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L’insonnia è un disturbo caratterizzato dall’incapacità di dormire in maniera continuativa e riposante, che provoca numerose conseguenze a livello di tutto l’organismo.
Da tempo è noto il fondamentale ruolo fisiologico del sonno, che serve per consentire a corpo e mente di ricostituire le riserve energetiche consumate durante il giorno e di eliminare scorie e tossine.
Questo disturbo presenta un aspetto quantitativo (durata inadeguata del riposo notturno) e qualitativo (difficoltà di addormentamento, frequenti interruzioni e risveglio anticipato).
La persona insonne mostra sintomi che alterano le sue funzioni diurne e che si traducono in astenia, ipertensione, palpitazioni, perdita di concentrazione, difficoltà di apprendimento, irritabilità, ansia e mancanza di memoria.
In seguito a tali manifestazioni, la qualità della vita viene profondamente alterata, condizionando notevolmente anche il rendimento lavorativo.
L’insonnia può colpire indifferentemente uomini e donne (anche se è leggermente più frequente nel sesso femminile), e a qualsiasi età; si parla infatti di insonnia giovanile, dell’adulto e della terza età.
Sono oltre il 35% le persone che in maniera episodica (insonnia sporadica) oppure costante (insonnia cronica) sono soggette a questa sindrome, che presenta sintomi sia fisici che mentali.
I sintomi fisici più comuni sono i seguenti:
I sintomi psichici si collegano invece a:
Quando l’insonnia si prolunga per più notti di seguito, provoca un effetto accumulo per cui ogni ora di sonno perduto si somma a quelle successive; quando il numero delle ore supera 24 (un giorno intero), la deprivazione del sonno può provocare gravi problemi fisici e mentali.
Dal punto di vista diagnostico, l’insonnia viene classificata come:
Tra i principali fattori eziologici dell’insonnia, vi sono alcune malattie neurologiche (come il morbo di Parkinson e la sindrome di Alzheimer), la presenza di dolore cronico (come nel caso della fibromialgia), problemi respiratori (apnee notturne ricorrenti e asma), problemi digestivi (come reflusso gastroesofageo), problemi endocrini (come l’ipertiroidismo) e disturbi dell’apparato osteoarticolare (come sciatalgia e lombalgia).
Per cercare di risolvere un quadro morboso di questo tipo, è possibile ricorrere a trattamenti farmacologici tradizionali a base di ansiolitici e ipnotici, oppure a rimedi fitoterapici, formulati con estratti di piante officinali, melatonina e oligoelementi (soprattutto zinco e magnesio).
L’insonnia da stress consiste in un disturbo multifattoriale che si manifesta con un elevato numero di sintomi.
Tra le cause scatenanti ci sono problemi lavorativi, disaccordi famigliari, lutti o lunghe malattie, periodi di affaticamento psico-fisico e sconvolgimenti delle abitudini esistenziali (traslochi, divorzi, nascita di un figlio).
Molto spesso la modificazione delle proprie abitudini di vita spinge l’individuo a mantenersi sveglio anche durante le ore notturne, facendo impiego ad esempio di caffè ed altre sostanze nervine.
In questi casi l’insonnia peggiora in maniera significativa e risulta quindi più difficile da affrontare.
Gli eventi stressanti causano una netta riduzione della sintesi di melatonina, poiché la ghiandola pineale è controllata con un meccanismo di feedback dai centri encefalici del sistema limbico.
Quando il soggetto è sottoposto a stress continuativo, il sistema limbico inibisce la produzione di melatonina e quindi il bioritmo sonno/veglia si altera profondamente.
Condizioni stressanti di vario tipo possono contribuire all’insorgenza dell’insonnia poiché agiscono anche sulla sintesi di serotonina e noradrenalina, due neruomediatori responsabili del rilassamento psico-fisico che precede la fase dell’addormentamento.
Quando lo stress è collegato al surmenage professionale, le persone tendono a utilizzare eccessivamente dispositivi digitali fino al momento di coricarsi.
In seguito all’iperstimolazione delle aree corticali, il centro del sonno viene inibito provocando insonnia da stress.
L’assunzione di bevande alcoliche e il fumo di sigaretta, abitudini strettamente connesse ad eventi stressanti, aumentano notevolmente i tempi di addormentamento condizionando anche la qualità del riposo notturno, che risulta poco ristoratore in quanto interrotto frequentemente.
Un’altra conseguenza dello stress è la tendenza a nutrirsi in maniera compulsiva (fame nervosa) soprattutto introducendo dolci e cioccolata, alimenti che svolgono una funzione compensatoria.
In questo modo però l’apparato digerente viene sottoposto a un super-lavoro che ostacola il riposo notturno; è risaputo che per dormire bene bisogna mangiare poco prima di coricarsi, avendo particolare cura di evitare cibi pesanti e ipercalorici.
L’insonnia da stress è senza dubbio un disturbo piuttosto complesso poiché provocato da un insieme di concause, pertanto per risolverlo è necessario agire a livello multifattoriale.
Bisogna quindi curare l’alimentazione, evitare l’assunzione di sostanze eccitanti, non mantenere viva l’attenzione e la concentrazione fino al momento di coricarsi e aiutarsi con rimedi fitoterapici contenenti melatonina (l’ormone del sonno), triptofano (amminoacido essenziale precursore della serotonina), magnesio e vitamina B6, oltre a estratti naturali di camomilla, valeriana, escolzia, passifora, melissa, biancospino, tiglio e meliloto.
L’insonnia da ansia può essere curata efficacemente seguendo percorsi di tipo psicologico; le terapie cognitivo-comportamentali, che prevedono un certo numero di sedute dialogiche con il terapeuta, sono finalizzate alla desensibilizzazione del sintomo che in questo caso è rappresentato dall’insonnia.
Quando l’ansia è il fattore eziologico della carenza di riposo notturno, è necessario agire innanzitutto su di essa, poiché soltanto eliminando la causa si possono evitare le conseguenze.
Chi è affetto da un simile disturbo, di solito non riesce ad addormentarsi poiché rimane a rigirarsi nel letto per ore senza prendere sonno, e aumentando progressivamente la sia irrequietezza.
Questo genere di disturbo è tipico di persone che soffrono di insonnia non correlabile a nessun disturbo organico o neurologico, m che dipende da problematiche emotive.
L’ansia infatti si innesca tutte le volte in cui è presente una situazione conflittuale derivante da un inadeguato stile di vita, dalla difficoltà di prendere qualche decisione oppure da problemi interpersonali.
In queste condizioni e anche in numerose altre, si innesca uno stato di sofferenza psicologica che impedisce di riposare in maniera efficace.
Per risolvere problematiche del genere è quindi opportuno individuare la causa dell’ansia, che sta alla base dell’insonnia: si tratta di un percorso psico-emotivo non sempre facile né rapido, che spesso richiede numerosi incontri con il terapeuta.
Oltre alle terapie cognitivo-comportamentali e alle sedute dialogiche, è possibile affrontare l’insonnia da stress anche con preparati farmacologici a base di principi attivi di sintesi, come medicinali ipno-inducenti o ansiolitici (benzodiazepine).
Bisogna tenere presente tuttavia che simili rimedi danno assuefazione e pertanto richiedono dosaggi sempre superiori, con i conseguenti effetti collaterali.
Una valida alternativa è rappresentata dalla fitoterapia, che prevede l’uso di preparati erboristici formulati con erbe officinali, tra cui camomilla, valeriana, biancospino, passiflora, melissa, escolzia, luppolo, meliloto e lavanda.
Per chi ha modificato in maniera evidente il ritmo circadiano, può essere molto utile l’assunzione di melatonina, un ormone prodotto dall’epifisi che si trova normalmente nell’organismo.
Aumentando la sua concentrazione fino a 3 mg prima di coricarsi, è possibile attenuare l’insonnia da ansia poiché questo prodotto attenua anche le manifestazioni angosciose.
In menopausa la donna subisce una progressiva riduzione della sintesi degli estrogeni, che nel corso del tempo vengono infine azzerati.
Questo squilibrio ormonale ha notevoli conseguenze a livello psico-fisico, poiché provoca l’insorgenza di disturbi emotivi come ansia, depressione, irritabilità e nervosismo, che sono tra le principali cause scatenanti dell’insonnia.
Fisicamente, la donna in menopausa è affetta da alcuni tipici disturbi come attacchi di calore improvvisi e prolungati, associati a sudorazione diffusa.
Queste manifestazioni, conosciute come scalmane, si verificano prevalentemente di notte e quindi contribuiscono a interrompere il sonno.
Gli stati carenziali estrogenici provocano un rallentamento metabolico responsabile dell’aumento di peso corporeo, un altro fattore eziologico dell’insonnia: è risaputo infatti che le persone in sovrappeso respirano con maggiore difficoltà quando si trovano in posizione orizzontale e proprio per questo nelle donne in menopausa è molto frequente l’apnea notturna.
Per contrastare queste manifestazioni psico-somatiche, è possibile ricorrere a psicofarmaci ad azione tranquillante come le benzodiazepine; anche gli antidepressivi possono svolgere un’azione ipno-inducente, poiché spesso l’insonnia in menopausa è collegata a manifestazioni depressive.
Chi non è intenzionato a utilizzare questi medicinali, può ricorrere all’assunzione di melatonina associata a vitamina B6 e magnesio, poiché questa miscela si è rivelata ideale per migliorare la qualità del sonno in menopausa.
Tutti i preparati erboristici a base di piante sedative come camomilla, luppolo, escolzia, valeriana, melissa, tiglio, biancospino, lavanda e meliloto, sono validi supporti per allentare le tensioni nervose che impediscono di riposare bene durante la notte.
Tenendo conto che la causa principale dell’insonnia in menopausa è riconducibile all’assenza di estrogeni, può essere risolutivo l’impiego di fitoestrogeni e isoflavoni della soia, rimedi naturali che simulano perfettamente l’attività degli estrogeni mancanti.
Associando una terapia fito-estrogenica con melatonina ed estratti sedativi vegetali, si ottengono ottimi risultati senza il rischio di assuefazione e neppure di effetti collaterali.
Nella terza età l’insonnia è un disturbo che colpisce oltre l’80% degli anziani, e che dipende sia da fattori psicologici (ansia e depressione), sia da rallentamento del metabolismo.
Il problema principale che si pone nell’impostare una terapia anti-insonnia è quello degli effetti collaterali che farmaci tradizionali hanno sugli anziani.
Gli over 65 infatti sono soggetti particolarmente vulnerabili, che possono presentare con un’elevata frequenza capogiri, vertigini e sbandamenti, innescati dalle benzodiaepine.
Proprio per evitare questi rischi estremamente dannosi per la loro salute, gli anziani di solito utilizzano preparati fitoterapici per curare l’insonnia.
I migliori risultati si ottengono mediante l’impiego di integratori multicomponenti, in cui oltre agli estratti di piante officinali sono presenti anche melatonina, vitamina B6, zinco e magnesio.
Il requisito principale di simili rimedi è quello di svolgere un’azione sinergica estremamente efficace, senza provocare reazioni avverse né effetti collaterali, in quanto la posologia può essere aumentata fino al raggiungimento degli effetti desiderati, senza incorrere nel pericolo di un sovradosaggio.
Nell’anziano quindi l’insonnia deve essere trattata con prodotti erboristici associati a melatonina, anche sotto forma di tisana o infuso.
Tali bevande potenziano il loro effetto terapeutico poiché sfruttano le proprietà benefiche del calore, che consente un notevole rilassamento a livello psico-somatico.
L’insonnia è senza dubbio un disturbo di grande impatto sociale poiché altera non soltanto la qualità della vita notturna ma anche di quella diurna, con inevitabili conseguenze sulla sfera lavorativa.
Per risolvere efficacemente un disturbo del genere, è necessario innanzitutto diagnosticarne la causa, poiché i fattori eziologici coinvolti sono numerosi e diversificati.
Esistono infatti vari tipi di insonnia, collegati spesso all’età (gli anziani sono più vulnerabili), alle condizioni di salute (molte malattie croniche predispongono all’insonnia) e allo stile di vita (le persone sedentarie vivono di meno).
Basandosi su una diagnosi certa, è possibile impostare un programma terapeutico; chi non desidera servirsi di farmaci di sintesi deve impiegare rimedi naturali.
Questi prodotti si caratterizzano per offrire un’elevata biocompatibilità con l’organismo e quindi per non provocare alcuna reazione collaterale; l’ottima tollerabilità rappresenta uno dei requisiti più apprezzabili, anche perché migliora la loro efficacia a fianco di una preziosa maneggevolezza.
I rimedi naturali maggiormente diffusi sono formulati con estratti titolati di piante officinali sedative e calmanti, tra cui soprattutto camomilla, valeriana, passiflora, biancospino, tiglio, escolzia, melissa, luppolo, lavanda e meliloto.
Il dosaggio di questi principi attivi è piuttosto elevato e di conseguenza la posologia dei rimedi erboristici è bassa, con evidenti vantaggi di somministrazione.
Oltre a simili integratori, è possibile fare impiego anche di preparati a base di melatonina, un ormone normalmente sintetizzato dalla ghiandola pineale; il suo ruolo è di regolarizzare il ritmo circadiano, agendo sia a livello quantitativo (durata del sonno) che qualitativo (migliorarne la qualità).
Il triptofano è un amminoacido essenziale, precursore della serotonina, un altro ormone coinvolto nella genesi del riposo notturno; è quindi consigliabile assumere preparati a base di triptofano, preferibilmente arricchiti con magnesio e zinco, due oligoelementi che stimolano la produzione di melatonina.
Principi attivi di questo genere possono essere introdotti sotto forma di compresse, pastiglie, gocce oppure tisane e infusi, in cui i dosaggi sono molto più bassi e che pertanto possono trovare impiego senza nessuna restrizione e contemporaneamente a qualsiasi preparato erboristico.
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