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La memoria è la facoltà mentale che consente di conservare le tracce di azioni compiute e di esperienze vissute nel passato, avendo la capacità di ricordarle.
Dopo essere state apprese, tali tracce vengono appunto ricordate da chi possiede una memoria che può essere a breve oppure a lungo termine.
Tutti i processi mnemonici fanno capo alla corteccia cerebrale, perché è proprio a livello encefalico che sono localizzati nuclei specializzati deputati a un simile processo elaborativo.
La memoria a breve termine (MBT), che si riferisce ad eventi accaduti a distanza di pochi minuti o al massimo di qualche ora, sembra dipendere da circuiti nervosi chiusi, che vengono rapidamente eccitati nel momento della percezione sensoriale, ma che altrettanto velocemente ritornano quiescenti, cancellando il ricordo (che non rimane impresso nella memoria).
La memoria a lungo termine (MLT), invece, che si collega a fatti verificatisi mesi o anni prima, deriva da processi irreversibili di trasmissione nervosa, che permettono un consolidamento dei ricordi.
I complessi meccanismi mnemonici, che prevedono modificazioni neuronali a livello delle sinapsi, richiedono anche l’intervento degli acidi nucleici (DNA e RNA).
La memoria, sia a breve che a lungo termine, comporta sempre l’acquisizione di eventi che in qualche modo hanno interessato il soggetto, tanto da lasciare in lui un’impronta significativa.
Da essa dipendono abitudini e tradizioni, influenze favorenti o inibenti, relazioni che riguardano la singola persona, ma anche la comunità.
Lo studio dei processi mnemonici costituisce una branca della neuro-psicologia sperimentale con risvolti applicativi, dato che l’esperienza pratica svolge un ruolo di primaria importanza ai fini strutturali del ricordo.
Di solito sono ricordati meglio gli eventi piacevoli, mentre quelli dolorosi vengono rimossi dalla mente per limitare la sofferenza; quando un ricordo risulta particolarmente angoscioso, può causare anche amnesie indotte.
È chiaro che la possibilità di migliorare la memoria è un fatto molto vantaggioso, non soltanto perché riesce a mantenere attiva la vigilanza cerebrale, ma anche perché può aiutare a risolvere situazioni incerte e sfavorevoli.
Basti pensare all’impiego giuridico della memoria durante i processi, che può contribuire a risolvere casi legali.
Migliorare la memoria offre inoltre l’opportunità di apprendere meglio le nozioni e quindi di studiare e imparare con maggiore facilità.
Le capacità mnesiche possono risultare modificate sia in condizioni fisiologiche (in caso di stanchezza psico-fisica oppure di insonnia), sia patologiche (malattie cerebrali).
I principali disturbi della memoria (dismnesie), che spesso sono associati a quelli della concentrazione, comprendono:
In condizioni di affaticamento si verifica una diminuzione sia di concentrazione che di memoria, in quanto si riduce l’attenzione e la vigilanza, spesso in seguito all’assunzione di particolari tipi di farmaci.
La caffeina, la teobromina, l’acido γ-amino-butirrico (GABA) e altri principi attivi abbassano la soglia di attenzione e quindi anche di concentrazione e memoria.
Per questo motivo è necessario porre particolare attenzione alle interazioni farmacologiche, spesso responsabili di deficit mnemonici anche di notevole impatto sulla qualità della vita.
Memoria e concentrazione sono due aspetti delle funzioni intellettive che possono diminuire contemporaneamente, ma che possono anche venire potenziate mediante alcuni semplici esercizi.
Innanzi tutto bisogna cercare di dormire bene e a lungo, riposando almeno 7-8 ore per notte, dato che il cervello si ricarica e si disintossica soltanto con un buon sonno ristoratore.
Chi soffre d’insonnia, infatti, mostra una netta tendenza a non ricordare oltre a un’indubbia incapacità di concentrazione.
Per migliorare questi due aspetti è inoltre necessario sviluppare nuovi percorsi mentali, applicandosi all’apprendimento di nozioni sconosciute, in grado di stimolare i circuiti neuronali.
È molto importante tenere la mente allenata interessandosi ad argomenti mai affrontati in precedenza, e focalizzarsi su particolari specifici.
In questo modo si può avere la quasi-certezza di evitare il declino cognitivo.
È risaputo che esiste una stretta correlazione tra attività fisica e funzioni mentali (“Mens sana in corpore sano”), che deve essere sfruttata per migliorare memoria e concentrazione.
Gli esercizi corporei, infatti, migliorano l’ossigenazione del cervello e dunque anche le sue prestazioni neuronali, oltre a potenziare la produzione di endorfine.
Tutte le azioni che richiedono un costante sforzo intellettivo (come rebus, cruciverba, quiz numerici, ecc.) mantengono efficacemente allenate concentrazione e memoria.
Lo stress è un potente fattore destabilizzante a livello mentale e pertanto dovrebbe essere limitato il più possibile, poiché una memoria annebbiata è sempre collegata alla perdita di concentrazione.
I fattori stressanti hanno come bersaglio le aree cerebrali dell’ippocampo, una porzione encefalica collegata alla memoria e alla concentrazione; di conseguenza eliminare lo stress contribuisce a mantenere in salute il cervello.
Per limitare lo stress può essere utile fare sport, in quanto il movimento (soprattutto di tipo aerobico) aumenta la sintesi di endorfine, composti anti-stress per eccellenza.
La memoria a lungo termine è quella che consente di ricordare eventi, esperienze, persone e immagini che hanno avuto luogo nel passato, a distanza di mesi o anni.
Tali processi dipendono da uno specifico ricambio metabolico di neuro-mediatori, come la noradrenalina e la serotonina.
Molte ricerche neurologiche sono concordi sul fatto che, per migliorare questo tipo di memoria, un valido supporto può derivare dall’assunzione di adeguati nutrienti.
Per le funzioni cerebrali è consigliabile un’alimentazione comprendente soprattutto cibi organici come frutta, verdura, proteine animali e vegetali, carboidrati complessi e fibre.
Favorendo in generale il benessere dell’organismo, questa dieta migliora l’ossigenazione del cervello e quindi la memoria a lungo termine.
Ci sono poi specifici elementi che ottimizzano le funzioni mnemoniche: si tratta della vitamina B6, vitamina B12 e acido folico, indicati per potenziare le facoltà mnemoniche poiché aumentano la produzione dei neuromediatori cerebrali.
La vitamina B6 incentiva la sintesi di serotonina e di norepinefrina, che contribuiscono a ottimizzare il funzionamento delle sinapsi.
La vitamina B12 è coinvolta nella produzione di mielina, contenuta nella guaina protettiva dei neuroni e utile per potenziare la velocità di trasmissione degli impulsi nervosi.
L’acido folico tende a limitare i livelli di omocisteina, una proteina coinvolta nell’insorgenza della demenza senile e di altre malattie degenerative che peggiorano la memoria a lungo termine.
Oltre a questi elementi anche l’estratto di ginkgo biloba è utilissimo per migliorare le facoltà mnesiche, soprattutto perché rallenta i processi degenerativi collegati con l’età.
Anche gli omega-3 sono acidi grassi polinsaturi utilissimi per rinforzare la memoria a lungo termine, l’apprendimento e la concentrazione.
Grazie alla notevole quantità di polifenoli, sostanze dotate di potere antiossidante molto efficace, il tè verde è in grado di proteggere il cervello dai radicali liberi responsabili della perdita di memoria.
La memoria a breve termine è quella facoltà mentale che si attiva in relazione a eventi accaduti a distanza di pochi minuti o poche ore e che dopo un lasso molto contenuto non mantiene il ricordo di questi fatti.
Le tracce mnesiche si perdono dopo pochi secondi poiché non vengono immagazzinate nel cervello; le fasi di elaborazione sono fortemente influenzate anche da fattori emotivi, per cui questo tipo di memoria è estremamente personalizzato.
Per migliorare la MBT, uno dei punti di partenza è senza dubbio l’alimentazione, poiché alcuni cibi contengono vitamine, minerali e oligoelementi indispensabili al potenziamento della memoria.
La vitamina C, contenente elevate percentuali di composti antiossidanti e antiradicalici che agiscono contro lo stress ossidativo, è contenuta negli agrumi, negli ortaggi a foglia verde, nella frutta secca e nei frutti di bosco.
La vitamina K, utile per calibrare la sintesi dei neuromediatori è contenuta nell’avocado, nei mirtilli e nei semi di zucca.
In caso di scarsa concentrazione e di insufficiente apprendimento, si rivelano un supporto prezioso tutte le vitamine del gruppo B contenute nella carne, nel pesce, nel latte e nei latticini, preferibilmente magri.
La vitamina E, che riduce il rischio di demenza senile e quindi di perdita della memoria, è contenuta nella frutta secca, nei pomodori e nel sedano.
Il cervello trae giovamento anche dai semi di zucca, contenenti elevate concentrazioni di zinco, dal cioccolato fondente, che ritarda i processi di invecchiamento, e dagli omega-3, antiossidanti e potenzianti sul funzionamento delle sinapsi.
La memoria a breve termine è influenzata soprattutto da elevati livelli di cortisolo, l’ormone prodotto in condizioni di stress cronico.
A subire le conseguenze di questo composto è principalmente la memoria spaziale, che consente di ricordare la collocazione degli oggetti negli ambienti.
Quando l’individuo è sottoposto a stress continuativo, si verifica una progressiva atrofizzazione di alcune aree dell’ippocampo, che è la zona del cervello dove vengono elaborati i ricordi.
È possibile migliorare la MBT anche mediante l’assunzione di specifici integratori formulati a base di estratti naturali di origine vegetale, tra questi:
Dopo i 50 anni, insorge un progressivo deterioramento nelle facoltà mnemoniche, sia a breve che a lungo termine.
Per evitare questo disturbo, è possibile intervenire in maniera naturale sia con esercizi mentali che con rimedi fitoterapici.
Per aumentare la memoria, non è necessario ricorrere a tecniche complesse ma basta visualizzare il maggior numero possibile di particolari, trasformando poi le immagini in concetti che possono essere immagazzinati dal cervello.
Oltre alla visualizzazione, un altro esercizio molto utile è l’attenzione schematica, che consente di assimilare molte informazioni inserendole in definite gerarchie e connessioni concettuali.
Dopo i 50 anni, può essere di grande aiuto svolgere brevi sessioni di studio e di apprendimento, applicandosi anche su testi scolastici, per creare delle associazioni logiche utilissime per sviluppare la memoria.
Gli integratori che trovano maggiore impiego per gli over 50 sono quelli a base di niacina, pridossina, tiamina e cianacobalamina, cioè vitamine del gruppo B, direttamente coinvolte nel funzionamento del sistema nervoso centrale.
Il magnesio interviene nel meccanismo di eccitabilità dei neuroni e a livello dei sistemi sinaptici per facilitare la trasmissione degli stimoli.
Lo zinco e il ferro consentono di migliorare la memoria per l’elevato potere neuro-stimolante sui nuclei corticali.
Il DHA e l’EPA sono acidi grassi essenziali che possiedono spiccate attività neuroprotettive, utilissime per conservare intatte le facoltà mnemoniche.
La maggior parte degli integratori per la memoria degli anziani contengono amminoacidi ramificati come l’acetil-carnitina, un composto dotato di proprietà antiossidanti e neuro-protettive, che viene assunto in associazione agli omega-3.
Tra gli estratti vegetali maggiormente utilizzati in questo scopo c’è il ginkgo biloba, una pianta che contiene elevate concentrazioni di flavonoidi e di sostanze antiossidanti.
Per migliorare la memoria è consigliabile assumere rimedi fitoterapici poiché la loro efficacia è elevata e non presentano effetti collaterali.
L’eleuterococco è un integratore ideale per la memoria, poiché contrasta gli stati di stanchezza mentale responsabili di cali mnemonici e di concentrazione.
Grazie all’elevata percentuale di eleuterosidi contenuti nel vegetale, questo composto agisce selettivamente sui neuroni cerebrali migliorando le loro prestazioni.
Il ginseng è un altro prodotto utilizzato per migliorare la memoria poiché contrasta la stanchezza psico-fisica, sfruttando le funzioni dei ginsenosidi contenuti nella pianta.
Il glutammato è un neurotrasmettitore che stimola le aree encefaliche dell’ippocampo, dove si sviluppa la capacità mnemonica.
L’acetil carnitina è un’altra sostanza che trova largo impiego nella formulazione di integratori naturali per la memoria, poiché contribuisce alla sintesi di acetil colina, un neurotrasmettitore protagonista dei processi di apprendimento e memoria.
La metionina è un’altra molecola coinvolta nella produzione di dopamina e serotonina; l’omotaurina in associazione a vitamina B6 e vitamina B12 funge da neuroprotettore e previene la degenerazione neuronale.
Il decadimento cognitivo è un disturbo strettamente collegato alla perdita di memoria, che può essere attenuato aumentando l’assunzione di vitamina C ad almeno 1 grammo al giorno, da associare con vitamina D, indispensabile per lo sviluppo cognitivo.
La melatonina svolge due azioni fondamentali per migliorare la memoria poiché da un lato migliora la qualità del sonno regolarizzando il ritmo circadiano e d’altro lato viene accumulata a livello dell’ippocampo ottimizzando l’archiviazione dei ricordi che vanno a far parte delle esperienze mnemoniche.
Non bisogna dimenticare infine che la memoria si deteriora rapidamente in presenza di insonnia, per cui dormire bene è una forma di prevenzione per la perdita di memoria.
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