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Il coenzima Q10, che viene indicato anche come vitamina Q oppure come ubiquinone, è una molecola organica contenente una lunga catena laterale isoprenica, con struttura simile a quella delle vitamine liposolubili.
Presente in tutte le cellule eucariote, questa molecola si localizza principalmente a livello delle membrane biologiche mitocondriali, dove partecipa alla produzione aerobica di energia.
Pur essendo indicata con il nome di “vitamina”, il coenzima Q10 si differenzia da questa classe di composti poiché può essere sintetizzato dall’organismo e non soltanto assunto da fonti esterne.
La produzione endogena di coenzima Q10 dipende da numerosi nutrienti essenziali, cofattori, vitamine e minerali.
Negli organismi viventi partecipa anche alle reazioni di ossidoriduzione, sotto forma di tre differenti conformazioni:
Il coenzima Q è stato identificato per la prima volta nel 1958 presso l’università del Wisconsin, da un ricercatore specializzato in studi biomolecolari.
A seconda del numero di unità isopreniche laterali, è possibile distinguere vari tipi di composti, complessivamente denominati con il termine di coenzima Q e identificati con vari numeri, corrispondenti alle unità isopreniche.
Nei mitocondri umani ad esempio si trova il coenzima Q10, mentre in altre parti dell’organismo è più abbondante il coenzima Q3.
Questo elemento si trova localizzato nel reticolo citoplasmatico, nei lisosomi, nelle vescicole mitocondriali e sulle membrane cellulari; il suo funzionamento dipende dall’intervento di sistemi enzimatici di tipo ossidoriduttivo, che catalizzano lo spostamento di elettroni e il comportamento antiossidante della molecola.
Dal punto di vista biologico, questo rimedio è stato valutato estremamente efficace per trattare disfunzioni cardiache; esso inoltre si è rivelato benefico per numerose forme di emicrania, in presenza di miopatie e di disturbi metabolici.
Grazie alla sua solubilità, l’ubiquinone riesce ad attraversare la barriera emato-encefalica, arrivando anche alle cellule cerebrali, che vengono protette da processi neurodegenerativi tipici del morbo di Parkinson e di quello di Alzheimer.
Anche in seguito a ictus o ischemia cerebrale, le condizioni dei pazienti possono migliorare in seguito all’assunzione di integratori contenenti questo composto.
La catena laterale di isoprene viene prodotta in presenza di acetil coenzima A, attraverso una serie di reazioni enzimatiche che prevedono anche l’intervento di tirosina.
Complessivamente si può dire che il coenzima Q10 svolge un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento energetico dei mitocondri, che sono gli organi in cui si verifica la produzione di ATP in presenza di ossigeno.
La sua denominazione “ubiquinone” deriva dal fatto che esso mostra una distribuzione ubiquitaria in tutte le cellule dell’organismo, con concentrazione differente a seconda dei vari livelli metabolici.
In presenza di alcune patologie croniche come diabete, distrofia muscolare, malattie neurodegenerative e AIDS, il coenzima Q10 può rivelarsi un prezioso supporto per aumentare la disponibilità energetica e quindi la reattività dell’organismo.
Trattandosi di una molecola lipofila, essa è insolubile in acqua e solubile nei grassi, e come tale si trova non soltanto nell’organismo vivente ma anche nei batteri, nei funghi e nelle piante.
Il gruppo dei coenzimi Q mostra una struttura di base grossomodo analoga, che si differenzia soltanto per la lunghezza della catena laterale, che nell’uomo è costituita da dieci unità isopreniche da cui deriva il nome di coenzima Q10.
La sua funzione di trasportatore di elettroni nella catena respiratoria mitocondriale, è stato scoperto soltanto all’inizio degli anni Novanta, quando questo composto ha assunto un ruolo di primaria importanza come antiossidante sui fosfolipidi di membrana.
In seguito si è scoperta la sua efficacia anche a livello delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e quindi sul controllo della colesterolemia.
Negli ultimi anni è stata confermata la capacità protettiva che il coenzima Q10 svolge nei confronti del DNA e degli acidi nucleici, attaccati dai radicali liberi.
La sua concentrazione nell’organismo umano è variabile in base al distretto corporeo e all’età: la sua maggiore concentrazione si ha nel cuore, che è seguito da reni, fegato, muscoli, pancreas, tiroide, milza, cervello, apparato gastroenterico, testicoli e polmoni.
Con l’invecchiamento la concentrazione di ubiquinone tende a diminuire fino a essere quasi nulla nei soggetti over 80.
Negli ultimi anni il coenzima Q10 ha assunto un ruolo di estrema rilevanza soprattutto nel settore terapeutico e preventivo.
Grazie al suo potentissimo ruolo antiossidante, la molecola riesce a monitorare la perossidazione dei lipidi di membrana sia delle cellule lipidiche che di quelle mitocondriali.
Le sue proprietà vengono sfruttate nelle seguenti condizioni:
Nell’ultimo ventennio, le ricerche scientifiche riguardanti l’efficacia clinica di questo composto si sono enormemente specializzate, soprattutto in ambito clinico.
Per funzionare regolarmente, il cuore necessita di un notevole apporto energetico prodotto a livello mitocondriale, a tale scopo il coenzima Q10 viene coinvolto direttamente e indirettamente aumentando le sue prestazioni in presenza di cardiopatie ischemiche.
Ecco perché un’adeguata integrazione con ubiquinone può risultare risolutiva per fornire al miocardio l’energia di cui ha bisogno, anche in condizioni patologiche.
Esistono delle evidenze scientifiche che suggeriscono di affiancare le tradizionali terapie farmacologiche all’assunzione di rimedi a base di coenzima Q10, per migliorare in poco tempo la funzionalità cardiaca.
Alcune ricerche cliniche pubblicate negli anni Settanta avevano già evidenziato come nel 75% dei pazienti infartuati, il livello di coenzima Q10 è molto più basso del normale.
Questi dati sono stati approfonditi vent’anni fa in studi clinici del 2011, secondo cui pazienti sottoposti a intervento di bypass oppure di sostituzione delle valvole cardiache, hanno un livello di coenzima Q10 molto più basso rispetto alla norma.
Anche per quanto riguarda il controllo sulla pressione arteriosa, simili integratori agiscono vantaggiosamente in quanto provocano il rilassamento della tonaca endoteliale arteriosa, contrastando in tal modo la diminuzione del calibro vasale.
Come è noto, la maggior parte delle patologie neurodegenerative sono provocate da un danno ossidativo, associato alla presenza di radicali liberi, strutture biomolecolari altamente instabili che costituiscono i principali fattori eziologici di malattie croniche come la distrofia muscolare e il morbo di Parkinson.
Secondo alcuni dati sperimentali, l’integrazione con coenzima Q10 consente di bloccare i meccanismi biologici responsabili dello sviluppo di queste malattie, migliorando anche la loro prevenzione.
Sulla base delle conoscenze di neurobiologia, è emerso che la maggior parte di simili disturbi deriva da stress ossidativo.
Esiste quindi un notevole interesse per l’attività neuroprotettiva del coenzima Q10, che ha mostrato nel tempo una notevole riduzione della progressione patologica di questi disturbi.
Oltre al morbo di Parkinson e al morbo di Alzheimer, l’ubiquinone si è rivelato efficace anche su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica e morbo di Huntigton
Grazie al forte potere antiossidante di questo composto verso le lipoproteine, è evidente che il suo intervento rallenta la genesi delle placche aterosclerotiche, la cui formazione dipende da elevate concentrazioni di acidi grassi saturi nel sangue.
Molte ricerche scientifiche hanno confermato che il coenzima Q10 svolge una potente attività anti-aterogenica sulle lipoproteine, soprattutto LDL già ossidate.
Questa funzione è particolarmente benefica a livello della regione aortica, dove la formazione di ateromi potrebbe provocare conseguenze molto gravi.
I pazienti affetti da ipercolesterolemia che vengono sottoposti a terapie con statine, sono soggetti a sviluppare patologie muscolari come le miopatie progressive, considerate tra i più comuni effetti collaterali collegati all’impiego di tali farmaci.
Le miopatie, che possono essere congenite o acquisite, sono disturbi che comportano una notevole debolezza muscolare, che in alcuni casi genera in una vera e propria rottura delle cellule (rabdomiolisi).
Esiste una comprovata correlazione tra la concentrazione di statine e quella di coenzima Q10, per cui assumendo integratori a base di questa molecola si può far regredire la miopatia.
Questo meccanismo d’azione si collega a quello cardiaco poiché in entrambi i casi coinvolge cellule muscolari.
Tenendo conto della funzione produttrice di energia che il coenzima Q10 esplica a livello mitocondriale, è facile intuire come integratori del genere siano consigliati prima delle prestazioni atletiche da parte degli sportivi, durante gli allenamenti oppure nella fase di post-workout.
Il miglioramento delle performance atletiche dipende infatti dalla riduzione della sensazione di affaticamento, a sua volta condizionata dal contrasto del danno ossidativo effettuato dall’assunzione di coenzima Q10.
L’ubiquinone sarebbe in grado di bloccare la sintesi di interleuchina, migliorando la produzione di collagene e acido ialuronico con un conseguente ringiovanimento delle cellule epiteliali.
Questo composto trova impiego anche nei bambini affetti da sindrome di Down, allo scopo di minimizzare lo stress ossidativo, che è una condizione permanente di questi soggetti.
Alcune forme di cefalea, tra cui quella a grappolo, hanno una forte componente infiammatoria, derivante dalla presenza di specie ossidanti che agiscono a livello del sistema nervoso centrale.
Anche per questi disturbi può essere efficacissima l’assunzione di adeguati dosaggi di coenzima Q10 sotto forma di integratori alimentari, che possono essere di diversi tipi:
Gli integratori alimentari a base di coenzima Q10 devono essere assunti rispettando attentamente la posologia poiché la dose massima tollerata di composto non deve superare i 3 grammi nelle 24 ore.
Il fabbisogno giornaliero tuttavia è molto inferiore, essendo compreso tra 30 e 200 milligrammi, secondo quanto suggerito dal Ministero della Salute.
Qualora si superassero i dosaggi indicati, potrebbero insorgere alcune reazioni avverse, comunque reversibili e non pericolose per l’organismo.
Il coenzima Q10 viene normalmente assunto con dosaggi compresi tra 30 e 100 milligrammi nelle 24 ore anche se in alcuni casi è possibile arrivare fino a 300 milligrammi al giorno.
Trattandosi di un composto lipofilo, esso viene assorbito molto più facilmente se introdotto insieme ad alimenti ricchi di lipidi, per cui se ne consiglia l’impiego durante i pasti.
Quando la sua introduzione supera 200 milligrammi giornalieri, potrebbero comparire nausea, disappetenza e dolore epigastrico: si tratta comunque di effetti transitori e reversibili.
Le principali fonti alimentari di ubiquinone sono le seguenti:
Anche se non è stato ancora del tutto chiarito, il meccanismo di assorbimento e assimilazione del coenzima Q10 sembra avvenire analogamente a quello della vitamina E, mediante la formazione di chilomicroni.
Il processo è particolarmente lento dato che soltanto il 2-4% dell’ubiquinone introdotto con gli alimenti arriva al circolo sanguigno, dove si lega alle lipoproteine LDL monitorando la concentrazione di colesterolo.
Gli eritrociti contengono quantitativi molto bassi di coenzima Q10, che tende ad accumularsi nei linfociti.
La biodisponibilità del composto normalmente è molto bassa poiché in condizioni fisiologiche l’organismo ne utilizza frazioni minime.
In condizioni patologiche, quando la concentrazione di coenzima Q10 diminuisce rapidamente, è indispensabile supplementare le carenze molecolari mediante l’assunzione di integratori formulati con la molecola in purezza oppure associata a vitamine e minerali.
La prima vantaggiosa conseguenza dell’integrazione alimentare è collegata al ripristino delle corrette funzioni mitocondriali, e quindi a una buona disponibilità energetica.
L’associazione farmacologica tra monacolina K e coenzima Q10 si è rivelata particolarmente utile nella formulazione di integratori ipocolesterolemizzanti, poiché svolge effetti benefici sul controllo della quota LDL di colesterolo circolante.
In commercio sono disponibili numerosi rimedi di questo genere, contenenti principi attivi ad azione sinergica che si potenziano vicendevolmente velocizzando la risposta fisiologica dell’organismo.
La monacolina K è una statina vegetale ottenuta dalla fermentazione del riso rosso, capace di prevenire la maggior parte delle patologie cardiache di tipo degenerativo.
Il coenzima Q, che agisce sia sul cuore che sulla circolazione sanguigna, svolge anche un effetto curativo e preventivo nei confronti dell’assetto lipidico dell’organismo.
Il coenzima Q10 è un composto naturale prodotto dall’organismo in condizioni fisiologiche e pertanto caratterizzato da un’ottima compatibilità biologica.
Tuttavia in condizioni di sovradosaggio possono manifestarsi alcuni effetti collaterali riguardanti lievi problemi gastrointestinali, emicrania, insonnia saltuaria, disappetenza, astenia muscolare.
L’ubiquinone non dovrebbe mai essere assunto da pazienti sottoposti a terapie con farmaci anticoagulanti oppure con insulina, che è un ormone incompatibile con integratori di questo tipo.
In letteratura clinica sono state riportate le seguenti interazioni farmacologiche:
In gravidanza e durante l’allattamento non è consigliato l’uso di questi integratori alimentari.
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