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Prima di iniziare, di seguito trovi una tabella nella quale sono stati inseriti i migliori prebiotici del 2022, le loro principali caratteristiche e il link al sito ufficiale.
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I prebiotici sono composti organici indigeribili in grado di stimolare la crescita dei batteri simbionti presenti sulla mucosa del colon.
La loro scoperta è stata fatta circa trent’anni fa, allo scopo di migliorare la funzionalità del microbioma intestinale, che come è noto svolge un ruolo fondamentale per il benessere dell’organismo e per le sue funzioni immunitarie.
Dopo aver studiato la funzione dei fermenti lattici e le loro implicazioni metaboliche, i ricercatori hanno identificato la presenza di nutrienti ideali per potenziare l’attività della microflora batterica.
In questo modo si è sviluppata la ricerca sui prebiotici, che ha portato alla definizione delle loro caratteristiche fondamentali, che sono:
Il ruolo biologico dei prebiotici si collega ad alcune funzioni vitali, che sono:
Il meccanismo d’azione dei prebiotici implica un aumento della produzione di acido lattico e di acidi carbossilici a corta catena, che concentrandosi nel lume intestinale, stimolano lo sviluppo di lattobacilli e bifidobatteri.
Contemporaneamente l’acidificazione del pH ostacola lo sviluppo dei germi patogeni, provocando una diminuzione della flora batterica aggressiva e un aumento di quella simbionte.
Quando i prebiotici arrivano all’intestino crasso (soprattutto al colon), danno inizio a intensi processi fermentativi, che portano alla produzione di acidi grassi a corta catena.
Queste molecole svolgono funzioni protettive nei confronti di numerose patologie infiammatorie dell’intestino; l’acido butirrico in particolare rappresenta un fattore preventivo nei confronti del tumore al colon.
Grazie alla presenza dei prebotici, aumenta la biodisponibilità degli isoflavoni introdotti con la dieta, da cui dipende un’aumentata resistenza nei confronti di numerosi disturbi flogistici.
L’acido butirrico inoltre svolge notevoli funzioni anti-fermentative, e contribuisce a potenziare il trofismo delle pareti intestinali ostacolando lo sviluppo di meteorismo e flatulenza.
Questi composti inoltre facilitano l’assorbimento di acqua e di alcuni ioni, soprattutto magnesio, calcio, zinco e rame: un’attività del genere si rivela essenziale per il sistema immunitario, che come è noto è strettamente condizionato dal microbioma.
I prebiotici si sono dimostrati utili anche per abbassare la concentrazione di colesterolo nel sangue e quella dei trigliceridi, sempre in conseguenza al miglioramento delle funzioni batteriche eubiotiche.
Questi oligosaccaridi possono essere estratti da alcune piante commestibili come carciofo, cicoria, porro, aglio, cipolla, asparagi, banane, soia e avena.
Tra i più comuni prebiotici impiegati nella formulazione di integratori alimentari vi è l’inulina, ricavata principalmente dalla radice della cicoria e grazie alla quale vengono sintetizzati per idrolisi enzimatica numerosi fruttoligosaccaridi.
I prodotti più utilizzati in ambito fitoterapico sono l’inulina e il FOS, che servono anche per contrastare meteorismo, flatulenza, disturbi dell’alvo intestinale e alterazioni gastrointestinali.
L’impiego dei prebiotici è indicato anche per chi non si nutre adeguatamente e sviluppa stati carenziali, spesso in seguito a prolungate terapie farmacologiche.
I fruttoligosaccaridi (FOS) sono fibre solubili presenti in numerosi ortaggi e frutta, che spesso vengono supplementati con integratori; la fonte più nota di FOS è l’inulina, da cui le molecole vengono estratte per idrolisi enzimatica.
Questi composti possono essere prodotti anche per sintesi enzimatica a partire dal saccarosio.
I prebiotici sono sostanze naturali in grado di esercitare un’attività benefica sulla flora batterica simbionte, per migliorare il benessere dell’organismo.
Come è noto, il microbioma svolge un ruolo di mutualismo simbiontico nei confronti delle funzioni organiche degli apparati corporei.
I benefici dei prebiotici dipendono dalla loro struttura di fibre indigeribili, che offrono numerosi benefici sia dal punto di vista metabolico (ipotrigliceridemia, ipocolesterolemia, regolarizzazione del pH intestinale), che funzionale (ottimizzazione della peristalsi intestinale).
I prebiotici sono indicati in caso di:
Le numerose attività metaboliche dei prebiotici sono riconducibili completamente alle loro funzioni sul microbioma: una volta introdotti nell’organismo, questi elementi arrivano inalterati al colon, dove incominciano a stimolare la moltiplicazione dei ceppi batterici benefici (bifidobatteri e lattobacilli).
Questi microrganismi si riproducono rapidamente producendo a loro volta composti benefici tra cui soprattutto acidi organici a corta catena (formico, lattico e acetico), che uccidono i germi patogeni.
Questo ciclo virtuoso di reazioni a catena parte dai prebiotici per concludersi con l’eliminazione dei microrganismi infettanti.
Oltre a questa attività, i fruttoligosaccaridi intervengono in presenza di sindrome dismetabolica in quanto potenziano la produzione di enzimi utili all’organismo.
Le principali implicazioni biochimiche sono collegate al controllo della sintesi di colesterolo (soprattutto della frazione LDL) e di trigliceridi.
L’azione antisettica dei prebiotici è collegata alla sintesi di acidi grassi a corta catena, che contribuiscono ad aumentare l’attività di lattobacilli e bifidobatteri.
È proprio grazie alla presenza di questi microrganismi simbionti che vengono eliminati germi pericolosi come Salmonella, Stafilococco, Candida, Shigella e Clostridio.
L’attività protettiva degli acidi grassi a corta catena si svolge anche nei confronti di alcune sindromi degenerative come l’osteoporosi: un simile meccanismo d’azione risulta estremamente vantaggioso per le donne in menopausa, per le quali è consigliabile l’assunzione ciclica di rimedi di questo genere, anche in associazione a calcio e magnesio.
I prebiotici possono essere assunti sotto forma di integratori alimentari semplici oppure associati a probiotici, con i quali svolgono un’azione ad ampio raggio di protezione contro tutti i tipi di malattie.
I prebiotici, che costituiscono il substrato nutritivo dei microrganismi simbionti, sono classificati come FOS (fruttoligosaccaridi) e GOS (galattoligosaccaridi); la loro maggiore concentrazione si trova nella frutta e nella verdura.
I FOS, che sono costituiti da corte catene di molecole di fruttosio, comprendono soprattutto l’inulina, che si estrae dai seguenti alimenti:
I GOS, formati da corte catene di galattosio, sono meno comuni dei FOS, ma possono essere assunti sotto forma di integratori associati a calcio e magnesio, due minerali che ne ottimizzano le funzioni.
È possibile trovare le fibre prebiotiche costituite da FOS, beta-glucani e inulina, in un’ampia varietà di vegetali, tra cui:
L’alimentazione attuale è piuttosto carente di fibre poiché nel mondo occidentale vengono preferiti i cibi raffinati a scapito di quelli integrali.
Aumentando il consumo delle fibre (solubili e insolubili), si può migliorare significativamente l’attività dell’apparato intestinale e del sistema immunitario.
Bisogna però fare attenzione a non introdurre troppo repentinamente le fibre nella dieta, poiché persone non abituate al loro consumo potrebbero non digerirle.
Per questo motivo è preferibile utilizzare integratori formulati con prebiotici, dosati in maniera corretta, titolati e standardizzati, che riescono a svolgere la loro attività in maniera graduale e progressiva, evitando la formazione di gas intestinali e alterazioni delle funzioni evacuatorie.
Il consumo di fibre è infatti soggettivo e collegato alle differenti esigenze metaboliche, oltre che a età, costituzione, stile di vita e peso corporeo.
Per migliorare l’attività della microflora batterica intestinale, è consigliabile introdurre nel regime nutritivo una vasta gamma di alimenti contenenti prebiotici, associando anche l’impiego di integratori che spesso vengono formulati con miscele di pre- e probiotici.
Favorire un perfetto equilibrio della flora batterica intestinale consente di aumentare il benessere dell’organismo, prevenire l’insorgenza di disturbi soprattutto stagionali e ottimizzare le risorse energetiche mitocondriali.
Per quanto riguarda l’alimentazione, i cibi più ricchi di prebiotici sono i seguenti:
Il termine “probiotico” deriva dal greco e significa “a favore della vita“, per indicare che simili elementi sono microrganismi, soprattutto di tipo batterico, vivi e attivi, contenuti in alcuni cibi oppure in integratori.
La loro concentrazione deve essere sufficiente per esercitare un effetto positivo sul benessere dell’organismo agendo in particolare sul microbioma intestinale.
L’assunzione di un probiotico presuppone la distinzione tra i vari ceppi di appartenenza, che nella maggior parte dei casi sono lattobacilli e bifidobatteri.
Il loro impiego è indicato soprattutto quando diventa necessario ristabilire l’equilibrio intestinale, alterato da diverse cause come stress psico-fisico, modificazioni del regime dietetico, prolungate terapie antibiotiche e infezioni gastrointestinali.
Per poter svolgere al meglio la loro attività, i probiotici devono essere introdotti sempre a digiuno per un tempo minimo di 3-4 settimane e con un quantitativo non inferiore a un miliardo di batteri al giorno.
Per questo motivo è impossibile che il regime alimentare possa coprire il fabbisogno giornaliero.
È necessario pertanto ricorrere all’assunzione di integratori alimentari formulati con probiotici isolati oppure in associazione con prebiotici.
I prebiotici sono sostanze indigeribili contenute in alcuni alimenti, soprattutto sotto forma di fibre idrosolubili non gelificanti, come:
Questi elementi sono presenti in molti integratori contenenti fermenti lattici che spesso si associano a vitamine e minerali.
La differenza fondamentale tra prebiotici e probiotici consiste nel fatto che i primi sono sostanze indigeribili di tipo fibroso idrosolubile, mentre i secondi sono batteri viventi e attivi che svolgono un’azione benefica sul microbioma intestinale.
La loro associazione terapeutica consente di riequilibrare la flora batterica simbionte e quindi di contrastare l’attacco da parte di germi patogeni.
Gli integratori contenenti probiotici e prebiotici svolgono un’attività sinergica definita “simbiontica” poiché da un lato migliorano la funzionalità del microbioma e d’altro lato ottimizzano le prestazioni dell’intestino.
Tra i vari benefici di questi prodotti vi è l’attenuazione di alcune intolleranze alimentari (ad esempio al lattosio o al glutine), e il maggiore assorbimento di alcuni minerali come magnesio, calcio e ferro, oltre alla normalizzazione delle funzioni intestinali come motilità, secrezione, assimilazione e assorbimento dei nutrienti.
L’impiego di integratori complessi (prebiotici + probiotici) svolge infine un’azione protettiva contro infezioni e infiammazioni a carico dell’intestino crasso e soprattutto del colon.
Il colon irritabile è un disturbo estremamente diffuso nella popolazione (colpisce oltre il 30% dei soggetti adulti), che comporta una modificazione dell’attività peristaltica delle anse.
In questa sindrome non sono presenti forme infiammatorie in quanto la mucosa risulta integra, ben formata e la produzione di muco rientra nella norma.
Tuttavia la sintomatologia associata all’IBS è piuttosto fastidiosa poiché può modificare notevolmente la qualità della vita, a causa dell’insorgenza di spasmi dolorosi con andamento crampiforme e alterazioni dell’alvo intestinale.
Tenendo conto del fatto che non esistono farmaci specifici per una simile patologia, l’unico rimedio valido è rappresentato dagli integratori alimentari, a base di prebiotici.
Infatti queste sostanze svolgono un ruolo essenziale per ottimizzare la vitalità del microbioma, che risulta essere uno dei principali fattori condizionanti sull’evoluzione del colon irritabile.
I fruttoligosaccaridi estratti dall’inulina svolgono due compiti principali, che sono da un lato attenuare la sintomatologia dolorosa dell’IBS e d’altro lato stimolare la crescita della flora batterica simbionte.
Come conseguenza, i pazienti reagiscono positivamente alla malattia anche grazie alla migliore risposta immunitaria derivante dal coinvolgimento della microflora.
Per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi nel tempo, è necessario assumere regolarmente integratori alimentari a base di prebiotici, per cicli di 6-8 settimane, alternati da una settimana di pausa.
Questo schema posologico dipende dal meccanismo d’azione dei prodotti, che devono provocare una moltiplicazione batterica esponenziale e in grado di colonizzare tutte le pareti intestinali.
Una volta che la flora batterica ha raggiunto la sua massima funzionalità, i sintomi dell’intestino irritabile si attenuano poiché la muscolatura peristaltica non è più sottoposta a iperstimolazione recettoriale ma può riprendere i suoi ritmi biologici.
Contemporaneamente l’immuno-stimolazione provocata dai prebiotici svolge la sua attività mediante i linfociti B e T e i macrofagi, che rappresentano la prima linea difensiva contro disturbi di tipo flogistico.
In seguito a una simile attività sinergica e soprattutto alla mancanza di reazioni avverse e alla notevole compatibilità biologica dei prodotti, la resa finale è assicurata.
Per raggiungere più velocemente un simile obiettivo, i pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile devono seguire un regime dietetico adeguato ed effettuare regolare attività fisica per almeno 30 minuti al giorno, allo scopo di evitare contratture muscolari e viscerali dovute alla sedentarietà.
Soltanto da un approccio multifunzionale è infatti possibile risolvere questo disturbo in maniera efficace e definitiva.
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