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Tra i 45 e i 55 anni di età, di solito le donne entrano in menopausa, un evento fisiologico che consiste nella sospensione del flusso mestruale in seguito alla cessazione della sintesi ormonale di estrogeni e progesterone.
Di conseguenza, l’apparato sessuale femminile (ovaie) non produce più i gameti (cellule uovo) e quindi tutta la funzione collegata alla fertilità cessa.
Questo periodo viene preceduto da una fase di circa dodici mesi, definita climaterio, durante cui ci verificano notevoli variazioni quantitative e di durata del flusso mestruale, che può alternare cicli particolarmente abbondanti (metrorragia) con altri quasi inesistenti (amenorrea).
Durante il climaterio l’utero funziona ancora ma in maniera irregolare, poiché la produzione estrogenica non è completamente azzerata, proprio per questo possono insorgere delle alterazioni morfo-funzionali dell’endometrio, responsabili dei tipici disturbi.
Una donna si considera in menopausa quando non ha il flusso mestruale per dodici mesi consecutivi, questo periodo comprende tre fasi, che sono:
Dal punto di vista clinico, la menopausa non ha un significato patologico ma semplicemente di modificazione di alcune funzioni vitali.
La percezione di tale stato è estremamente soggettiva, poiché a parità di variazioni estrogeniche alcune donne non lamentano nessun disturbo mentre altre sono costrette a ricorrere alla TOS (terapia ormonale sostitutiva).
In menopausa la situazione ormonale viene modificata a causa del funzionamento dell’ipotalamo, un’area cerebrale strettamente collegata all’ipofisi: è proprio in seguito alla stimolazione di questa ghiandola endocrina che vengono rilasciati fattori di controllo sull’apparato neuro-endocrino, in particolare quello che riguarda le ovaie.
Come conseguenza, si ha una progressiva e costante diminuzione di estradiolo e progesterone, che vengono sostituiti da alcuni ormoni androgeni prodotti dalle ghiandole surrenali.
La menopausa può essere accompagnata da una serie di fastidi, che manifestano il progressivo adattamento dell’organismo allo squilibrio fisiologico derivante dalla carenza estrogenica.
Una delle caratteristiche più significative è senza dubbio collegata a disturbi vaso-motori che riguardano circa il 65% delle pazienti e che di solito continuano per alcuni anni.
Si tratta delle vampate di calore, conosciute anche con il nome di scalmane, che si manifestano con sensazione di ipertermia diffusa, abbondante sudorazione e senso di astenia muscolare.
È possibile che la donna avverta anche altri disturbi, di tipo atrofico e distrofico a carico della mucosa genitale, con l’insorgenza di fastidiosi sintomi quali la perdita di elasticità dei tessuti ormono-sensibili e una sempre maggiore secchezza vaginale.
Anche a livello della pelle subentrano significativi cambiamenti, dovuti alla riduzione della produzione di sebo, che contribuisce a seccare l’epidermide rendendola anche più sottile.
A livello del sistema nervoso centrale possono manifestarsi insonnia, nervosismo, ansia, irritabilità e fenomeni depressivi, che spesso si risolvono spontaneamente nella fase post-menopausale.
Un aspetto di estrema rilevanza che deriva dalla carenza di estrogeni è l’osteo-porosi, un disturbo derivante dalla progressiva decalcificazione del tessuto osseo, che può provocare fratture e dolori articolari.
Il metabolismo lipidico perde la protezione degli ormoni sessuali femminili, alterando il proprio funzionamento con l’insorgenza di dislipidemia (iper-colesterolemia e iper-trigliceridemia).
Come conseguenza, nelle donne in menopausa è molto più alto l’indice di rischio di patologie cardiovascolari proprio perché l’elevata concentrazione di colesterolo e soprattutto della sua quota LDL può provocare la formazione di placche ateromatose con restringimento del calibro vasale e probabili picchi ipertensivi.
In alcuni casi, la menopausa si manifesta anche prima dei 45 anni, soprattutto in donne che mostrano una famigliarità per tale condizione; quando invece questa fase insorge dopo i 45 anni, si parla di menopausa tardiva che comporta un’accentuazione dei disturbi ad essa collegati.
Gli estrogeni sono ormoni di grande importanza per il benessere della donna in quanto le loro funzioni non sono limitate soltanto all’apparato genitale ma al trofismo di tutte le mucose, oltre che al controllo dell’umore.
Infatti, il collegamento neuro-ormonale tra ipotalamo e ipofisi caratterizza tutti i meccanismi di feedback collegati alla fertilità femminile.
Numerose ricerche scientifiche derivanti da studi epidemiologici sembrano evidenziare una progressiva intensificazione dei disturbi menopausali, fino al punto da costringere le donne ad assumere ormoni sintetici.
Secondo le più recenti linee guida nazionali e internazionali, tale terapia sostitutiva deve essere effettuata soltanto in soggetti femminili con più di cinquant’anni, in presenza di grave sintomatologia e comunque per un periodo di somministrazione non superiore a cinque anni.
In alternativa ai classici estrogeni sintetici, esistono preparati fitoterapici in grado di alleviare efficacemente i sintomi climaterici, senza interferire con il metabolismo della ghiandola mammaria.
Infatti uno dei principali rischi della TOS è collegato all’insorgenza di neoplasia al seno, che sembra essere più frequente nelle donne che hanno assunto ormoni sintetici per un lungo periodo di tempo.
A tale proposito, i dati sono comunque contrastanti e il dibattito rimane aperto, fermo restando che è indispensabile un attento monitoraggio di eventuali sintomi collaterali.
Le vampate di calore costituiscono il sintomo più frequente e meno tollerato della menopausa, che spesso si associa a insonnia, sindromi depressive, ansia e irritabilità.
La causa di tali manifestazioni è collegabile a processi di vasodilatazione periferica, derivanti dalle modificazioni ormonali.
Aumentando l’afflusso di sangue al distretto cutaneo, si determina un’ipertermia diffusa con sudorazione e affaticamento muscolare.
Le vampate di calore vengono riferite come manifestazioni particolarmente sgradevoli, poiché provocano un arrossamento cutaneo soprattutto al volto e al decollete, con produzione di abbondante quantitativo di sudore, indipendentemente dalla temperatura esterna.
Le scalmane infatti, che colpiscono soprattutto di notte durante il sonno, sono eventi comunissimi in inverno, quando si caratterizzano per una netta variazione termica tra interno ed esterno del corpo.
La loro percezione dura circa due minuti ed è seguita da brividi, poiché dopo la produzione di sudore, l’organismo si trova in deficit calorico e quindi reagisce contraendo la muscolatura involontaria.
Le vampate spesso insorgono alcuni mesi prima della vera e propria menopausa, e sono più intense in donne nervose e ansiose.
Alla vampata corrisponde sempre un picco di ormone LH (luteinizzante) che dipende da processi ormonali non estrogeno-dipendenti.
Dato che tali manifestazioni compaiono anche in donne ipofisectomizzate, questo fenomeno fa pensare ad un coinvolgimento sovra-ipofisario dell’evento: si pensa infatti che l’attivazione adrenergica della corteccia cerebrale possa intervenire per provocare le vampate, mediante la produzione di sostanze vaso-attive come prostaglandine e istamina.
In altre parole, le scalmane potrebbero essere una risposta del sistema ipotalamo-ipofisario innescata da un’alterazione della temperatura centrale in seguito alla cessazione della fisiologica termo-regolazione.
Simili disturbi, che possono avere un’intensità molto differente a seconda del metabolismo termogenico della donna, interessano oltre il 70% della popolazione femminile over-50.
L’intensità e la frequenza delle scalmane sono essenzialmente influenzate anche dalla sfera psico-emotiva, dato che l’asse ipotalamo-ipofisario risente moltissimo dell’influsso di meccanismi neuro-sensoriali.
Generalmente quando le vampate sono particolarmente destabilizzanti, la donna avverte anche altri sintomi, come:
Durante una vampata conclamata, il corpo della donna può alzarsi dai normali 28 gradi fino a oltre 35 gradi.
Il principale disagio collegato a tali manifestazioni è senza dubbio di tipo fisico, dato che un’eccessiva produzione di sudore contribuisce a depauperare l’organismo di ioni minerali indispensabili, come sodio e potassio.
Infatti attraverso il sudore questi elementi vengono eliminati in quantitativi anomali, limitando le loro riserve; nel momento in cui essi dovrebbero entrare in attività per mantenere inalterato l’equilibrio elettrolitico, si manifestano significative alterazioni omeostatiche.
L’alimentazione svolge un ruolo di estrema rilevanza sul controllo della termoregolazione in menopausa: infatti l’assunzione di cibi grassi, piccanti, salati oppure troppo conditi contribuisce a incentivare la loro comparsa.
Il principale rimedio per limitare le conseguenze derivanti da vampate di calore in menopausa è collegato al regime nutritivo, che dovrebbe privilegiare alimenti freschi, ricchi di vitamine, oligo-elementi e minerali (come frutta e verdura fresche).
Sono invece da limitare o ancor meglio da evitare cibi fritti, ricchi di zuccheri semplici o di condimenti di origine animale, carne rossa e primi piatti troppo ricchi.
Infatti un affaticamento dell’apparato gastro-intestinale altera moltissimo l’omeostasi e quindi anche i processi della termo-regolazione.
Bevande alcoliche e fumo di sigaretta sono co-fattori che possono peggiorare notevolmente la durata delle vampate di calore notturne.
Uno stile di vita sano e salutare, caratterizzato da una moderata attività fisica, da un regolare ritmo circadiano, dal mantenimento del proprio normo-peso sono altrettanti fattori che possono minimizzare l’insorgenza delle scalmane.
Dato che tali manifestazioni si verificano soprattutto durante la notte, sarebbe opportuno coricarsi con biancheria leggera, preferibilmente di cotone (sono da evitare le fibre sintetiche in quanto anti-traspiranti), e su lenzuola di tessuti naturali.
La stanza da letto dovrebbe essere ben aerata, con una temperatura compresa tra 18 e 20 gradi, con un buon tasso di umidità e completamente buia, per favorire il riposo e limitare i risvegli notturni, spesso causa di vampate di calore.
Molte donne non riescono a capire se la scalmana sia la causa oppure l’effetto delle interruzioni del sonno, che comunque non è mai ristoratore.
Un regolare esercizio fisico, comprendente una moderata ma costante attività motoria consente di stimolare positivamente il metabolismo, limitando il numero e la durata dei risvegli notturni da vampate.
Le donne che non sopportano l’impatto psico-fisico delle vampate possono ricorrere a terapie farmacologiche oppure fitoterapiche, il cui ruolo è quello di sostituire gli estrogeni mancanti.
L’approccio farmacologico a tali disturbi prevede l’impiego di medicinali di tipo vasomotorio, ormonale oppure psicologico.
Nel primo gruppo di rimedi vengono classificati i principi attivi vaso-costrittori, che comunque devono venire modulati con particolare attenzione per non provocare squilibri pressori.
Nel secondo gruppo si trovano gli ormoni sintetici, facenti parte della T.O.S. che, con tutte le sue controindicazioni, non è certamente una terapia facilmente gestibile.
Nel terzo gruppo sono compresi gli ansiolitici e gli anti-depressivi, preparati che agiscono sul tono dell’umore e quindi sull’asse ipotalamo-ipofisario.
Chi non intende assumere farmaci tradizionali e neppure servirsi di ormoni di sintesi, può ricorrere alla fitoterapia, che consente di ottenere risultati efficaci e duraturi senza il rischio di effetti avversi.
Gli integratori contro le vampate di calore sono prodotti naturali, formulati con estratti di erbe officinali, vitamine e minerali, il cui dosaggio permette di simulare alla perfezione le funzioni fisiologiche degli estrogeni mancanti.
I principali ingredienti di tali rimedi erboristici sono i seguenti:
Una delle piante che trova maggiore impiego nella realizzazione degli integratori contro le vampate di calore è senza dubbio il trifoglio rosso che, grazie ai suoi componenti e oligo-elementi, riesce a sopperire alla mancanza di estrogeni.
Anche gli isoflavoni della soia sono composti ormono-simili che si estraggono dal legume fresco oppure essiccato e che possono essere utilizzati anche per lunghi periodi senza nessun rischio.
I flavonoidi contenuti in quasi tutti i vegetali a foglia verde e che vengono estratti da molti frutti si sono rivelati uno dei principali rimedi per attenuare le vampate notturne.
La vitamina E in associazione con la vitamina A e con la vitamina C si è rivelata un potente an ti-ossidante in grado di contrastare lo stress ossidativo.
La dioscorea, una pianta adattogena estremamente efficace, favorisce il regolare rapporto tra estrogeni e progesterone, quando sono presenti stati carenziali relativi alla loro sintesi, per evitare che il metabolismo subisca uno squilibrio funzionale.
Gli omega 3 sono acidi grassi polinsaturi che migliorano la funzione circolatoria e quindi rallentano i processi di vaso-dilatazione responsabili delle vampate.
Il regno vegetale mette a disposizione delle donne in menopausa una vasta scelta di fitoestrogeni e di fitoprogestinici, in grado di riequilibrare l’assetto ormonale delle over-50.
La vitamina D e la vitamina K, che spesso sono presenti in associazione negli integratori vaso-regolatori, svolgono un ruolo fondamentale per preservare una corretta funzionalità dei vasi sanguigni del micro-circolo.
È proprio mantenendo sotto controllo le funzioni vasomotorie che è possibile evitare l’insorgenza delle vampate di calore, anche quando la carenza estrogenica si è già instaurata.
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