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Di seguito trovi una tabella dove sono stati inseriti i migliori prodotti per l’insonnia e per ognuno di loro il link al sito ufficiale.
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Il sonno, un fenomeno fisiologico indispensabile alla sopravvivenza, consiste nella temporanea sospensione dell’attività di veglia e di gran parte delle attività sensitive e motorie dell’organismo.
Durante il giorno, corpo e mente svolgono una serie di azioni (rispettivamente fisiche e mentali), che consumano un notevole quantitativo di energia: è proprio grazie a tale energia che è possibile la vita.
In seguito al dispendio energetico diurno, insorge uno stato carenziale che deve essere necessariamente colmato: un simile processo si verifica durante le ore di riposo notturno.
Chi dorme mantiene comunque un contatto con l’ambiente che lo circonda, così come vengono garantite tutte le funzioni vitali (come respirazione, battito cardiaco, circolazione del sangue, filtrazione renale e controllo nervoso), ma i loro ritmi sono minori.
L’alternarsi dello stato di veglia con il sonno, che prende il nome di ritmo Circadiano, è appunto un fenomeno ritmico che si verifica regolarmente nel corso delle 24 ore.
Se tale alternanza si verifica in maniera fisiologica, anche tutti i fenomeni biologici procedono adeguatamente.
Oltre al semplice ristoro fisico, il sonno è una necessità esistenziale: infatti quando esso viene a mancare per periodi di tempo prolungati, può subentrare il decesso.
Nell’uomo, la carenza di riposo è responsabile di una serie di manifestazioni successive, che sono:
Si tratta di condizioni limite, che non si verificano quasi mai in quanto il soggetto che si rende conto di una condizione di questo tipo, tende a intervenire con terapie farmacologiche oppure con rimedi fitoterapici.
Non esiste un numero di ore di sonno considerato valido per chiunque, dato che ogni persona mostra una sensibilità soggettiva verso il riposo: è proprio questa estrema variabilità individuale che ha portato alla convinzione che il segnale distintivo di un sonno ristoratore è rappresentato dallo stato in cui avviene il risveglio mattutino.
Si definisce “insonnia” quindi non tanto (e non solo) un numero insufficiente di ore di sonno, ma soprattutto la qualità deteriore del suo svolgimento.
È fondamentale pertanto valutare sia gli aspetti quantitativi (durata) sia quelli qualitativi del riposo notturno.
Tradizionalmente un soggetto si definisce insonne se al mattino si sveglia stanco, intontito, affetto spesso da cefalea, e afflitto da un costante stato di sonnolenza che si protrae per l’intera giornata.
Tali condizioni sono molto sgradevoli non soltanto nell’immediato, ma soprattutto nel lungo termine, in quanto la deprivazione del sonno subisce il così detto “effetto accumulo” secondo cui ogni carenza notturna si aggiunge a quella successiva, realizzando una vera e propria sommatoria.
Quando il numero di ore di insonnia raggiunge un valore superiore a 24 significa che l’organismo è in serio pericolo, e che bisogna intervenire con tempestività.
In simili condizioni è sempre necessario un trattamento farmacologico impostato su prodotti ipnotici, per ripristinare il ritmo circadiano.
Si tratta comunque di casi limite, su cui di norma si interviene molto prima.
L’insonnia è un disturbo particolarmente diffuso (la sua epidemiologia raggiunge il 30% della popolazione), sia come fenomeno occasionale e quindi saltuario, sia come fenomeno cronico e dunque abituale.
La sua insorgenza provoca un significativo peggioramento della qualità di vita e spesso si associa con problematiche della sfera psico-emotiva, di stress, di ansia e depressione.
Simili manifestazioni possono essere di tre tipi:
Nella popolazione giovane generalmente prevalgono le difficoltà di addormentamento, mentre nella terza età sono più diffusi i risvegli precoci.
Secondo la National Sleep Foundation, ogni persona ha un ritmo circadiano soggettivo, che deve essere sempre rispettato per mantenerla in buona salute.
Pur essendo un disturbo che colpisce entrambi i sessi a tutte le età, si è evidenziata una maggiore frequenza nelle donne e negli anziani, probabilmente per il loro stile di vita meno attivo.
Se i soggetti adulti dovrebbero dormire almeno 6-7 ore per notte, gli over-65 possono accontentarsi anche soltanto di 5-6 ore.
Le principali cause dell’insonnia sono le seguenti:
Il sonno dipende da un complesso sistema di regolazione neuro-ormonale comprendente in primis il metabolismo della melatonina (la cui sintesi dipende dal controllo cerebrale retinico) e successivamente dai neuromediatori prodotti dal sistema limbico encefalico.
È sufficiente anche un solo fattore per alterare un simile meccanismo e quindi per modificare il ritmo circadiano.
Bisogna tenere presente che, contrariamente a quanto si pensa, l’insonnia non è soltanto un disturbo notturno, in quanto coinvolge numerose funzioni organiche che si manifestano durante il giorno.
Secondo numerose ricerche scientifiche del settore, chi dorme male può soffrire di problemi al sistema immunitario, con stati di deficienza acquisita in grado di rendere il suo organismo molto più vulnerabile nei confronti di numerose patologie batteriche e soprattutto virali.
Una volta stabilita la causa dell’insonnia, processo non sempre facile per la multifattorialità del disturbo, è quindi necessario impostare un programma terapeutico che, a seconda di varie opzioni, può essere farmacologico, fitoterapico oppure psicoanalitico.
Il giusto approccio curativo all’insonnia prevede di solito un’indagine polisonnografica, che prevede l’effettuazione di un EEG (elettro-encefalo-gramma) sia in stato di veglia che di sonno.
Mediante un simile esame è possibile visualizzare le onde elettriche prodotte dalle varie aree encefaliche mentre il cervello è attivo (veglia) oppure parzialmente inattivo (sonno).
Nella maggior parte dei casi di insonnia si evidenzia un’alterazione metabolica dei neuromediatori, che vengono prodotti in quantità minori oppure catabolizzati più velocemente.
Una volta stabilita con certezza la genesi del disturbo è possibile cercare i metodi per risolverlo.
La neuro-fisiologia è quella branca della medicina che si occupa di tali problematiche, servendosi di metodiche farmacologiche oppure dialogiche.
I medicinali ipno-inducenti sono i preparati più venduti in assoluto, anche perché spesso sono anche ansiolitici: questo fatto si collega all’enorme diffusione del problema.
Si tratta di rimedi di sintesi il cui meccanismo d’azione è rivolto al funzionamento del sistema nervoso centrale e precisamente del cervello, dato che proprio a livello encefalico si trovano i nuclei corticali del sonno.
Quando il loro funzionamento non è corretto, la concentrazione dei neuro-mediatori (serotonina e noradrenalina) risulta modificato e di conseguenza l’alternanza tra sonno e vegli non è più fisiologica.
I farmaci ipnotici agiscono proprio su tali strutture nervose, regolarizzandone i processi sintetici.
Tuttavia questi rimedi presentano numerose controindicazioni e non possono essere assunti da tutti indiscriminatamente.
Innanzi tutto provocano assuefazione e richiedono frequenti aggiustamenti del dosaggio perché nel tempo tendono a perdere efficacia: pertanto succede spesso che ogni mese la loro posologia deve venire aumentata.
Inoltre possono provocare varie reazioni collaterali, chiaramente indicate sui bugiardini, che riguardano non soltanto il corpo, ma anche la mente.
Una valida alternativa è rappresentata dai preparati fitoterapici, formulati con estratti di piante officinali in associazione con la melatonina (un ormone naturale) e spesso la vitamina B6.
Si tratta di prodotti naturali, dotati di un’elevata bio-compatibilità, che non provocano assuefazione e neppure effetti collaterali.
La loro efficacia è garantita, soprattutto perché non agiscono in maniera artificiale (come gli ipnotici), ma rispettano la fisiologia dell’organismo.
I tempi di assunzione possono essere molto più prolungati rispetto a quelli dei farmaci di sintesi, che non dovrebbero essere impiegati per oltre tre settimane.
Un metodo che trova largo impiego nella cura dell’insonnia, ma che richiede tempistiche piuttosto dilatate, è quello dialogico di tipo cognitivo-comportamentale.
L’iter terapeutico prevede una serie di colloqui con uno psicoterapeuta per desensibilizzare il paziente nei confronti della causa dell’insonnia: di solito sono sufficienti un numero contenuto di sedute per ottenete risultati soddisfacenti.
È possibile associare questa metodica con preparati erboristici, ma sarebbe meglio non utilizzare farmaci ipno-inducenti.
Chi soffre d’insonnia conosce bene l’incertezza su come affrontare in maniera efficace il suo disturbo, anche perché sul mercato sono disponibili moltissimi prodotti non sempre utili.
Gli approcci possibili sono di due tipi:
I farmaci di sintesi appartengono alla categoria delle benzodiazepine oppure degli ipnotici: si tratta di molecole chimiche che agiscono sui centri encefalici del sonno, inducendo un riposo “artificiale” poiché appunto indotto da principi attivi chimici.
Il loro limite principale è l’assuefazione che l’organismo mostra nei loro confronti: infatti, una volta che la molecola entra in circolo va a legarsi ai recettori sinaptici del sistema nervoso, modificandone il funzionamento.
Dopo tre settimane, tali recettori risultano meno attivi e richiedono pertanto un aumento nel dosaggio del farmaco, e tale condizione si prolunga progressivamente nel tempo.
Poiché gli effetti collaterali sono dose-dipendenti, all’aumentare del dosaggio, si potenziano anche le eventuali reazioni avverse, contribuendo a un aumento della tossicità del medicinale.
Inoltre alcuni individui, affetti da patologie croniche, non possono assumere questi farmaci in quanto controindicati con le loro terapie.
Gli ipnotici vanno comunque impiegati sotto stretto controllo medico e richiedono una gestione attenta e scrupolosa, evitando assolutamente metodi “fai da te”.
I rimedi fitoterapici, al contrario di quelli di sintesi, non hanno generalmente controindicazioni in quanto vengono formulati con principi attivi naturali, estratti da piante officinali.
Grazie all’elevata compatibilità biologica con l’organismo, questi composti non creano reazioni avverse e neppure fenomeni di allergia, ma rispettano la fisiologia del ritmo circadiano, andando unicamente a potenziare il sonno sulla veglia.
Si tratta di preparati contenenti soprattutto melatonina, un ormone normalmente sintetizzato dalla ghiandola pineale in assenza di luce.
Ad essa si associa la vitamina B6, un oligo-elemento dotato di spiccate proprietà sedative e calmanti, capace di regolarizzare il numero di ore di riposo notturno.
Anche il magnesio, un minerale che trova largo impiego per migliorare il tono dell’umore, è presente nei composti fitoterapici, dato che la sua funzione è quella di potenziare l’attività della melatonina.
Per completare la formulazione degli integratori naturali per il sonno di solito si utilizzano estratti di erbe officinali, come: camomilla, valeriana, passiflora, biancospino, escholzia, tiglio, luppolo e lavanda.
I rimedi naturali per l’insonnia vengono preparati tenendo conto della fisiologia dell’organismo e della sua ciclicità nei confronti dell’alternanza tra veglia e sonno.
Più che il numero di ore di sonno, che non è uguale per tutti, il fattore più importante è la ciclicità, che prevede un’alternanza regolare tra fasi di attività e di riposo.
I prodotti fitoterapici agiscono proprio su questa ciclicità, andando a stimolare in maniera naturale i nuclei del sonno e la funzione dei neuromediatori interessati.
I principi attivi utilizzati sono i seguenti:
Le erbe che trovano maggiore impiego nella produzione di simili rimedi naturali (come valeriana, camomilla, passiflora, escholzia, tiglio, biancospino, luppolo e lavanda), possono essere assunte sia sotto forma di integratori, sia come infusi e tisane, particolarmente efficaci in quanto poste in soluzione acquosa a temperatura elevata.
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