisane rilassanti.
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