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La niacina è una vitamina appartenente al gruppo B, conosciuta anche con il nome di “vitamina PP” oppure “acido nicotinico”.
Insieme alla nicotinammide e al nicotinammide riboside, costituisce una delle tre forme attive della vitamina B3.
La sua attività principale è di tipo coenzimatico, poiché funziona come precursore del NAD e del NADH.
Questo composto si trova nei cibi sia di origine animale che vegetale, e come tale viene introdotto con l’alimentazione; può essere ricavato anche da processi di sintesi endogena, partendo dal triptofano, che è un precursore amminoacidico essenziale.
In condizioni fisiologiche, la concentrazione di niacina è bilanciata e quindi non richiede integrazione di nessun tipo.
Soltanto in presenza di insufficienza nutrizionale o anche per abbassare la colesterolemia (quando non vengono assunti farmaci ipocolesterolemizzanti), può essere opportuna una supplementazione con la vitamina.
La scoperta di questo elemento risale al 1937, quando durante alcune ricerche sulla fermentazione alcolica fu isolato l’acido nicotinico, che chimicamente ha la formula di un acido piridil-beta-carbossilico.
Il termine “niacina” indica non soltanto il complesso vitaminico PP o B3, ma anche i rispettivi derivati che svolgono un’attività biologica simile ad essa.
Le sue forme biologicamente attive sono due: nicotinammide adenin dinucleotide (NAD) e nicotinammide adenin dinucleotide fosfato (NADH), composti che agiscono come coenzimi nella maggior parte dei processi biologici.
La vitamina assunta con la dieta viene inizialmente digerita nella prima parte dell’intestino tenue e poi assorbita dalla mucosa intestinale del colon.
A basse concentrazioni questo procedimento si svolge per diffusione facilitata dipendente dalla presenza di ioni sodio, mentre ad alte concentrazioni il processo si sviluppa per diffusione passiva.
Tutti i tessuti del corpo possono sintetizzare NAD e NADP a partire dalla niacina che viene trasportata dal sangue a livello dei vari organi bersaglio.
Oltre il 90% di questa molecola introdotta con la dieta subisce un processo di metilazione nel fegato, per poi essere eliminata dall’apparato renale.
Per questo motivo, la concentrazione dei suoi metaboliti nelle urine viene utilizzata come indice nutrizionale dell’individuo.
In condizioni fisiologiche, il suo quantitativo ematico è compreso tra 4 e 6 milligrammi al giorno.
Dal punto di vista biologico, la niacina è un nutriente idrosolubile che fa parte della vitamina b3.
Il suo fabbisogno giornaliero è di circa 6,6 milligrammi per ogni 1000 calorie introdotte con la dieta, per cui in condizioni normali, caratterizzate dall’introduzione di 2000 calorie giornaliere, sono necessari 13,2 milligrammi di niacina.
Anche se presente in molti alimenti, questa vitamina deve essere assunta nella sua forma biodisponibile, poiché altrimenti l’organismo non è in grado di assorbirla.
Le fonti alimentari maggiormente consigliate per garantire una concentrazione equilibrata di questo composto idrosolubile sono:
I cereali fortificati, che subiscono uno specifico procedimento biochimico, contengono i più alti valori di niacina (superiori a 20 milligrammi per 100 grammi).
Anche le farine integrali, soprattutto di riso, grano, mais e orzo, contengono elevate quantità di niacina, con un valore compreso tra 3 e 10 milligrammi su 100 grammi.
Il valore di base di 6,6 milligrammi ogni 1000 calorie aumenta durante la gravidanza e l’allattamento, quando il fabbisogno giornaliero è compreso tra 1 e 3 milligrammi al giorno.
Le proprietà della niacina sono sovrapponibili a quelle del NAD, che insieme all’analogo composto NADP risulta coinvolto nelle reazioni di trasferimento del DNA e del metabolismo dello ione calcio.
In particolare, le sue principali proprietà sono le seguenti:
Grazie alla proprietà uniche che la distinguono da qualsiasi altra forma enzimatica, la niacina svolge un ruolo di primaria importanza sul funzionamento delle cellule epatiche, dove cioè si svolge la maggior parte dei processi biologici.
Questa vitamina è solubile in acqua ed è parzialmente resistente al calore, alla luce e all’ossigeno.
La sua sintesi viene facilitata dalla presenza di flora batterica intestinale funzionante, in grado di catalizzare la trasformazione del triptofano: per questo, le fonti alimentari possono essere cotte senza che il composto venga disattivato.
Questa vitamina, come la maggior parte delle idrosolubili, non può essere accumulata nell’organismo ma deve essere assunta regolarmente mediante il regime nutritivo.
Una sua proprietà fondamentale è collegata alla respirazione delle cellule, che consente la produzione di NAD e NADP.
Essa inoltre favorisce la circolazione sanguigna, mantenendo il sangue fluido e un valore di ematocrito normale.
Anche a livello cutaneo, la niacina svolge una vantaggiosa azione protettiva soprattutto nei confronti delle radiazioni ultraviolette.
Essa viene ritenuta un supporto fondamentale per il funzionamento del sistema nervoso, sia a livello del midollo spinale che dell’encefalo.
Le vitamine del gruppo B sono composti idrosolubili (che quindi non possono accumularsi nell’organismo) che agiscono prevalentemente sul metabolismo energetico ed ematico.
In particolare la niacina è collegata ai processi respiratori della pelle, che implicano un notevole consumo di composti ad alta energia (soprattutto ATP).
Essa contribuisce anche a mantenere il benessere della pelle e la struttura del film idro-lipidico che riveste le pareti delle cellule epiteliali e che è costituito da lipo-proteine e fosfolipidi.
Anche la digestione viene migliorata e velocizzata dalla vitamina B3, la cui carenza provoca disturbi assimilativi della maggior parte di nutrienti.
Tra le funzioni della niacina c’é quella di controllare il funzionamento del sistema nervoso, in particolare per quanto riguarda la trasmissione sinaptica degli stimoli sensoriali.
Infatti la liberazione e ricaptazione dei neuro-mediatori dipende dalla supervisione della vitamina che sembra agire proprio sulle membrane pre-sinaptiche.
Le vescicole pre sinaptiche contengono i neurotrasmettitori che vengono liberati dopo l’arrivo di uno stimolo sensitivo di natura epiteliale.
La niacina consente la liberazione bilanciata di queste sostanze, eliminando il rischio di un sovra-dosaggio intersinaptico.
Trattandosi del principale composto anti-pellagra, essa protegge l’organismo dall’insorgenza di questa grave patologia che soprattutto in passato affliggeva la maggior parte della popolazione.
Infatti la carenza di alcuni principi nutritivi associata a disturbi assimilativi a livello della mucosa intestinale del tenue(soprattutto duodeno e ileo), sono i principali fattori eziologici del dismetabolismo.
In condizioni fisiologiche di un’alimentazione normale, la vitamina b3 è presente in quantitativi adeguati per assicurare tutte le funzioni biologiche sopra esposte.
Tuttavia, in seguito a lunghe malattie, convalescenze particolarmente difficili, anoressia e stress psico-fisici, la sua biodisponibilità può essere insufficiente.
In simili condizioni, il sistema nervoso è il primo apparato ad essere coinvolto da anomalie funzionali che si traducono nel rallentamento delle risposte neuromuscolari.
Stati carenziali del genere comprendono anche dispepsia, disappetenza, nausea, astenia e problemi sensoriali.
Diventa quindi necessario integrare l’apporto di niacina per ripristinare le sue concentrazioni ematiche fisiologiche.
Come anche altre vitamine del gruppo B, essa svolge un ruolo essenziale per l’ossigenazione di cellule e tessuti e quindi per la respirazione metabolica.
Questi processi, che si verificano a livello mitocondriale, richiedono infatti la presenza di coenzimi contenenti niacina come il NAD e il NADP.
La carenza di niacina (ipovitaminosi) è quasi completamente assente nei Paesi sviluppati, dove un simile disturbo è tipico soltanto degli alcolisti abituali, che in seguito alle alterazioni funzionali del tessuto epatico non sono in grado di supportare la produzione endogena del composto.
La carenza nutrizionale di questa vitamina provoca i seguenti sintomi:
Nei Paesi in via di sviluppo, questa carenza vitaminica è piuttosto comune, in quanto rappresenta una delle più frequenti forme di avitaminosi pandemiche.
Di solito, le sue inadeguate concentrazioni sono associate a deficit di altri composti vitaminici, come l’acido ascorbico, la tiamina, la vitamina A e la vitamina D.
Un aspetto curioso di questa ipovitaminosi è che la sua maggiore incidenza è localizzata nei Paesi in cui si consuma mais al posto della farina come alimento di base oppure nella produzione di varie preparazioni.
Una lieve carenza di niacina è collegata al rallentamento metabolico di tutto il corpo, che si manifesta principalmente con una quasi assoluta intolleranza al freddo.
Nelle aree in via di sviluppo (Paesi del terzo mondo), una simile ipovitaminosi prende il nome di “pellagra”, conosciuta anche come “malattia delle 3 D”, che si caratterizza per i seguenti sintomi:
Oltre ad essi, sono comprese altre manifestazioni, come lesioni di alcune aree corticali, responsabili di iper-pigmentazione, ispessimento della pelle, infiammazione del cavo orale, problematiche digestive, forme anemiche, delirio e morte.
I principali sintomi collegati alla sfera psico-emotiva, che derivano dalla carenza di niacina, comprendono irrequietezza, apatia, irritabilità e nervosismo e depressione.
Non bisogna dimenticare che molte patologie derivanti da carenze vitaminiche (tra cui soprattutto quelle del gruppo B), provocano l’insorgenza di sintomi che hanno una base fisica assolutamente trascurabile rispetto alla loro componente psicologica.
La carenza di niacina è responsabile anche della comparsa della malattia di Hartnup: questa sindrome consiste in una patologia ereditaria di tipo nutrizionale, scoperta per la prima volta negli anni Cinquanta e causata da un deficit funzionale intestinale e renale che impedisce l’assorbimento del triptofano degli alimenti.
In caso di pellagra, oltre ai sintomi sopra elencati vi sono anche altre manifestazioni come un’estesa desquamazione cutanea e l’impossibilità di rimanere esposti alla luce solare.
In simili condizioni, l’organismo non solo non è in grado di produrre autonomamente la vitamina, ma quando essa viene introdotta per via alimentare subisce una rapida disattivazione a livello intestinale.
L’ipovitaminosi di niacina si manifesta anche nella sindrome carcinoide, ma non sono ancora state ottenute prove cliniche certe.
Quando è presente una carenza diagnosticata di vitamina b3, può essere opportuno ricorrere all’integrazione con preparati galenici a base del composto.
Circa cinque anni fa, questa molecola è stata tra le più utilizzate come per l’integrazione di numerosi stati carenziali, associati a un’inadeguata produzione di energia.
Tra i suoi effetti farmacologici, vi è anche il controllo sul metabolismo lipidico, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione ematica di colesterolo: il composto viene impiegato in presenza di ipercolesterolemia per abbassare il rischio cardiovascolare, soprattutto in pazienti che non seguono terapie a base di statine.
La niacina viene utilizzata anche in aggiunta a farmaci ipolipemizzanti di vario genere.
Un impiego specifico della molecola è quello per uso topico, tramite cui si sfrutta l’effetto antinfiammatorio, antisettico e battericida del principio attivo.
Una funzione della niacina non particolarmente conosciuta è quella di potenziare la biosintesi delle ceramidi, elementi biologici costitutivi dei cheratinociti umani; di conseguenza, viene potenziata la permeabilità epidermica riducendo la produzione di sebo.
Un simile comportamento risulta positivo anche nella prevenzione dei tumori cutanei non melanomatosi.
Il limite di tolleranza della niacina è fissato a 36 milligrammi al giorno, tenendo conto che già con quantitativi di 30 milligrammi al giorno è possibile provocare evidenti arrossamenti cutanei, accompagnati da disidratazione, inaridimento della pelle, prurito e bruciore.
La conseguenza più grave dell’accumulo eccessivo di niacina è collegata alla degenerazione del tessuto epatico, che incomincia a manifestarsi con dosaggi superiori a 2 grammi al giorno.
quando la concentrazione è compresa tra 3 e 9 grammi al giorno, insorge solitamente un’epatite fulminante che se non trattata tempestivamente può portare alla morte.
Tra gli effetti collaterali vi è anche l’intolleranza al glucosio, l’aumento della concentrazione di acido urico e lo sviluppo di edema e cisti maculari nell’occhio.
Gli effetti collaterali più frequenti, che non sono dose-dipendenti, comprendono:
Se utilizzata ad alti dosaggi (1-3 grammi al giorno), la niacina può provocare effetti avversi acuti comprendenti ipotensione, intolleranza al glucosio, pirosi gastrica, visione offuscata, edema maculare.
A lungo termine, le reazioni avverse delle terapie con niacina comprendono disfunzioni epatiche, epatite, insufficienza cardiaca.
Inoltre, l’impiego a lungo termine di niacina con dosaggi superiori a 2 grammi al giorno può aumentare il rischio di emorragia cerebrale, di attacco ischemico, e di diabete.
Si verifica anche una riduzione della conta piastrinica per cui bisogna monitorare i pazienti sottoposti a terapie anticoagulanti.
La niacina non deve essere utilizzata in caso di patologie epatiche in atto, in presenza di elevate concentrazioni di transaminasi, in pazienti con sanguinamento provocato da ulcera peptica.
Pur essendo un composto naturale, la niacina deve essere dosata con particolare attenzione poiché già a quantità basse può causare gravi effetti collaterali sia immediati che nel lungo periodo.
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