Vuoi scoprire la verità sul fungo cordyceps? Allora sei nel posto giusto!
Prima di entrare nei dettagli, di seguito trovi una tabella nella quale sono stati inseriti i migliori prodotti con cordyceps del 2022, le loro principali caratteristiche e il link al sito ufficiale.
Di seguito invece trovi una lista completa di tutti i migliori prodotti con cordyceps presenti sul mercato:
In letteratura micologica l’appellativo cordyceps si riferisce a due gruppi di funghi: appartenenti al gruppo degli ascomiceti: il primo costituito da organismi parassiti che attaccano altri funghi sotterranei (solitamente i tartufi) e il secondo che si stabilisce su esseri viventi (come insetti e ragni).
I cordyceps parassiti dei funghi ipogei sono circa 15 varietà, mentre quelli del secondo gruppo sono molto più diffusi e comprende oltre 250 specie.
Il corpo fruttifero di questi funghi presenta una struttura basale (stipite) che si posiziona in profondità, per raggiungere gli stati più bassi del terreno; da essa ha origine una porzione fertile (capitola) che sorregge i periteci.
Sono proprio questi organi a consentire lo sviluppo di lunghi aschi, su cui sono presenti moltissime file di spore settate e filiformi, da cui dipende l’intero ciclo riproduttivo.
Giunte a maturazione, le spore si dividono in piccoli frammenti che poi vengono espulse dagli aschi per raggiungere il suolo e germinare.
Le differenti specie di cordyceps produce diversi frammenti sporali, che possono essere più o meno lunghi, ma che comunque risultano estremamente colonizzanti e quindi fertili.
Se la maturazione delle spore non è completa, la loro germinazione può dare luogo a strutture incomplete (anamorfe) che sono destinate a morire entro poche ore.
Soltanto le formazioni giunte a completo sviluppo sono in grado di consentire la genesi di funghi telomorfi, che sono quelli che vengono utilizzati nel settore fitoterapico.
Le spore mature, prima di raggiungere il suolo, rimangono disperse nell’aria e può succedere che entrino in rapporto con un animale oppure con un vegetale ospitante.
In simili situazioni esse si attaccano in maniera estremamente salda e incominciano il loro ciclo biologico di parassitismo, come del resto succede alla maggior parte dei miceti.
Una volta assestata, la spora germina entro un lasso di tempo variabile e dipendente dalle caratteristiche dell’ospite, dove il fungo si diffonde poi abbastanza rapidamente, insediandosi.
L’organismo ospitante dopo poco è destinato a morire e a questo punto il micelio (che è il corpo fruttifero del fungo) invade tutto lo spazio disponibile per poi fruttificare.
Gli insetti colpiti e uccisi da cordyceps, esteriormente appaiono normali, dato che il parassita si sviluppa interiormente e non è visibile all’esterno.
Tuttavia l’ospite è letteralmente mummificato.
In un primo stadio di invasività, il parassita produce una certa quantità di composti psicotropi, che contribuiscono a modificare il metabolismo dell’ospite, fino a ucciderlo.
Dal corpo dell’animale morto è possibile vedere la fuoriuscita di numerosi filamenti (ife) che, dopo aver prodotto i corpi fruttiferi, incominciano a liberare altre spore, per incominciare nuovamente il loro ciclo vitale.
Il loro corpo fruttifero, che presenta un aspetto simile a quello di una piccola clava lunga 2-3 centimetri, è formato quindi da un corpo fibroso che sorregge una testa apicale, ruvida e rivestita di migliaia di forellini.
Queste piccole aperture (ostuli) permettono l’uscita di aschi e di spore, che devono raggiungere l’esterno per la riproduzione.
Ogni asco contiene di solito non più di 8 spore filiformi.
Esse si frantumano in numerosi frammenti cilindrici che vengono espulsi attraverso l’ostiolo, quando il vegetale ha raggiunto la completa maturazione.
Conosciuto da secoli in Cina, dove viene impiegato per molteplici scopi fitoterapici, il cordyceps appartiene alla classe dei miceti endoparassiti, che possono vivere e riprodursi soltanto se ospitati da un organismo vivente.
Il suo habitat preferito è costituito dall’alta montagna, dove si sviluppa con estrema facilità, soprattutto sulla catena del Tibet a quasi 5000 metri d’altitudine.
Presso le popolazioni indigene questo organismo è stato per secoli considerato sacro, grazie alle numerose proprietà terapeutiche e preventive che lo caratterizzano.
La specie maggiormente utilizzata in erboristeria è il cordyceps sinensis, la cui funzioni sono strettamente collegate ai meccanismi di produzione energetica a livello mitocondriale.
Soltanto nel 1993 il fungo è stato presentato al mondo occidentale, quando, durante i campionati mondiali di nuoto che si svolsero a Pechino, un allenatore confessò che gli eccellenti risultati ottenuti dalla sua squadra dipendevano appunto dall’impiego del cordyceps come integratore alimentare.
La struttura fisica dei nuotatori e le loro strepitose performance atletiche, che avevano inizialmente fatto sospettare l’assunzione di sostanze anabolizzanti, si rivelarono provocate unicamente dall’uso del cordyceps.
Il termine “cordyceps” si riferisce a un vocabolo latino che significa “bastone“, in riferimento alla sua forma di clava, con un corpo e una testa più allargata.
Le larve degli insetti parassitati vengono di solito colpite durante i mesi estivi, trasformandosi in corpi germinativi che, una volta penetrati nel terreno, si sviluppano in inverno.
Nella primavera successiva, lo stroma del fungo riesce a emergere dal terreno e ricomincia il suo ciclico parassitismo.
Queste particolari forme viventi sono classificate sia come vegetali che come animali, dato che possiedono i requisiti di entrambi.
A causa della rarità di un simile organismo e della difficoltà di trovarlo nel suo habitat naturale (Tibet), la ricerca biologica è riuscita a isolare i suoi apparati vegetativi per procedere a una riproduzione assistita.
Sfruttando selezionate tecniche fermentative, attualmente è possibile coltivare il cordyceps: pertanto la maggior parte di quello presente sul mercato deriva da processi di coltivazione biologica.
Le sue principali funzioni sono:
Simili benefiche prestazioni, che coinvolgono praticamente tutte le funzioni vitali, dipendono da una sinergia operativa dei vari componenti del fungo, che sono:
I due principali costituenti del cordyceps sono:
Il primo elemento, strutturalmente simile alla deossi-adenosina, svolge un ruolo di primo piano non soltanto a livello terapeutico, ma anche preventivo, contribuendo a stimolare l’attività del sistema immunitario mediante il potenziamento della produzione di leucociti.
Tra i polisaccaridi presenti nel corpo germinativo, la maggiore concentrazione è di galatto-mannano, un glucide capace di regolarizzare il metabolismo dei carboidrati.
Il cordyceps contiene inoltre una notevole varietà di composti bioattivi, tra cui alcuni nucleosidi (guanosina, adenosina e uridina), fitosteroli, come soprattutto ergosterolo, precursori della vitamina D, zinco, manganese e magnesio.
Grazie alle funzioni metaboliche di tutti questi composti, il fungo viene considerato un rimedio d’elezione anche per:
Nel settore sportivo questo fungo si è rivelato un supporto eccezionale sia per aumentare la resistenza agli sforzi fisici (effetto adattogeno) che per favorire un rapido recupero post-workout.
Risultati del genere dipendono dall’aumento dell’ossigenazione dei tessuti dovuta a selettivi processi di vasodilatazione periferica, oltre che dal rilassamento della muscolatura bronchiale e bronchiolare.
L’aumento del flusso di sangue al cuore e ai muscoli costituisce il più efficace metodo per potenziare le prestazioni atletiche in qualsiasi tipo di sport.
Un’ottima ossigenazione, causata dall’incentivazione del VO2max, si rivela vantaggiosa anche come fattore immuno-modulante, utile soprattutto per gli sportivi sottoposti a sforzi intensi e prolungati.
I principali benefici offerti dall’impiego del cordyceps riguardano non soltanto la vasta gamma di azioni utili per l’organismo, ma anche la quasi assoluta assenza di reazioni avverse.
Questo elemento infatti è particolarmente ben tollerato e viene pertanto valutato un supporto sicuro e privo di reazioni collaterali derivanti da eventuale tossicità.
Le incredibili proprietà che si collegano a un suo regolare utilizzo dipendono anche dalla presenza di:
Si tratta di componenti meno concentrati rispetto agli altri, ma che, anche se presenti soltanto in tracce, sono in grado di svolgere un’azione selettiva di estrema rilevanza.
La ricerca clinica ha evidenziato come l’assunzione di integratori formulati con estratti titolati di cordyceps aumenta notevolmente le bio-energia cellulare, sotto forma di molecole di ATP.
La percentuale di miglioramento ergonico raggiunge il sorprendente valore del 55%.
Oltre a un’accresciuta produzione di ATP, l’uso del fungo consente anche di velocizzare i processi di recupero energetico, ottimizzando i meccanismi di equilibrio metabolico relativi all’ossigenazione.
Com’é noto, la sintesi dei composti ad alta energia è strettamente collegata alla disponibilità cellulare di ossigeno.
i principali benefici di questo elemento sono:
Simili benefici dipendono dal fatto che effettivamente questo fungo Tibetano contiene una vasta gamma di principi attivi in grado di migliorare le funzioni psico-fisiche dell’organismo.
Tra l’altro, alcuni pastori del Tibet, una zona dove il cordyceps è particolarmente diffuso, hanno notato che il bestiame che lo ingerisce abitualmente, si mostra molto più forte e resistente, a conferma che la sua azione benefica è riscontrabile anche sugli animali.
La cordicepina ha mostrato interessanti proprietà terapeutiche in presenza di fenomeni di antibiotico-resistenza, confermandosi un efficace rimedio per uccidere i batteri difficilmente eliminabili.
Il cordyceps può essere assunto sia con scopi curativi che preventivi, dato che i suoi principi attivi si sono rivelati efficaci in entrambe le situazioni.
Il fattore discriminante è quello del dosaggio, che deve essere calibrato con esattezza in base alle singole esigenze, per evitare il rischio di sovra-dosaggio.
Salvo diverse indicazioni è consigliabile utilizzare 1-2 capsule contenenti estratto secco titolato al massimo 2 volte al giorno, sempre lontano dai pasti.
Un ciclo completo è di almeno 8 settimane, un lasso di tempo ottimale per consentire al fungo Tibetano di interagire correttamente con i processi metabolici.
Grazie alla sua elevata compatibilità biologica e alla sua altrettanto alta bio-disponibilità, il cordyceps mostra già i primi benefici dopo 2-3 settimane di assunzione.
Nei primi giorni esso svolge prevalentemente funzioni depurative, per poi, una volta che il corpo non contiene più tossine, incominciare a rinforzare le sue difese immunitarie.
In molti casi è opportuno associare l’uso di simili preparati con la vitamina C, che facilita l’assorbimento dei principi fitoterapici, ottimizzandone la posologia.
L’acido ascorbico inoltre aumenta l’assunzione dei polisaccaridi e di conseguenza consente di creare un ambiente favorevole alla produzione di ATP.
Gli integratori contenenti cordyceps possono essere impiegati nelle seguenti condizioni:
Un approccio corretto all’impiego del cordyceps prevede l’assunzione iniziale di un dosaggio minimo, per saggiare le reazioni soggettive al preparato, che può essere aumentato progressivamente con cadenza settimanale.
In commercio sono disponibili integratori mono-composti (contenenti soltanto il principio attivo) oppure fito-complessi con vitamina C, zinco e rame.
Questi ultimi rimedi sono indicati come terapia di attacco, dato che la loro efficacia è molto elevata e consente di raggiungere rapidamente gli obiettivi.
Come mantenimento è invece sufficiente orientarsi verso prodotti contenenti solo cordyceps in purezza e a concentrazioni piuttosto alte, che possono essere assunti tranquillamente dopo l’iniziale fase di adattamento.
Il cordyceps è un elemento molto ben tollerato in quanto è dotato di un’ottima bio-compatibilità che pertanto non provoca effetti collaterali significativi.
Bisogna sempre rispettare la posologia indicata sulle confezioni, poiché ogni preparato contiene differenti concentrazioni di principi attivi, la cui quantità deve essere titolata e standardizzata.
Le uniche precauzioni previste sono durante gravidanza e allattamento (quando è sconsigliato utilizzare il prodotto), nella prima infanzia e in caso di accertata intolleranza a questo rimedio.
In letteratura farmacologica non sono riportate controindicazioni di nessun genere, per cui l’uso di integratori di questo tipo è consentito a tutti, a patto di non superare i dosaggi indicati.
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