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Il ferro è il quarto elemento più abbondante sulla crosta terrestre ed è disponibile sia in forma organica che inorganica: nella prima svolge un ruolo biologico essenziale per la vita poiché costituisce il trasportatore specifico per l’ossigeno a livello dei globuli rossi.
La sua concentrazione è limitata unicamente ad alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e latticini) e il suo metabolismo dipende dalla concomitante presenza di acido ascorbico, che contribuisce a potenziarne l’assorbimento a livello intestinale.
In un individuo adulto, il fabbisogno di ferro non è troppo elevato, mentre aumenta nelle donne in età fertile e soprattutto durante la gravidanza.
Dopo essere stato assunto con l’alimentazione, questo composto è in grado di attraversare lo stomaco e di arrivare all’intestino tenue, dove viene assorbito in quantità considerevoli.
Una volta giunto nel sangue, viene trasportato a livello dei vari organi bersaglio per poi essere metabolizzato; la sua escrezione avviene tramite urine, sudore, feci e bile.
L’organismo umano contiene un quantitativo compreso tra 3 e 4 grammi di ferro, di cui il 75% si trova legato all’emoglobina.
Il ruolo principale svolto da questa molecola è collegato alla sintesi di emoglobina e di mioglobina, oltre che alla produzione di collagene, una proteina indispensabile per il benessere dei tessuti connettivi ed elastici.
Le tre principali funzioni del ferro sono le seguenti:
I deficit di ferro costituiscono le più comuni carenze nutrizionali degli esseri viventi, poiché spesso il suo apporto alimentare non è adeguato alle esigenze metaboliche.
Pertanto i casi di perdita di ferro non compensata da un’adeguata introduzione sono responsabili dell’insorgenza di anemia di tipo sideropenico, che si caratterizza per un insufficiente quantitativo di emoglobina a livello degli eritrociti.
Gli stati carenziali possono derivare anche da effettive perdite ematiche (flusso mestruale o emorragie), da inefficace assorbimento intestinale (diarrea o acidosi gastrica), oppure da squilibri dietetici associati ad alcolismo.
Nella maggior parte dei casi, l’anemia sideropenica è inizialmente asintomatica e si manifesta soltanto in un lasso di tempo piuttosto prolungato; se non viene curata può provocare aritmia, tachicardia, astenia muscolare, cefalea, nevralgia, infezioni e sindromi infiammatorie.
Alcuni farmaci possono ridurre l’assorbimento intestinale del ferro poiché svolgono un’azione competitiva nei confronti dei recettori sensibili: i principali medicinali coinvolti sono gli antiacidi, gli antinfiammatori di tipo FANS, alcuni antibiotici (tetracicline e penicilline), gli inibitori delle COX-1 e alcuni sali minerali.
L’acido folico o vitamina B9 è un elemento appartenente alle vitamine del gruppo B, che sono molecole idrosolubili indispensabili alla vita; negli alimenti esso è presente sotto forma di folato, che si trasforma in acido folico in seguito a reazioni di ossidazione.
Il suo ruolo biologico è quello di produrre nuove cellule mediante il controllo sulla sintesi degli acidi nucleici (DNA e RNA) e delle proteine; esso inoltre è fondamentale per prevenire la degenerazione dei tessuti embrionali.
Proprio per questo motivo, è considerato un indispensabile fattore preventivo nei confronti di alcune patologie congenite come la spina bifida e l’anencefalia, gravissimi disturbi a carico del tubo neurale che si sviluppano durante la gravidanza.
La sua presenza abbassa la concentrazione dell’amminoacido omocisteina che è uno dei principali fattori di rischio per ictus e infarto, quindi sembra ormai assodato il collegamento con l’attività cardiovascolare.
Seguendo un regime alimentare equilibrato, la quantità di acido folico introdotto è sufficiente poiché esso si trova abbondantemente nelle verdure a foglia verde, nei legumi e nella frutta fresca e secca; notevoli concentrazioni sono inoltre contenute nel fegato e nelle frattaglie.
Per garantire il mantenimento dei requisiti del composto, è sempre preferibile nutrirsi con il maggior quantitativo possibile di alimenti crudi poiché il contatto con l’acqua (l’acido folico è idrosolubile) e con le temperature elevate (il caldo denatura le vitamine) diminuisce notevolmente l’efficacia.
L’assunzione raccomandata dall’OMS corrisponde a 0,4 milligrammi al giorno, che aumenta a 0,8 milligrammi al giorno per le donne gravide.
L’associazione sinergica tra ferro e acido folico potenzia moltissimo l’attività dei singoli elementi, che contribuiscono a ottimizzare la produzione dei globuli rossi e quindi la disponibilità dell’ossigeno per l’organismo.
Qualsiasi individuo dovrebbe evitare di sviluppare stati carenziali di ferro e acido folico, poiché le conseguenze possono portare a gravi forme anemiche di tipo sideropenico.
Inoltre simili condizioni provocano vari gradi di danno al tessuto nervoso poiché non vengono più sintetizzati adeguatamente i neurotrasmettitori coinvolti nel funzionamento delle sinapsi.
Una delle principali funzioni di ferro e acido folico infatti è quella di monitorare il quantitativo di neuromediatori a livello dello spazio presinaptico, allo scopo di regolare il funzionamento delle placche neuromotrici.
Il processo di sintesi dei globuli rossi, che si realizza nel midollo osseo, presuppone la formazione di cellule con forma e dimensioni fisiologiche, contenenti un’adeguata concentrazione di emoglobina.
Nelle forme di anemia sideropenica, gli eritrociti sono in numero normale ma al loro interno la percentuale di ferro è inadeguata e di conseguenza anche il funzionamento dell’acido folico risulta insufficiente.
Nelle forme di anemia megaloblastica, invece, sono presenti globuli rossi con dimensioni eccessive ma in numero inferiore alla norma, per cui l’ossigenazione dei tessuti non è adeguata.
Il funzionamento dell’acido folico è strettamente collegato a quello del ferro, dato che tutte le vitamine del gruppo B fanno parte della catalisi enzimatica che gestisce l’emopoiesi.
Pertanto, venendo a mancare il ferro, che è l’elemento indispensabile per la sintesi di emoglobina, e l’acido folico, che controlla la produzione di globuli rossi, le conseguenze per l’organismo non possono che essere nocive.
Molto spesso lo squilibrio tra concentrazione di folati e di ferro evolve in maniera inizialmente asintomatica, per poi manifestarsi chiaramente soltanto dopo alcuni mesi.
È proprio a questo punto che l’organismo ha sviluppato uno stato carenziale talmente significativo da richiedere un tempestivo intervento farmacologico finalizzato a riequilibrare la concentrazione di questi elementi.
Diventa quindi opportuno integrare la dieta con integratori contenenti entrambi i composti, poiché l’alimentazione da sola di solito non è in grado di riportare l’omeostasi.
Per effettuare una diagnosi corretta della concentrazione di acido folico e ferro, è sufficiente effettuare un’analisi del sangue con sideremia e dosaggio di acido folico, test che devono affiancare l’emocromo completo di ematocrito.
L’associazione di ferro e acido folico, che di solito presuppone cicli di assunzione di specifici integratori alimentari, è indicata nei seguenti casi:
In tutte queste condizioni i pazienti possono essere asintomatici per lo meno nelle prime fasi delle malattie, poiché il fegato è in grado di immagazzinare notevoli concentrazioni di acido folico, che viene ceduto progressivamente a seconda delle singole esigenze.
D’altra parte, il ferro si trova in numerosi alimenti e quindi una dieta varia e bilanciata può supportare adeguatamente il fabbisogno giornaliero di questo elemento.
Molte persone non si accorgono della necessità di integrare folati e ferro poiché la sintomatologia derivante dagli stati carenziali è piuttosto indistinta e spesso viene confusa con un normale periodo di stanchezza dovuta a stress psico-fisico oppure a surmenage lavorativo.
In realtà, ci sono alcuni segnali discriminanti che dovrebbero indirizzare verso una diagnosi precisa, e si tratta di:
In generale è opportuno assumere integratori contenenti ferro e acido folico anche per prevenire l’insorgenza di alcuni disturbi, soprattutto nella donna in età fertile che presenta mestruazioni particolarmente abbondanti.
È piuttosto frequente che alla fine del ciclo la donna mostri i sintomi tipici dell’anemia, anche se si tratta di manifestazioni temporanee che si risolvono nel giro di pochi giorni e senza nessun intervento farmacologico.
Tuttavia, in questa fase dell’esistenza femminile, sarebbe buona norma effettuare cicli di assunzione di rimedi integrativi per scongiurare il rischio di anemie sideropeniche.
Anche nell’adolescenza e nella terza età, un’integrazione del genere è molto utile per mantenere livelli fisiologici di folati e di ferro, composti indispensabili al corretto metabolismo ematico.
L’anemia è una patologia molto comune che consiste nella diminuita capacità di trasporto dell’ossigeno da parte degli eritrociti; esistono differenti tipi di anemia che sono quasi sempre causati dalla diminuzione della massa di emoglobina, identificabile nel valore dell’ematocrito.
Quando questo indice diminuisce, è consigliabile assumere integratori a base di ferro e acido folico, in grado di ripristinare il corretto metabolismo degli eritrociti.
La carenza di ferro, che spesso è associata a quella di folati, è il principale fattore eziologico dell’anemia sideropenica, provocata non soltanto da un diminuito apporto dietetico ma anche da eccessive perdite oppure da un eventuale assorbimento insufficiente.
Mentre nella donna questo disturbo accompagna tutta la durata della vita fertile, nell’uomo si manifesta con maggiore frequenza dopo i quarant’anni.
Uno stato carenziale di ferro e folati può derivare da un maggiore fabbisogno, da un’aumentata eliminazione o da uno scorretto assorbimento.
L’apporto inadeguato di ferro e folati dipende da carenze alimentari poiché questi elementi non sono sempre adeguatamente disponibili nei cibi, soprattutto cotti; circa il 70% del ferro introdotto con i cibi viene immagazzinato nei gruppi EME, ed entra a far parte dell’emoglobina.
Il ridotto assorbimento può derivare da diarrea, da steatorrea (presenza di grasso nelle feci) oppure da ulcera gastrica, mentre l’aumentato fabbisogno può derivare da condizioni fisiologiche come gravidanza, allattamento o mestruazioni particolarmente abbondanti.
Una condizione piuttosto diffusa ma spesso sottovalutata è rappresentata dalle piccole perdite continuative di ferro derivanti da ulcere gastriche o duodenali, diverticolite, emorroidi, ernia iatale o colite ulcerosa.
In tutte queste condizioni diventa indispensabile riequilibrare le perdite di ferro e acido folico, assumendo integratori che contengono queste due molecole.
Inizialmente l’anemia sideropenica comporta sintomi di scarsa importanza, come stanchezza diffusa e irregolarità del ritmo circadiano; se non viene tempestivamente curata, una simile patologia può evolvere in mancanza di respiro, cefalea, vertigini, parestesie, glossite, tachicardia e infiammazione delle mucose.
La sua diagnosi prevede analisi del sangue con il dosaggio della ferritina ematica, eventualmente associate alla ricerca del valore dei folati.
Le terapie più efficaci prevedono l’assunzione di integratori contenenti ferro e acido folico in associazione, da utilizzare preferibilmente a digiuno per consentire un adeguato e completo assorbimento intestinale dei principi attivi.
Il ruolo terapeutico di questi integratori alimentari risulta estremamente efficace poiché nel giro di poco tempo la sideremia ritorna normale, così come il livello di ossigenazione dei tessuti.
Ripristinando il funzionamento degli eritrociti, tutti i sintomi collegati all’anemia ferro-priva diminuiscono progressivamente fino a scomparire, riportando l’organismo a condizioni fisiologiche.
La presenza concomitante di acido folico e ferro viene utilizzata anche per aumentare i processi di moltiplicazione cellulare, migliorando il turnover di cellule a veloce ricambio come appunto i globuli rossi.
Non bisogna dimenticare che l’acido folico è una provitamina che partecipa alla sintesi degli acidi nucleici e quindi indirettamente alla riproduzione cellulare.
L’attività sinergica di folati e ferro potenzia reciprocamente la loro efficacia, rendendo questi rimedi la scelta ideale in caso di sindromi anemiche.
L’assunzione di prodotti del genere svolge anche un’efficace azione preventiva per scongiurare il rischio di anemie da carenza di ferro, proprio grazie alla stimolazione della moltiplicazione cellulare che consente di raggiungere in breve tempo una concentrazione fisiologica di eritrociti.
Gli alimenti più ricchi di ferro sono quasi tutti di origine animale, anche se alcuni appartengono al regno vegetale.
Tra i primi ci sono carne rossa e bianca, soprattutto di tacchino, fegato e frattaglie, pesce di acqua marina, tuorlo d’uovo; tra i secondi compaiono legumi, cereali integrali, funghi, frutta secca, farina di soia, verdure a foglia verde.
Gli alimenti che contengono maggiori concentrazioni di folati e acido folico sono:
Per migliorare l’assorbimento di ferro e acido folico, è necessaria la presenza di vitamina C che grazie al suo elevato potere antiossidante, migliora l’assimilazione delle vitamine liposolubili.
Una dieta equilibrata e ricca di ortaggi a foglia verde, legumi, cereali, carne e pesce, latticini e tuorlo d’uovo, consente di mantenere a livelli fisiologici la concentrazione di folati e ferro, evitando l’insorgenza di stati carenziali soprattutto nelle donne in età fertile.
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