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Non deve essere considerata una malattia, anche se talvolta è accompagnata da alcuni disturbi funzionali: si tratta della menopausa, un periodo di trasformazioni che coinvolge la vita femminile e che ha una durata di qualche anno.
Si considera che una donna sia entrata in menopausa quando, per 12 mesi consecutivi, non ha avuto il ciclo mestruale, dato che tale condizione presuppone la progressiva sospensione della sintesi di estrogeni.
Si tratta degli ormoni femminili, la cui produzione è strettamente collegata alla vita fertile, dato che sovraintendono ai processi di ovulazione e quindi di concepimento (qualora la cellula uovo venga fecondata dagli spermatozoi) oppure di mestruazione (in caso di mancato incontro tra i gameti).
Le mestruazioni, che si ripetono di solito ogni 28 giorni, consistono nello sfaldamento della mucosa uterina, che si verifica sotto stretto controllo ormonale, per cui in assenza di estrogeni, anche il flusso ematico si interrompe.
Pur essendo un processo fisiologico, tuttavia la menopausa può essere associata ad alcuni disturbi, la cui intensità è fortemente influenzata dalla sfera psico-emotiva.
Infatti, con la fine del periodo fertile, la popolazione femminile generalmente entra in un periodo di lieve depressione, legata anche all’invecchiamento fisico.
Sono numerose le trasformazioni subite dal corpo della donna, che di norma tende a ingrassare, a perdere elasticità e tonicità, a modificare la sua conformazione e soprattutto a manifestare tipici disturbi.
Le caratteristiche di questa fase di cambiamenti psico-fisici sono tre, e precisamente:
Nella maggioranza dei casi le donne si adattano facilmente a simili trasformazioni, anche perché si tratta di eventi graduali e progressivi.
Soltanto una minima percentuale femminile subisce conseguenze destabilizzanti che spesso richiedono l’assunzione di ormoni sintetici: si tratta della T.O.S. (Terapia Ormonale Sostitutiva), una cura che prevede l’impiego di estrogeni di sintesi che vanno a vicariare quelli mancanti.
Nonostante sia una cura ben tollerata, può comunque provocare qualche effetto collaterale soprattutto nel lungo periodo, motivo per cui è sempre preferibile non proseguirla per più di un anno.
I principali sintomi avversi della menopausa sono i seguenti:
Tra tutti questi sintomi, le vampate di calore sono senza dubbio quelle più destabilizzanti, in quanto il malessere che ne deriva può essere molto intenso e quindi condizionare fortemente lo stile di vita della donna.
Le caldane della menopausa sono manifestazioni di un’alterata regolazione vasomotoria periferica, responsabile di processi di vaso-dilatazione, che dipende dalla scorretta regolazione dell’asse vascolare.
Di solito le vampate di calore sono associate a palpitazioni, tachicardia e cardiopalmo, dato che tutto l’apparato cardio-vascolare viene sottoposto a uno stress funzionale derivante dalla carenza estrogenica.
Possono manifestarsi inoltre:
Pertanto le scalmane sono spesso accompagnate da altre manifestazioni fisiche e psichiche, che contribuiscono ad accrescere il malessere e i disagi della donna.
Tutte le volte che insorge una vampata di calore, si verifica un potenziamento dello stress emotivo, responsabile dell’ansia spesso associata.
Si può dire che le donne provano un timore anticipato di quello che comporta la caldana, arrivando a vivere in uno stato di continua angoscia e depressione.
Anche se oggettivamente l’ipertermia e la sudorazione sono sintomi piuttosto fastidiosi, soprattutto se uniti ad altre manifestazioni fisiche, le scalmane non devono venire considerate patologiche, in quanto sono soltanto l’indice di una trasformazione fisiologica del fisico femminile.
Le cause collegate all’insorgenza delle vampate sono le seguenti:
Le principali conseguenze di tale stato si fanno risentire a diversi livelli, e precisamente:
Per quanto riguarda le vampate di calore, la loro manifestazione si concentra sostanzialmente su viso e collo, che appaiono arrossati, caldi e spesso ricoperti di sudore.
Inoltre la donna può avvertire una sgradevole sensazione di pulsazione cerebrale, causata dall’aumentato flusso sanguigno verso l’encefalo.
Progressivamente le caldane si espandono in tutto il corpo, con andamento discendente, partendo dalla testa verso i piedi e provocando anche una profusa sudorazione.
Al termine della scalmane di norma insorgono i brividi, necessari per riportare la temperatura corporea a valori normali.
Durante tali manifestazioni la temperatura corporea, solitamente di 30 gradi, può arrivare anche a 35.37 gradi, innescando una percezione simile a quella febbrile.
La durata delle caldane in menopausa si riferisce al periodo di tempo della singola vampata oppure all’intervallo di tempo in cui esse si manifestano.
Quando insorge, la vampata di calore può continuare per pochi secondi oppure per qualche minuto: tale variabilità è fortemente influenzata dallo stato psico-fisico della donna.
Infatti il controllo della termoregolazione è un fenomeno estremamente complesso, che dipende da fattori nervosi e ormonali, spesso in antagonismo tra loro.
Proprio per questo motivo esiste una grande variabilità temporale delle singole caldane che nelle donne più ansiose possono arrivare a continuare fino a 2-4 minuti.
Durante questo periodo i centri encefalici termoregolatori entrano in tilt e quindi non sono più in grado di contrastare i fenomeni di ipertermia periferica cutanea.
Anche l’asse ipotalamo-ipofisario non riesce a monitorare adeguatamente le variazioni termiche, dato che la produzione dei neuro-mediatori è irregolare.
La popolazione femminile conosce molto bene l’ansia anticipatoria che precede l’insorgenza di una scalmana e che contribuisce moltissimo alla sua durata, così come all’intensità.
Rimanendo il più possibile calma, la donna può limitare la potenza delle vampate, rendendole meglio accettabili.
Anche per quanto riguarda la durata complessiva delle vampate di calore, il fattore psico-emotivo della donna in menopausa condiziona notevolmente il fenomeno.
Di solito le caldane incominciano a manifestarsi già durante il climaterio, che corrisponde al periodo in cui hanno inizio le prime modificazioni di sintesi estrogenica.
Questa fase, che è lunga circa 12 mesi, si caratterizza per un insieme di sintomi preparatori alla vera e propria menopausa, che ha inizio successivamente.
Di norma le donne che soffrono di scalmane le subiscono per molti mesi, praticamente per tutta la durata di climaterio e menopausa, con periodi di remissione alternati ad altri di peggioramento.
Globalmente l’intervallo di tempo è compreso tra 24 mesi e 4-5 anni, con vampate non sempre forti e lunghe, ma comunque presenti.
Di solito si nota una certa attenuazione dopo i primi due anni, dato che l’organismo femminile tende ad adattarsi alla mancanza di estrogeni, sviluppando alcuni meccanismi difensivi più o meno efficaci.
È senza dubbio possibile intervenire in molti modi per limitare l’incidenza e la durata delle caldane.
Innanzi tutto è consigliabile usare capi d’abbigliamento leggeri, preferibilmente di cotone oppure di fibre naturali, che garantiscono un’ottima traspirazione fisiologica.
Anche in inverno bisogna vestirsi a strati (“a cipolla”), per minimizzare le cause endogene di ipertermia, dato che sono già presenti quelle esogene,
Inoltre con questo sistema diventa più facile modulare la pesantezza del vestiario.
Quando ci si corica è necessario che la biancheria da letto non sia troppo pesante, ma consenta al corpo di traspirare liberamente anche mentre si dorme.
La stanza da letto dovrebbe essere ben ventilata e non superare mai la temperatura di 18-20 gradi, considerata ideale per garantire un riposo ristoratore, soprattutto in caso di caldane.
Prima di andare a dormire è preferibile consumare una cena leggera e facilmente digeribile, per evitare che l’organismo sia obbligato a potenziare l’afflusso del sangue al digerente e quindi anche al circolo periferico.
A tale scopo sono indicati cibi freschi, a base di verdura e frutta, di cereali integrali e di zuccheri complessi, mentre sono sconsigliati alimenti grassi, iper-proteici, molto conditi.
Le bevande alcoliche, il caffè e il fumo di sigaretta contribuiscono a innalzare la temperatura corporea e quindi devono essere evitati soprattutto alla sera.
L’assunzione di infusi e tisane rilassanti possono aiutare nella fase di addormentamento, diminuendo la frequenza delle scalmane durante il sonno.
Un aspetto da tenere sempre in considerazione è infine quello del sovrappeso, poiché un eccessivo ingombro ponderale oltre a rallentare i processi metabolici, provoca un notevole incremento termico dell’organismo.
Esistono molte piante officinali da cui si ricavano estratti naturali estremamente efficaci per contrastare le caldane della menopausa.
Il tè verde, grazie all’elevata concentrazione di composti antiossidanti, contribuisce a limitare lo stress ossidativo, migliorando la dinamica vasomotoria periferica.
Quasi tutte le erbe aromatiche, come salvia, rosmarino, maggiorana e aneto, consentono all’organismo di migliorare i processi di termoregolazione, in particolare durante la notte.
Lo zinco è un minerale prezioso per combattere le vampate di calore dato che agisce sulla circolazione sanguigna, regolarizzandone i processi di vasocostrizione e di vasodilatazione.
Le vitamine del gruppo B, in particolare la B6 e la B12, ottimizzano il ricambio dei globuli rossi e di conseguenza facilitano i processi circolatori.
La cimifuga è una pianta adattogena che recentemente è stata impiegata per contrastare l’insorgenza delle scalmane, in quanto il suo meccanismo d’azione è rivolto alla modulazione contrattile endo-vasale.
La rodiola, una pianta officinale dalle spiccate funzioni calmanti e anti-stress, svolge la sua attività a livello della sfera psico-emotiva per allentare le tensioni a l’ansia responsabili del peggioramento della sindrome vasomotoria.
Il magnesio, spesso associato alla vitamina B6, svolge un ruolo di primaria importanza nella prevenzione delle manifestazioni ansioso-depressive collegate alla menopausa.
I preparati sicuramente più efficaci e meglio tollerati anche nel lungo periodo sono gli isoflavoni della soia, composti ormono-simili estratti da questo legume, che sono in grado di vicariare la carenza di estrogeni naturali, limitando quindi tutta la sintomatologia vasomotoria.
Anche gli estratti di trifoglio rosso si sono rivelati preziosi supporti anti scalmane, soprattutto se assunti alla sera prima di coricarsi.
Com’é noto, l’omeopatia ha un ruolo di spicco nella cura dei sintomi collegati alla menopausa, in quanto è in grado sia di curare che di prevenire eventuali manifestazioni avverse.
Tra i rimedi maggiormente utilizzati ci sono:
Un preparato estratto dal veleno di un serpente appartenente alla famiglia delle vipere e che svolge un’azione selettiva sulla sintomatologia vasomotoria, limitando l’insorgenza di dilatazione vasale.
Tale controllo deriva da un’azione cerebro-spinale a livello circolatorio;
Agisce sulla componente muscolare dei vasi sanguigni, monitorandone la contrazione e il rilassamento, che devono mantenersi ben bilanciate per evitare eccessive dilatazioni vasali (responsabili delle caldane);
Limita la sudorazione notturna associata alle scalmane in quanto agisce sui meccanismi di termoregolazione periferica;
Stimola la detossificazione dell’organismo, migliorando le sue funzioni circolatorie ed escretive, con notevoli benefici sia sulla regolazione termica sia sulla dinamica sanguigna;
Il cui ruolo è quello di contrastare la vaso-dilatazione indotta dalla carenza di estrogeni, in particolare nella zona del volto e del collo, per evitare arrossamenti e ipertermia.
Tutti i rimedi calmanti, come camomilla, passiflora, biancospino, melissa, valeriana e tiglio, sono indicati per attenuare la componente tensiva collegata alle scalmane.
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