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Anche se può causare disturbi piuttosto sgradevoli, la cui durata è estremamente soggettiva, la menopausa non deve essere considerata una malattia, ma una fase fisiologica della vita di tutte le donne.
A partire dai 45-50 anni e per circa 4-5 anni, la popolazione femminile attraversa un periodo durante il quale viene a cessare la produzione di estrogeni e progesterone, gli ormoni sessuali che controllano il ciclo mestruale e quindi la fertilità.
Il controllo endocrino estrogenico non è limitato soltanto a queste funzioni, ma incide anche su molte altre funzioni dell’organismo.
Preceduta da un lasso di tempo variabile, chiamato climaterio, la menopausa può provocare alcuni problemi psico-fisici che, soltanto in una minoranza dei casi, diventano significativi.
È ormai appurato che la componente psico-emotiva svolge un ruolo di estrema rilevanza sul metabolismo organico, tanto che i principali disturbi legati a questa fase vengono definiti appunto psico-somatici.
Tale evidenza deriva dallo stretto collegamento che sussiste tra il sistema nervoso e l’apparato endocrino che, a sua volta, incide notevolmente sulla menopausa.
La progressiva carenza di estrogeni, che arrivano poi a scomparire completamente, è infatti monitorata dall’asse ipotalamo-ipofisario, una struttura cerebrale coinvolta in primo piano.
I principali disturbi della menopausa dipendono tutti, direttamente o indirettamente, dalla mancanza degli estrogeni in circolo.
Costituiscono probabilmente il disturbo più tipico di questa fase della vita femminile e insorgono quando i vasi sanguigni periferici si dilatano (vasodilatazione riflessa) facendo aumentare il volume ematico a livello cutaneo.
Di conseguenza la cute tende a surriscaldarsi per l’aumentato afflusso di sangue e la temperatura corporea si innalza al punto da provocare abbondante sudorazione, arrossamento epidermico (iperemia) e pulsazioni.
Si tratta delle ben note scalmane (o caldane), la cui insorgenza è improvvisa, imprevedibile e molto fastidiosa, dato che la donna può ricoprirsi completamente di sudore, avvertendo una sensazione simile a quella della febbre.
Simili condizioni si verificano spessissimo durante la notte, causando bruschi risvegli e un significativo disagio fisico.
Tra i disturbi cardio-vascolari, le palpitazioni sono senza dubbio le più comuni, dato che circa il 70% delle donne ne soffre durante la menopausa.
Si manifestano con battiti anormali (extrasistoli) che si inseriscono alterando la fisiologica frequenza cardiaca e, se ripetuti, responsabili di veri e propri accessi tachicardici.
Come conseguenza, il miocardio si affatica e la circolazione arteriosa può subire alterazioni funzionali, con picchi ipertensivi superiori anche a 150 mmHg.
Tachicardia e ipertensione sono anomalie non gravi se isolate, mentre assumono un significato clinico decisamente più preoccupante se si ripetono ciclicamente.
Dato che la causa di tale quadro morboso è ancora una volta la carenza di estrogeni, in simili situazioni è possibile intervenire farmacologicamente con la TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva) oppure con l’impiego di fitoestrogeni e isoflavoni della soia.
Senza il controllo estrogenico, il metabolismo rallenta e di conseguenza l’assimilazione dei nutrienti si massimizza, fino ad arrivare a veri e propri aumenti ponderali di alcuni chili.
L’incremento di peso dipende sia dall’accumulo di grasso a livello dei pannicoli adiposi, sia dalla ritenzione idrica.
Come risultato il corpo della donna in menopausa tende a sformarsi a causa della presenza di cuscinetti di grasso localizzati su glutei, fianchi, addome, cosce e ginocchia.
Tale problema è peggiorato anche dalla tendenza alla sedentarietà che di solito le donne manifestano sia per mancanza di energia sia per il ristagno dei liquidi interstiziali.
Durante questa fase di assenza ormonale, si instaura un’alterazione del metabolismo del calcio, lo ione indispensabile per il trofismo degli osteoblasti.
Le ossa infatti sono organi costituiti da osteociti, la cui funzionalità dipende dalla fissazione del calcio e dalla presenza di vitamina D.
Quando tali funzioni non si realizzano in maniera fisiologica poiché la mancanza di estrogeni ne impedisce un corretto svolgimento, le ossa tendono a perdere rigidità e compattezza, dando origine all’insorgenza dell’osteoporosi.
Come indica il termine, questa malattia si caratterizza per una degenerazione del tessuto osseo che assume un aspetto sempre più poroso, con zone non adeguatamente ossificate e quindi fratturabili con facilità.
Mancando gli estrogeni, anche la produzione di collagene e di acido ialuronico subisce un notevole rallentamento, al punto che la pelle appare disidratata, secca e con tendenza a desquamarsi.
Un simile fenomeno è particolarmente visibile nelle zone anatomiche sottoposte ad attriti da sfregamento, come ad esempio a livello vulvare e vaginale durante i rapporti sessuali, quando si possono formare ulcere e piccole ferite.
Anche epidermide del volto appare ipotonica, poco elastica e disidratata, a causa della modificazione funzionale del fil idro-lipidico di protezione che si deteriora progressivamente.
In menopausa la donna non sente il desiderio di avere rapporti intimi perché l’assenza di estrogeni fa calare drasticamente la libido.
Inoltre la secchezza epidermica contribuisce a rendere spesso dolorosi i rapporti che, per mancanza di lubrificazione, possono diventare dolorosi.
Dopo i cinquant’anni l’incidenza del sovrappeso è molto elevata soprattutto nelle donne poiché la mancanza di estrogeni rende più lento il metabolismo potenziando l’assimilazione delle sostanze nutritive e in particolare dei grassi.
Il sovrappeso oltre ad essere un problema estetico comporta anche alcuni rischi per la salute, dato che predispone all’insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete, osteoporosi e alterazioni cartilaginee.
È chiaro che lo scheletro, trovandosi costretto a sostenere una massa corporea superiore a quella fisiologica, può subire delle tensioni funzionali che peggiorano l’osteporosi.
A partire dal climaterio, la popolazione femminile aumenta circa un kg al mese, arrivando in un anno a pesare fino a 12 kg di più rispetto al proprio normopeso.
Tale condizione non è causata soltanto da fattori quantitativi (kg in più) ma anche qualitativi (scorretta distribuzione del grasso corporeo).
Infatti, la silhouette della donna in menopausa assume il classico aspetto a pera con localizzazione del grasso nella zona di fianchi, glutei e addome.
L’aumento ponderale è associato alle fluttuazioni ormonali tipiche di questo periodo, dato che gli estrogeni finché sono presenti inibiscono l’assimilazione dei nutrienti.
Associando questo fenomeno con l’insorgenza di fame nervosa, che spesso si manifesta nelle donne over 50, ne deriva un aumento di adiposità.
In menopausa l’organismo femminile consuma meno calorie, poiché il metabolismo è rallentato, l’attività fisica spesso è carente e gli squilibri ormonali incidono sulle condizioni psico-fisiche.
Come conseguenza, si evidenzia inoltre una tipica distribuzione ginoide del grasso, con localizzazione disomogenea dei pannicoli adiposi.
Spesso succede che la donna mantiene gli arti inferiori e superiori molto snelli mentre la zona compresa tra il seno e il bacino diventa particolarmente voluminosa.
Questo accumulo di grasso nella zona inferiore del corpo prende il nome di adiposità ginoide.
Non bisogna sottovalutare il fatto che l’invecchiamento provoca una progressiva diminuzione della massa magra, associata a un calo del metabolismo basale.
Muovendosi di meno e potendo contare su un metabolismo più lento, è evidente che la donna ingrassa, anche poiché i fattori che modulano l’appetito subiscono alterazioni neuro-endocrine.
Le variazioni estrogeniche sono responsabili dell’adiposità a livello addominale, condizione peggiorata dalla diminuzione della massa muscolare magra.
La perdita di quest’ultima infatti inibisce il consumo di calorie che si accumulano nell’organismo, pertanto anche se la donna non mangia in maniera eccessiva, è destinata ad assimilare tutto quello che introduce, aumentando progressivamente di peso.
Quando l’incremento ponderale supera i 5 kg, si parla di un vero e proprio sovrappeso, che può causare alcune patologie come:
In seguito alla minore disponibilità di vitamina D e all’alterato metabolismo del calcio, le ossa sono più fragili e dunque sostengono con estrema difficoltà le masse grasse localizzate nella fascia addominale.
L’aumento di peso presuppone anche un incremento della concentrazione di trigliceridi e colesterolo, condizione molto rischiosa per la salute del miocardio e dei vasi.
A tutti questi fattori si aggiunge poi la ritenzione idrica, provocata dalla mancanza di estrogeni e localizzata principalmente nella zona fianchi.
È ormai assodato che le donne in menopausa sono affette da modificazioni del ricambio idrico, responsabili di edemi e gonfiori diffusi.
Secondo numerosi sondaggi, 7 donne su 10 sono affette da sovrappeso in menopausa, con il peggiorativo di una disarmonica distribuzione dell’adiposità sul corpo.
L’incremento del tessuto grasso, che dipende dal rallentamento metabolico e dalla minore lipolisi, si localizza quasi esclusivamente tra addome, fianchi e glutei.
Non è un mistero che le donne in menopausa “mettono la pancetta”, poiché la distribuzione del grasso è prevalentemente di tipo viscerale e collegata a un tipo di obesità centrale.
I pannicoli adiposi in menopausa tendono a depositarsi a livello del tessuto sottocutaneo, nella zona gluteo-femorale che è la più difficile da aggredire.
La disposizione addominale e viscerale del grasso non è soltanto un problema estetico ma soprattutto funzionale, poiché l’adiposità in queste zone tende a comprimere l’intestino modificando le sue funzioni fisiologiche e provocando stitichezza, ritenzione idrica e meteorismo.
È stato scientificamente documentato che il grasso viscerale tipico della donna in menopausa è un significativo fattore di rischio per molte malattie, come dislipidemie, disturbi cardiovascolari, scompenso cardiaco, steatosi epatica, diabete, osteoporosi e osteoartrosi.
È stata confermata inoltre una stretta correlazione tra grasso viscerale e malattie al colon, come la sindrome dell’intestino irritabile e la colite ulcerosa.
La popolazione femminile che grazie all’attività degli estrogeni è protetta verso i disturbi cardiovascolari durante tutta l’età fertile, in menopausa si trova esposta a un rischio molto elevato di patologie cardiovascolari.
Per tenere sotto controllo l’accumulo di grasso nella zona viscerale, si possono monitorare due parametri, che sono l’indice di massa corporea (il rapporto tra peso espresso in kg e altezza al quadrato) e la circonferenza della vita, che deve essere misurata all’altezza dell’ombelico e che indica l’accumulo di tessuto adiposo addominale.
Nel caso in cui questi due valori siano sopra alla soglia fisiologica, è indispensabile intervenire tempestivamente, poiché i rischi per la salute sono molto elevati.
Per rimodellare il corpo in menopausa, bisogna non soltanto calare di peso ma anche eliminare il grasso viscerale.
Il primo approccio da eseguire è senza dubbio quello alimentare, poiché un regime dietetico ipocalorico bilanciato, sano e variato è in grado da un lato di fornire tutti i nutrienti necessari, e d’altro lato di eliminare gli accumuli lipidici.
Uno schema dietetico ideale prevede il consumo prevalente di legumi, cereali integrali, frutta e verdura fresca stagionali, carboidrati complessi, vitamine e sostanze antiossidanti.
L’apporto proteico deve essere orientato verso un mix calibrato tra sostanze animali e vegetali, privilegiando carne e pesce magri, latte e latticini scremati.
Per perdere peso bisogna porre una scrupolosa attenzione anche ai metodi di cottura, optando per quelli al vapore o al forno che non richiedono l’aggiunta di condimenti.
È necessario limitare al massimo il consumo del sale da cucina, sostituendolo con spezie e aromi; bisogna poi evitare l’impiego di condimenti di origine animale che contengono grassi saturi, da sostituire con olio extravergine di oliva, un alimento salutare anche per il controllo della colesterolemia.
L’acqua svolge un compito di estrema rilevanza poiché aiuta a depurare l’organismo da scorie e tossine e stimola la diuresi, contribuendo a evitare il ristagno di liquidi nelle parti declivi del corpo.
Per riacquistare una linea invidiabile, oltre alla dieta la donna in menopausa deve curare anche l’attività fisica, che offre un valido supporto per accelerare i processi metabolici.
Sono sufficienti trenta minuti di camminata veloce ogni giorno per consumare un buon quantitativo di calorie, che nella maggior parte dei casi derivano dal processo di lipolisi.
Per fare fronte agli eventuali attacchi di fame ansiosa, che sono piuttosto frequenti in menopausa, è consigliabile avere sempre a portata di mano barrette dietetiche e snack bruciagrassi, che forniscono adeguati quantitativi energetici senza aumentare l’apporto calorico.
Anche i centrifugati o le spremute di frutta possono essere consumati senza limitazioni, poiché sono bevande ipocaloriche ma ricche di vitamine e sostanze antiossidanti che contrastano lo stress ossidativo dei tessuti.
Per eliminare il grasso sui fianchi è indispensabile che l’alvo intestinale funzioni correttamente; a questo scopo è consigliabile fare ricorso a probiotici e fermenti lattici, integratori che consentono di regolarizzare le funzioni intestinali, eliminando stitichezza occasionale o cronica.
Agendo in maniera sinergica sia a livello intestinale che sulla diuresi, l’organismo femminile in menopausa si sgonfia rapidamente e riacquista le forme anatomiche tipiche della silhouette di ogni donna.
Il problema principale del sovrappeso in menopausa è infatti di tipo qualitativo, poiché i pannicoli adiposi si formano quasi esclusivamente in zona addominale.
È proprio per eliminare l’adiposità viscerale che bisogna agire su più fronti, rimettendo in moto il metabolismo, eliminando la ritenzione idrica e incentivando la massa muscolare magra, che deve sostituire progressivamente lo spazio occupato dagli adipociti.
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