Vuoi sapere se l’epilobio è veramente efficace? Allora sei nel posto giusto
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L’epilobio (Epilobium angustifolium) è una pianta erbacea perenne, meglio conosciuta con il nome di “garofanino di bosco“.
La sua struttura presenta steli eretti, poco ramificati e di consistenza non legnosa, che possono raggiungere un’altezza massima di due metri.
Sulle numerose ramificazioni laterali si inseriscono foglie lanceolate, di forma allungata e di colore verde brillante, che assumono una disposizione a spiga.
La loro principale caratteristica è rappresentata dalla presenza di nervature circolari che si sviluppano intorno all’asse centrale della lamina; i fiori, riuniti in grappoli a forma conica, sono di piccole dimensioni e presentano un colore che varia dal rosso porpora al rosso magenta.
La parte apicale dell’infiorescenza, aprendosi, libera centinaia di semi che vengono distribuiti nell’ambiente mediante il vento (inseminazione anemofila); questa pianta può riprodursi anche attraverso le radici, una modalità poco utilizzata.
L’habitat di questo vegetale prevede terreni umidi a componente calcarea, ben drenati e a pH neutro oppure lievemente acido, come quelli di campi e pascoli; questa erba officinale tende a crescere anche nel sottobosco nel periodo compreso tra aprile e ottobre.
Anticamente i nativi americani erano soliti raccogliere germogli appena nati di epilobio che venivano poi mescolati alla verdura cruda e consumati come ottimo rimedio contro infiammazioni stagionali.
La pianta infatti contiene un’elevata concentrazione di acido ascorbico e di provitamina A, due elementi in grado di contrastare lo stress ossidativo e la presenza di radicali liberi nell’organismo.
Gli steli venivano comunemente impiegati dopo numerosi trattamenti per preparare un unguento terapeutico che, applicato su tagli, ustioni e piccole ferite, accelerava i tempi di guarigione.
In natura sono presenti almeno duecento specie di questa pianta, alcune delle quali trovano impiego come sostanze antinfiammatorie soprattutto del tratto genitourinario.
Tenendo conto che questo vegetale non richiede cure particolari per il suo accrescimento, e che la diffusione delle piante è molto rapida, in alcune zone esso viene considerato infestante e spesso eliminato con prodotti diserbanti.
In realtà la pianta è dotata di numerose proprietà benefiche per l’organismo, che vengono sfruttate sia assumendo direttamente alcune parti del vegetale ancora fresche, sia sotto forma di integratori, formulati con principi attivi titolati e standardizzati.
Le principali proprietà dell’epilobio dipendono dai componenti in esso contenuti, che sono:
Grazie all’attività sinergica di questi elementi, il vegetale svolge un’efficace azione antiflogistica, con particolare riguardo all’ipertrofia prostatica benigna.
In generale, esso contribuisce a migliorare il funzionamento dell’apparato urinario mediante la liberazione di miricetolo che inibisce la sintesi di prostaglandine.
La presenza di tannini, concentrati prevalentemente a livello dell’apparato radicale, permette di combattere tutte le infezioni di qualsiasi natura e di contrastare i fenomeni emorragici, rivelandosi un rimedio ideale per chi soffre di dismenorrea.
Un’altra proprietà della pianta è di potenziare il drenaggio dei liquidi in eccesso e di limitare secrezioni di qualsiasi genere: proprio per questo motivo i suoi principi attivi sono in grado di rilassare i tessuti molli riparando quelli danneggiati e intervenendo efficacemente in caso di diarrea o vomito incoercibile.
Anche le irritazioni cutanee, compresa la dermatite da contatto, possono essere risolte dall’applicazione di impacchi ottenuti in seguito alla bollitura delle foglie: simili preparazioni permettono anche di potenziare la diuresi e di distendere i tessuti, riparando quelli danneggiati in seguito a ustioni, ferite o piccole lesioni.
I numerosi flavonoidi contenuti nelle foglie della pianta agiscono come potenti antinfiammatori, sfruttando le potenzialità antiossidanti della vitamina C e di alcuni minerali (soprattutto zinco, rame e cromo).
I benefici offerti da questa pianta sono i seguenti:
Considerato uno dei più efficaci rimedi fitoterapici per uso interno, l’epilobio si caratterizza per le sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche espettoranti, astringenti ed emollienti.
Per uso esterno esso trova impiego per risolvere disturbi dermatologici e infiammazioni del cavo orale; di solito viene utilizzato per via sistemica sotto forma di capsule, compresse oppure di tisane.
Il fabbisogno giornaliero per regolarizzare determinate funzioni dell’organismo è pari a 1,5-2 grammi, che corrispondono a 40 gocce di tintura madre.
In fitoterapia le parti utili del vegetale sono soprattutto le sommità fiorite, oltre alle foglie e a porzioni crude dello stelo.
L’apparato radicale viene utilizzato soltanto sporadicamente perché la concentrazione di principi attivi è praticamente irrilevante.
L’ipertrofia prostatica benigna, conosciuta anche come “prostata ingrossata”, è uno dei disturbi più diffusi nella popolazione maschile che ha superato il cinquantesimo anno di età.
Questa ghiandola è indispensabile per la sintesi del liquido prostatico, un secreto in grado di nutrire gli spermatozoi (derivanti dai testicoli), migliorando la loro motilità e allungando i tempi di sopravvivenza.
Essa, che ha la forma di una castagna rovesciata aderente all’uretra, viene a contatto sia con l’apparato renale che con quello intestinale, dato che la sua posizione anatomica coinvolge vari organi.
Nel momento in cui la prostata incomincia a ingrossarsi, un processo inevitabile, non maligno e dovuto all’età, possono insorgere alcuni disturbi, come la costrizione dell’uretra (che si traduce nell’emissione intermittente di urina) e problematiche intestinali (spesso collegate a stitichezza occasionale).
L’IPB (Ipertrofia Prostatica Benigna) di solito rimane una patologia con scarsa tendenza a degenerare, anche se in alcuni casi può predisporre il soggetto allo sviluppo di forme neoplastiche.
Per abbassare l’indice di rischio del tumore alla prostata è quindi opportuno intervenire in maniera cautelativa a livello ghiandolare, assumendo integratori naturali capaci di limitare l’aumento volumetrico dell’organo.
A questo proposito, sono note da tempo le proprietà antiflogistiche dell’epilobio, che si esercitano in particolare mediante l’inibizione della produzione di prostaglandine, che sono i principali mediatori chimici dell’infiammazione.
L’ipertrofia prostatica benigna è essenzialmente un’accrescimento incontrollato della ghiandola prostatica, indotto da elevate concentrazioni di estrogeni e, parallelamente, basse concentrazioni di testosterone.
Ecco perché una delle principali opzioni terapeutiche comprende l’inibizione degli estrogeni, che si può mettere in atto mediante antagonismo competitivo su recettore oppure mediante inibizione della loro sintesi endogena.
È stato evidenziato come l’epilobio abbia un’azione altamente selettiva nei confronti della prostata, potendo funzionare da vero e proprio inibitore dello sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna.
Il suo meccanismo d’azione è paragonabile a quello della soia, ricca di fitoestrogeni, in quanto i suoi fitosteroli sono in grado di legarsi in maniera specifica ai recettori degli estrogeni presenti sulla prostata, impedendo tale legame agli estrogeni circolanti.
Bisogna considerare che tali ormoni endogeni sono principali responsabili dell’input per l’ipertrofia delle cellule di questa ghiandola.
Inoltre, i principi attivi contenuti nell’epilobio, vanno ad interagire con l’enzima aromatasi, inibendone l’attività, e questo si traduce in un’ulteriore calo della concentrazione di estrogeni dato che tale proteina è responsabile della loro sintesi.
Assumendo con regolarità integratori alimentari a base di epilobio, il paziente riesce a mantenere sotto controllo l’espandersi del tessuto prostatico, nonché a prevenire la sua eventuale trasformazione in senso canceroso.
Dato che l’ipertrofia prostatica benigna è spesso associata a flogosi della prostata, la presenza di principi attivi con proprietà antinfiammatorie rende l’epilobio una cura completa nei confronti delle problematiche maschili, in quanto in grado di agire sul processo biologico, aggredendolo da diversi punti di vista.
Spesso, per questo impiego, l’epilobio viene unito a semi di zucca, tritato e convertito in infuso, mediante aggiunta di acqua bollente.
La prostatite è un’altra condizione patologica che colpisce la prostata di soggetti maschili di ogni età, che si caratterizza per l’insorgenza di un’infiammazione, più o meno cronica ma sempre di una certa durata, che dà luogo a sintomi anche piuttosto fastidiosi come mal di pancia perenne, tensione addominale, sangue nelle urine e malessere generalizzato, eventualmente accompagnato a febbre.
L’epilobio è un potente rimedio in grado di ridurre l’effetto invalidante di questa situazione, purtroppo molto diffusa.
Il principale vantaggio derivante dal suo impiego è quello di non provocare nessun effetto collaterale, a differenza delle tradizionali terapie farmacologiche a base di ormoni, che non sempre risultano ben tollerate.
Inoltre questo rimedio può essere assunto in associazione a qualsiasi medicinale in quanto non presenta interazioni farmacologiche di nessun genere.
Grazie a un’elevata compatibilità biologica con l’organismo e a una rapida bio-disponibilità, i fitocomplessi di questo tipo sono in grado di intervenire con efficacia già dopo poche settimane di utilizzo continuativo.
Serenoa repens, che è una varietà di palma che produce bacche di colore rosso scuro molto ricche di principi attivi fitoterapici, è largamente utilizzata nella cura e prevenzione dell’ipertrofias prostatica benigna, sia da sola che in associazione con l’epilobio.
Gli elementi responsabili della sua azione curativa sono:
Il suo meccanismo funzionale dipende dalle proprietà anti-androgeniche che possiede e che consentono di limitare la produzione di testosterone, che è il principale responsabile dell’IPB.
Inoltre il vegetale riesce a inibire l’enzima reduttasi, direttamente coinvolto nella sintesi del DHT (Di-Idro-Testosterone), una molecola 5 volte più attiva del testosterone e quindi ancora più direttamente coinvolta nell’ingrossamento della ghiandola prostatica.
L’associazione farmacologica tra serenoa ed epilobio sembra intervenire proprio a livello dei recettori del DHT, che vengono inattivati contribuendo a impedire l’attività iperstimolante dell’ormone.
Di conseguenza le cellule della prostata non subiscono nessun impulso di tipo neuronale e non aumentano di volume, mantenendo le loro dimensioni fisiologiche.
Grazie alla sinergia funzionale di questi due rimedi si verifica anche una potente azione antinfiammatoria, utilissima poiché l’ipertrofia prostatica benigna ha una forte componente flogistica.
Le funzioni spasmolitiche sulla muscolatura delle vie urinarie (uretra e ureteri) contribuisce a regolarizzare non soltanto l’apparato genitale, ma anche quello escretore e intestinale.
La contrazione dei muscoli prostatici (provocata dall’invecchiamento) potrebbe causare da un lato fenomeni ostruttivi sull’uretra e d’altro lato lo schiacciamento della ghiandola.
Dall’associazione di simili fenomeni deriva quasi sempre l’insorgenza dei disturbi della minzione, tipici della IPB.
Secondo i più recenti dati clinici collegato a ricerche epidemiologiche, quanto più precocemente si interviene sull’ipertrofia prostatica benigna, tanto minore è il rischio di sviluppare un carcinoma.
Proprio per questo motivo è sempre necessario che gli uomini over-50 effettuino ogni anno il test emetico del PSA (antigene prostatico aspecifico), un marker indicativo della presenza di disturbi alla prostata.
Quando il suo valore supera la soglia fisiologica di 4 milligrammi su 100 millilitri di sangue sarebbe buona norma incominciare il prima possibile ad assumere rimedi di questo genere, controllando periodicamente lo stato di salute della prostata.
Contrariamente ai farmaci di sintesi che, pur essendo efficaci, possono provocare assuefazione e quindi richiedere dosaggi sempre superiori di principi attivi, il fitocomplesso formato da epilobio e serenoa non causa nessuna reazione avversa e neppure assuefazione e pertanto può essere assunto con assoluta tranquillità.
I soggetti affetti da IPB, ma anche tutti gli uomini a partire dai 45 anni, dovrebbero assumere regolarmente integratori alimentari a base dei singoli componenti (serenoa ed epilobio) oppure, ancor meglio, fitocomplessi contenenti entrambi.
In questo modo si svolge un’azione preventiva nei confronti della produzione di testosterone e diidrotestosterone, che sono i principi attivi più direttamente coinvolti nella genesi dell’aumento volumetrico ghiandolare.
Il beta-sistosterolo, che è una molecola presente in entrambe le piante, agisce in maniera selettiva soltanto quando la concentrazione di testosterone circolante supera la soglia fisiologica, in modo tale da non interferire con le normali reazioni metaboliche dell’apparato genitale.
I flavonoidi, d’altra parte, che contrastano efficacemente lo stress ossidativo, evitano lo sviluppo di disturbi infiammatori che sono importanti fattori eziologici dell’ipertrofia prostatica.
Questo disturbo infatti non è altro che una flogosi delle cellule, iperstimolate da eccessive concentrazioni ormonali da parte del testosterone.
Se assunto a dosaggi adeguati, l’epilobio non presenta nessuna controindicazione e neppure effetti collaterali, poiché la sua composizione biomolecolare è del tutto compatibile con le cellule dell’organismo vivente.
Grazie alla presenza di abbondanti tannini, questa pianta è in grado di contrastare non soltanto l’ipertrofia prostatica benigna ma anche le infezioni delle vie urinarie e le mestruazioni dolorose.
Quando la posologia non viene rispettata e quindi insorgono fenomeni di sovradosaggio, questo rimedio può provocare nausea, vomito, disappetenza e disturbi gastrointestinali.
Si tratta comunque di fenomeni reversibili, che possono essere sospesi rapidamente, interrompendone l’assunzione.
Il suo impiego è comunque sconsigliato durante gestazione e allattamento a scopo cautelativo e tutte le volte in cui sia stata accertata ipersensibilità nei confronti di uno o più principi attivi in esso contenuti.
In associazione con altri fitofarmaci, l’epilobio può aumentare la sua efficacia, per cui diventa necessario abbassare i dosaggi in maniera graduale ma continuativa.
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