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Il sonno è una funzione fisiologica indispensabile per la vita che consiste in una perdita temporanea e reversibile di coscienza, accompagnata da un rallentamento di quasi tutti i processi metabolici.
Durante le 24 ore si verifica un’alternanza ciclica tra veglia (diurna) e sonno (notturno), che prende il nome di ritmo circadiano.
Anche se non esiste un valore quantitativo standard che indica il numero delle ore necessarie per riposarsi bene, esistono tuttavia dei fattori di riferimento che consentono di stabilire se il sonno è stato ristoratore.
Si tratta di variabili estremamente soggettive, che dipendono dallo stato di salute e dallo stile di vita del soggetto.
Il criterio discriminante per classificare il riposo notturno si collega allo stato in cui la persona si sveglia alla mattina: può succedere infatti che chi ha dormito 9 ore avverta al risveglio una condizione di sonnolenza e stanchezza generalizzata, così come chi invece ha riposato soltanto 5 ore si svegli tonico e pronto per affrontare gli impegni quotidiani.
Oltre alla durata, infatti, un fattore fondamentale per la qualità del sonno è rappresentato dal tipo di addormentamento (che non deve essere troppo prolungato), dalla fase di risveglio (che non deve essere eccessivamente anticipata) e dall’interferenza di frequenti risvegli notturni.
Complessivamente, un sonno si può dire ristoratore quando ha una durata sufficiente e una qualità soddisfacente.
Quando la deprivazione del sonno si prolunga per più giorni, innesca l’effetto accumulo che consiste nella sommatoria di tutte le ore in cui l’individuo non ha riposato.
Quando questo indice supera il valore di 24 ore (corrispondente a un giorno intero) possono insorgere complicazioni anche gravi.
Infatti il deterioramento del riposo non altera soltanto le condizioni notturne, ma anche quelle diurne, in quanto al risveglio il soggetto avverte una serie di sintomi, che sono:
Il sonno è un meccanismo naturale che può essere condizionato da fattori fisici e psichici: tra i primi vi sono disturbi organici di vario tipo, lunghe convalescenze, interventi chirurgici, dolore, sindrome delle gambe senza riposo, mentre tra i secondi vi sono squilibri funzionali dei neuromediatori sinaptici, fobie, attacchi di panico, depressione ansiosa.
Oltre a questi fattori endogeni di natura psico-somatica, anche numerose cause ambientali possono interferire con il ritmo circadiano, tra queste l’impiego di dispositivi digitali fino al momento di coricarsi (che iper-stimolano il cervello), l’influenza di rumori molesti o di luce, l’assunzione di bevande alcoliche, inadeguate condizioni termiche della stanza, oppure pasti troppo abbondanti che affaticano la digestione.
Durante il riposo notturno i ritmi biologici rallentano, per consentire all’organismo di recuperare le energie spese durante il giorno.
Nello stesso tempo, si verificano anche processi depurativi mediante l’eliminazione di scorie e tossine, in questo modo sia il corpo che la mente si depurano e ricostituiscono le riserve di energia per affrontare una nuova giornata.
Non tutti gli apparati sospendono la loro attività durante le ore di sonno, infatti il cuore, i polmoni, i reni e l’encefalo funzionano esattamente come durante la fase diurna, assicurando la sopravvivenza dell’individuo.
Per analizzare la qualità del sonno di solito si fa impiego dei tracciati poli-sonnografici, che mettono in correlazione il tipo di riposo con la sua durata: analizzando questi dati clinici, è possibile distinguere le due fasi del sonno che sono REM (Rapid Eyes Movements) e n-REM (non Rapid Eyes Movements).
Nella prima fase il tracciato mostra onde acute e frequenti, tipiche dell’attività cerebrale, infatti in questo periodo il soggetto sogna, muovendo rapidamente gli occhi sotto alle palpebre.
Nella seconda fase invece, le onde rilevate da tracciato sono ampie e piatte, e corrispondono al sonno profondo, durante cui i globi oculari sono fermi e non è presente alcuna attività onirica.
Ogni fase ha una durata di circa 90 minuti, e si ripete più volte nel corso della notte.
La genesi del sonno dipende dalla melatonina, un ormone prodotto normalmente dalla ghiandola pineale durante la notte; questa ghiandola, conosciuta anche con il nome di epifisi, è controllata dalla retina oculare, mediante un meccanismo di feedback negativo.
Infatti, quando la luce colpisce i recettori sensitivi retinici, questi inviano segnali inibenti all’epifisi, che non produce melatonina; al contrario, quando è buio, la retina non interferisce con l’epifisi, lasciandola libera di sintetizzare l’ormone.
L’insonnia è un disturbo del sonno che non consente all’individuo di riposare bene o a sufficienza, provocando l’insorgenza di numerosi disturbi sia immediati che nel lungo periodo.
In Italia sono circa 9 milioni le persone affette da disturbi del sonno, che possono essere di tre tipi:
Indipendentemente dal tipo di disturbo che colpisce l’individuo, tutte le volte in cui la qualità del sonno non è sufficiente, l’organismo ne risente negativamente condizionando il benessere.
Oltre a stanchezza fisica, sonnolenza e deficit mentali, l’insonnia provoca anche disturbi del comportamento e del tono dell’umore; quando è provocata da eventi stressanti oppure da improvvisi cambiamenti esistenziali, l’insonnia è quasi sempre di tipo acuto, con un’insorgenza piuttosto violenta ma una durata limitata nel tempo.
L’insonnia transitoria o intermittente si sviluppa ciclicamente poiché alterna periodi di pausa con altri in cui le sue manifestazioni sono evidenti; l’insonnia cronica è quella che dura più di tre mesi consecutivi e che è resistente alle terapie.
La carenza di sonno incide anche sul funzionamento del sistema immunitario, poiché è stato rilevato che soggetti immunodepressi dormono male o dormono poco.
Esiste una vera e propria igiene del sonno, che permette di migliorare le abitudini prima di coricarsi, per creare dei veri e propri rituali che abbreviano la fase di addormentamento e ritardano quella del risveglio.
Questo disturbo può avere ripercussioni negative anche sulle prestazioni lavorative, oltre che sulla guida dei veicoli, infatti la sonnolenza diurna è una delle principali cause di incidenti automobilistici e di minore rendimento professionale.
L’irritabilità e il nervosismo provocati dalla carenza di sonno possono preludere ad attacchi d’ansia oppure a episodi depressivi.
Esiste infatti una stretta correlazione tra i neuromediatori del sistema nervoso centrale e il controllo neuro-ormonale del sonno.
Melatonina, serotonina e noradrenalina sono i neurotrasmettitori direttamente coinvolti nella genesi del sonno e nell’insorgenza di alcune patologie psichiche.
I disturbi del sonno sono sempre altamente nocivi per la salute, poiché alterano la funzionalità dell’organismo a tutti i livelli, contribuendo a creare uno stato di malessere generalizzato che tende a cronicizzarsi aumentando progressivamente la sua intensità.
L’insonnia è un disturbo che non si risolve da solo ma che richiede un adeguato trattamento non soltanto di tipo farmacologico ma anche inerente lo stile di vita.
Una delle tendenze più diffuse delle persone che soffrono d’insonnia è quella di fare impiego di sonniferi (ipnotici) per eliminare il sintomo ma non la causa del problema.
Questi preparati farmacologici inducono un sonno artificiale e nello stesso tempo provocano assuefazione, per cui è necessario aumentarne progressivamente il dosaggio.
Oltre a ciò, presentano numerosi effetti collaterali e reazioni avverse, prevalentemente dipendenti dalla posologia ma anche da intolleranze soggettive.
Per affrontare concretamente l’insonnia e risolverla in maniera efficace e definitiva, è preferibile mettere in atto una serie di comportamenti che riguardano lo stile di vita, l’alimentazione e l’impiego di integratori.
Lo stile di vita si riferisce innanzitutto alla cosiddetta igiene del sonno, che presuppone un insieme di regole da seguire scrupolosamente.
Sarebbe buona norma coricarsi sempre più o meno alla stessa ora, per abituare l’organismo a una ciclicità metabolica, infatti i centri del sonno, che si trovano nei nuclei corticali del cervello, vengono stimolati da percezioni sensitive collegate alle radiazioni luminose, al grado di rumorosità misurato in decibel e ai processi digestivi.
L’insieme di questi stimoli può indurre l’addormentamento oppure bloccarlo, per questo motivo sarebbe consigliabile seguire abitudini regolari e sostanzialmente uguali, capaci di monitorare la fisiologia del sonno.
L’alimentazione svolge senza dubbio un ruolo primario per la genesi del sonno, dato che esistono cibi eccitanti e altri sedativi.
Tra i primi ci sono il caffè, il tè, la cioccolata, molte spezie e comunque pasti troppo abbondanti, che affaticano la digestione, mentre altri cibi favoriscono l’addormentamento e tra essi le banane (ricche di triptofano), il latte, il miele e frutta e verdura lessate (poiché ricche di pectina e inulina).
Per chi desidera risolvere i problemi di insonnia in maniera naturale, esistono numerosi rimedi fitoterapici, formulati con estratti di piante officinali, il cui meccanismo d’azione è simile a quello dei farmaci ipno-inducenti ma senza provocare assuefazione e neppure effetti collaterali.
In erboristeria vengono utilizzate erbe con effetto sedativo e calmante, che oltre a provocare un efficace rilassamento psico-fisico, stimolano i centri encefalici del sonno a regolarizzare il ritmo circadiano.
Uno dei rimedi maggiormente utilizzati per combattere l’insonnia in maniera naturale è la melatonina: si tratta di un ormone endogeno che l’organismo produce in condizioni fisiologiche durante le ore notturne.
Questo composto svolge un’importante attività ipno-inducente poiché stimola i centri del sonno: il dosaggio consigliato è compreso tra 1 e 3 mg al giorno, da assumere circa un’ora prima di coricarsi e comunque quando non c’è più luce.
Integratori a base di melatonina sono particolarmente indicati per risolvere le problematiche del jet lag oppure quelle derivanti da turni lavorativi di notte.
In casi di insonnia particolarmente ostinata è possibile assumere fino a 5 mg di melatonina, che è dotata di una notevole biocompatibilità con il sistema nervoso centrale.
Molto spesso, gli integratori a base di melatonina contengono anche magnesio e vitamina B6, due sostanze che agiscono sulla produzione dei neuromediatori bilanciando la loro concentrazione ematica.
In particolare, il magnesio controlla la sintesi di serotonina e la vitamina B6 quella della melatonina.
Tra le piante officinali utilizzate per combattere l’insonnia vi sono:
Le pastiglie gommose per dormire sono un innovativo rimedio che consente di assumere alcune sostanze naturali che favoriscono il sonno introducendole sotto forma di caramelle gommose.
Si tratta di rimedi multicomponenti, formulati con alcune piante officinali sotto forma di estratti secchi titolati e standardizzati, come lavanda, biancospino, valeriana e camomilla, in associazione a melatonina e vitamina B6.
Il carattere distintivo di questi rimedi è rappresentato dalla formulazione in pastiglie gommose da masticare, poiché oltre al rilascio graduale dei principi attivi, queste pastiglie prevedono la masticazione da parte di chi le ha ingerite.
Un simile comportamento sfrutta il calore del cavo orale e l’azione della saliva, che scioglie rapidamente i principi attivi del prodotto facendoli passare nel sangue.
Unendo il calore alla composizione chimica del prodotto e alla modalità di masticazione, è facile dedurre come l’efficacia di questo integratore sia nettamente superiore rispetto ad altre preparazioni tradizionali.
Un indubbio vantaggio di questo preparato è rappresentato dal fatto che masticando l’individuo consente di velocizzare il passaggio degli elementi nutritivi (in questo caso principi fitoterapici) direttamente dal cavo orale al sistema circolatorio.
In questo modo le sostanze usate per indurre il sonno vengono attivate in tempo reale dal contatto con la mucosa intestinale, per cui già dopo pochi minuti dal suo impiego questo integratore mette a completa disposizione dell’organismo i suoi principi attivi.
Pertanto viene stimolato il meccanismo di produzione della melatonina endogena, che si somma alla quota esogena introdotta.
Le pastiglie gommose possono essere assunte nell’arco dell’intera giornata, per contribuire a rilassare l’individuo e quindi ad affrontare serenamente la fase di addormentamento, che è sempre quella più critica.
Grazie al sapore particolarmente gustoso delle pastiglie, la loro assunzione è gradevole e ben accetta anche dalle persone anziane che faticano a deglutire.
Secondo i consumatori abituali di pastiglie gommose per dormire, gli effetti sono riscontrabili fin dal primo utilizzo, quindi non è infrequente il loro uso occasionale, dato che si può subito beneficiare di una nottata tranquilla, al bisogno.
Quando ci si sente oppressi da pensieri ansiosi oppure da situazioni angoscianti, si arriva al momento di coricarsi con una forte stanchezza che non riesce però a tradursi in addormentamento.
Masticando le pastiglie gommose per dormire, si avverte fin da subito una piacevole sensazione di tranquillità, e si possono percepire le tensioni muscolari mentre si allentano lentamente.
Tale stato di ritrovata serenità conduce abbastanza rapidamente all’assopimento, a prescindere dall’orario in cui si assumono, ecco perché questi rimedi si rivelano preziosi alleati anche in situazioni di viaggi frequenti e modificazioni delle abitudini quotidiane.
Gli effetti collaterali delle pastiglie gommose per dormire sono praticamente nulli, in quanto le concentrazioni dei loro principi attivi sono sapientemente dosate per evitare spiacevoli effetti di intontimento, assai probabili con l’utilizzo di ipnotici di sintesi.
Bisogna considerare infine che le pastiglie gommose per dormire non contengono coloranti artificiali, lattosio, glutine e aromi di sintesi, quindi si possono tranquillamente somministrare anche a soggetti intolleranti.
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